Osservatorio sulle chiusure e aperture d’impresa. Il 2024 chiude con un saldo negativo

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L’anno appena concluso si è rivelato complesso per il panorama imprenditoriale italiano. Secondo i dati dell’Osservatorio Creditsafe sulle dinamiche aziendali, che ha analizzato l’andamento delle aperture e delle cessazioni lungo tutto l’anno, il saldo tra nuove attività e chiusure risulta negativo, segnando un’ulteriore contrazione del tessuto produttivo nazionale.

L’aumento delle chiusure, accompagnato da un rallentamento nella nascita di nuove imprese, riflette un contesto economico segnato da elevata incertezza, tra instabilità geopolitica, pressione inflazionistica e costi operativi in crescita. Questi fattori hanno inciso sulla fiducia degli imprenditori, rendendo sempre più difficile sostenere le attività esistenti ma soprattutto l’avvio di nuove iniziative.

Imprese in difficoltà: continua il trend negativo nel “Bel Paese”

Il 2024 si chiude con un saldo negativo per il tessuto imprenditoriale italiano: le chiusure d’impresa hanno raggiunto 408.913 unità, mentre le nuove aperture sono state 292.878, portando a una perdita netta di 116.035 aziende. Questo trend mette in luce una crescente fragilità del tessuto imprenditoriale italiano, aggravata da inflazione, rincari energetici e tassi di interesse elevati.

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Saldo e stralcio

 

Rispetto al 2023, le cessazioni sono aumentate del 10% (da 372.160 a 408.913), mentre le nuove attività sono cresciute solo dell’1% (da 290.141 a 292.878). Il confronto con il 2022 è più preoccupante: 353.387 chiusure rispetto alle oltre 400.000 del 2024, registrando quindi un incremento complessivo del +16%. Questo trend conferma una difficoltà strutturale, che colpisce in particolare le microimprese e i settori più vulnerabili.

Tassi di natalità e mortalità imprenditoriale: crescita ancora debole

Nonostante il leggero aumento dell’1% delle nuove aperture rispetto al 2023 (da 290.141 a 292.878), il ritmo di crescita non è sufficiente a compensare le chiusure. A fine 2024, il tasso di natalità delle imprese si attesta al 6%, mentre il tasso di mortalità supera l’8%, indicando un’erosione del panorama produttivo nazionale.




Fonte Creditsafe
Andamento




Imprese in crisi: le chiusure colpiscono soprattutto il Sud e Isole

L’analisi della distribuzione geografica delle chiusure d’impresa nel 2024 mostra notevoli differenze tra le varie regioni, con un impatto particolarmente grave nel Centro e nel Sud Italia.

Nel Nord Ovest, da gennaio a dicembre, hanno chiuso 97.531 imprese, corrispondenti al 24% del totale nazionale, mentre sono state aperte 86.882 nuove attività (30% del totale). Il saldo è negativo di 10.649 imprese, con un tasso di crescita del -0,8%, che risulta però essere il migliore a livello nazionale nonostante il segno negativo. Anche nel Nord Est la situazione è simile: il saldo rimane negativo, con un tasso di crescita del -1,4%, il secondo più alto tra le macroaree in quanto il numero di aperture e chiusure presenta valori più bassi rispetto alle altre aree geografiche.

Centro e Sud: mortalità aziendale sopra l’8%

Il Centro e il Sud Italia stanno affrontando una situazione più critica. Nel Centro, le chiusure hanno raggiunto 94.312 unità, mentre nel Sud il numero è ancora più elevato, con 98.656 cessazioni e il 24% sul totale, rappresentando quindi l’area con maggiori difficoltà a livello imprenditoriale. In entrambe le regioni, il tasso di mortalità aziendale supera l’8%, mentre il tasso di natalità resta intorno al 5%. Il saldo complessivo è fortemente negativo, con una perdita netta del -3%, ben al di sopra della media nazionale.

