Parliamo della vocazione innovativa di Milano, una caratteristica che ha profonde radici storiche nella città. Vogliamo capire come l’attuale ecosistema delle start-up si inserisca in questa tradizione e il legame tra il DNA innovativo di Milano e il suo ruolo odierno come catalizzatore di nuove realtà imprenditoriali…
«Milano è il centro nevralgico dell’innovazione italiana: quasi 35%. Le startup dell’ambito milanese hanno raccolto circa 3,8 miliardi sui circa 8 totali raccolti negli ultimi 10 anni dell’ecosistema italiano. La presenza di fondi di venture capital, acceleratori come PoliHub e investitori internazionali rende Milano il luogo ideale per far crescere una startup. Inoltre, presenza 7 grandi università, che rendono la città anche un pool di talenti».
Quali sono i settori in cui le start-up milanesi eccellono e stanno registrando i risultati più promettenti? Ci sono aree specifiche in cui Milano si distingue a livello nazionale o internazionale?
«Milano è la casa dei (pochi) unicorni italiani: tra i casi di successo spiccano Bending Spoons e Satispay, ormai affermati su scala internazionale. Siamo in una fase di emersione di una prima generazione di scaleup: realtà come WeRoad che ha raggiunto 100 mln di fatturato nel 2024 grazie all’espansione nei mercati esteri e Casavo, che ha raccolto 20mln sono esempi della vitalità dell’ecosistema metropolitano».
A questo punto è importante capire quale sia e potrà essere il contributo delle start-up al tessuto economico della città e alla creazione di opportunità lavorative. come queste nuove realtà imprenditoriali stiano plasmando il futuro economico e occupazionale di Milano…
«In Italia, dal 2012 al 2023, le startup italiane hanno generato più di 60.000 posti di lavoro. La transizione delle startup in scaleup è fondamentale per lo sviluppo di un ecosistema che promuove occupazione altamente qualificata, con oltre l’80% dei dipendenti nelle scaleup che possiedono una laurea. Le startup non sono solo il principale motore dell’occupazione futura, ma rappresentano anche il presente dell’economia urbana, creando opportunità di lavoro altamente qualificato in particolare in discipline legate al mondo ICT e STEM e contribuendo a mantenere in Italia competenze altamente specializzate e a rischio fuga di cervelli».
Milano vanta una forte presenza di università, centri di ricerca e poli tecnologici. Come collaborano questi attori tra loro e con le start-up per favorire il trasferimento tecnologico e l’innovazione?
«La nostra città è il principale centro per il trasferimento tecnologico in Italia, grazie a una forte sinergia tra università, ricerca e impresa, che promuove attività di incubazione e accelerazione. Principali incubatori e acceleratori universitari sono PoliHub del Politecnico di Milano, Bocconi4Innovation e la Fondazione UNIMI dell’Università degli Studi di Milano. Il nostro PoliHub offre iniziative come Switch2Product, che aiutano le startup a validare e prototipare le loro idee imprenditoriali, creando un ambiente fertile per la sperimentazione. Il fondo Poli360, nato dalla collaborazione tra il Politecnico di Milano e 360 Capital Partners, è fondamentale per fornire capitale alle startup emergenti derivanti dalla ricerca accademica. Anche Il finanziamento è cruciale per il trasferimento tecnologico».
Come si caratterizza il rapporto tra le start-up milanesi e le grandi aziende del territorio? Ci sono esempi di collaborazione o di open innovation che hanno portato a risultati significativi?
«Secondo i dati dell’osservatorio starutp thinking, la maggioranza delle grandi imprese collabora con startup. Le grandi imprese italiane instaurano relazioni diversificate con le startup. Il 50% circa le coinvolge come fornitori spot, e le considera partner R&D per la co-creazione di prodotti o servizi. Il 35% ha rapporti di fornitura a lungo termine e il 29% partecipa in equity».
Sin qui i successi, ma quando si parla di impresa innovativa c’è sempre da fare un salto di qualità…
«Nell’ecosistema europeo, il punto cruciale è la frammentazione. Gli investimenti cross-border sono relativamente pochi, e l’Europa è incredibilmente frammentata in termini di startup e investimenti. Anche le startup milanesi beneficerebbero della creazione di condizioni per avere casi scalabili a livello continentale., con un vero e proprio mercato unico anche a livello di investimenti. Oltre al tema strutturale, vi è anche quello culturale. Altrove esiste un ciclo virtuoso in cui i founder di successo reinvestono nelle startup della generazione successiva, creando un effetto volano».
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link