Le regioni del Sud e delle Isole, quindi, si confermano come le più sensibili, evidenziando un incremento notevole delle cessazioni rispetto al 2023: +17% al Sud e +28% nelle Isole (mentre nelle altre zone la variazione media è del +5%). Inoltre, il tasso di crescita più basso si registra proprio nelle Isole con un valore negativo di circa -3,7%. Questo fenomeno evidenzia una minore capacità di resistenza, aggravata dall’instabilità economica e da un contesto strutturale meno favorevole alla crescita delle nuove imprese.



Fonte Creditsafe
Fonte Creditsafe
Mappa chiusure






Fonte Creditsafe
Fonte Creditsafe
Mappa mortalità




Commercio e Costruzioni: i settori più colpiti

Alcuni settori si distinguono per l’alto numero di cessazioni. Nel 2024, il Commercio (ATECO G) e le Costruzioni (ATECO F) hanno registrato le percentuali più elevate di attività chiuse, con il 26% e il 15% del totale, seguiti dal settore Agricolo (ATECO A), che ha visto 37.904 chiusure, corrispondenti al 9% dei casi totali.

In particolare, il settore del Commercio ha visto la chiusura di oltre 104.950 imprese, con un tasso di mortalità intorno all’8%, mentre le nuove aperture nello stesso comparto si sono fermate a 65.078. Tuttavia, non è l’unico a mostrare questo trend negativo: anche le Costruzioni (ATECO F), il Trasporto e Magazzinaggio (ATECO H), le Attività dei Servizi di alloggio e di ristorazione (ATECO I) e il Noleggio, Agenzie di viaggio, Servizi di supporto alle imprese (ATECO N) presentano un tasso di mortalità elevato, pari all’8%.

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Rispetto al 2023, in alcuni di questi settori si notano incrementi significativi: le chiusure nel Trasporto (ATECO H) e nel Noleggio (ATECO N) sono aumentate rispettivamente del +33% e +25%, evidenziando l’instabilità di questi segmenti di mercato.

Tuttavia, ci sono anche settori in controtendenza, come quelli legati all’innovazione tecnologica, alla sostenibilità e alla finanza, che mostrano un tasso di natalità superiore alla media e una crescita positiva oltre il 2%. Le Attività finanziarie e assicurative (ATECO K) e le Attività Professionali, Scientifiche e Tecniche (ATECO M) sono i soli comparti a registrare un saldo positivo, con un incremento rispettivo di +2.790 e +6.412 imprese nel panorama imprenditoriale italiano.



Fonte Creditsafe
Fonte Creditsafe
Chiusure per settore merceologico




Impatti delle Chiusure sulle Dimensioni Aziendali

Le difficoltà imprenditoriali hanno colpito in modo diverso le varie dimensioni delle imprese, con le microimprese che risultano le più fragili. Le microimprese costituiscono l’85% delle chiusure totali, con 347.173 cessazioni registrate nell’anno. Il tasso di mortalità per questa categoria è tra i più alti, attorno all’8%. Nonostante risultino più fragili, le microimprese sono quelle con il maggior numero di nuove aperture (221.112, pari al 75% della totalità). Il saldo rimane comunque negativo, con una contrazione del -2,8%, contribuendo al rallentamento della crescita imprenditoriale in Italia.

Se le microimprese affrontano difficoltà in termini assoluti, la variazione più significativa si osserva nelle medie imprese, che nel 2024 hanno visto un incremento delle cessazioni del +42% rispetto al 2023. Il numero di aziende chiuse è passato da 953 a 1.357, segnalando un deterioramento particolarmente delicato per questo segmento, che di solito gode di maggiore stabilità rispetto alle realtà più piccole.

A differenza delle aziende più piccole, le grandi imprese hanno dimostrato una maggiore resilienza, grazie a risorse più solide e strategie di adattamento più efficaci. Nel 2024, infatti, il numero di cessazioni in questo segmento è diminuito dell’11% rispetto al 2023, passando da 141 a 126 unità.

Il 2024 si è rivelato un anno difficile per le imprese italiane, con micro e medie aziende alle prese con sfide significative, soprattutto nel Centro-Sud e nei settori tradizionali. Solo alcuni comparti innovativi sono riusciti a resistere alla crisi, ma senza interventi mirati, il rischio di un ulteriore indebolimento del tessuto produttivo nazionale rimane elevato.

In collaborazione con Creditsafe Italia

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