Cdu e Csu denunciano che la presunta “revisione aperta” non fu mai realmente tale. Fin dall’inizio, la linea politica di Habeck e Lemke fu chiara: impedire il prolungamento della vita delle centrali nucleari, non per ragioni tecniche o di sicurezza, ma per motivazioni ideologiche.Tutti i retroscena
Quando, nel febbraio 2022, il ministro federale dell’Economia Robert Habeck (Verdi) annunciò una “revisione aperta” della possibile estensione della durata di vita delle centrali nucleari tedesche, molti videro in questa dichiarazione un segnale di pragmatismo politico in un periodo di crisi energetica. Tuttavia, col passare dei mesi, si diffuse il sospetto che questa apertura fosse solo di facciata. Tanto che, nel luglio 2024, il gruppo parlamentare dell’Unione (Cdu e Csu) promosse una commissione d’inchiesta nel Bundestag per fare luce sulla vicenda. Ora, il rapporto finale stilato dai partiti dell’Unione, rivelato dalla Neue Zürcher Zeitung (NZZ) che ne è venuta in possesso, getta una luce completamente diversa sulla gestione della crisi da parte del governo. L’indagine, infatti, non sarebbe mai stata realmente imparziale, ma piuttosto guidata da interessi politici predefiniti.
POSIZIONI CONTROVERSE FRA GLI OPERATORI SULLE CENTRALI NUCLEARI
Uno degli aspetti più controversi del rapporto riguarda il ruolo dell’azienda energetica RWE. Tra le testimonianze raccolte, spicca quella del suo amministratore delegato, Markus Krebber, che fin dall’inizio ha sottolineato le complessità legali ed economiche di un prolungamento delle attività nucleari. In un’e-mail interna, Krebber scrisse: “Il governo federale dovrebbe costringerci a continuare a operare, creare le basi per questo e assumere le posizioni di rischio”.
Tuttavia, altri operatori, come E.On e EnBW, avevano espresso maggiore apertura alla possibilità di prolungare il funzionamento delle centrali. In particolare, l’amministratore delegato di E.On, Leonhard Birnbaum, aveva scritto al ministero dell’Economia sottolineando la necessità di un nuovo quadro legislativo. Ma questa posizione non venne presa in considerazione, e il ministero evitò qualsiasi confronto anche con EnBW. Un approccio che, secondo il rapporto, dimostrerebbe la volontà di indirizzare deliberatamente la discussione in una sola direzione.
MANIPOLAZIONI NEL PROCESSO DI REVISIONE
Le irregolarità non si fermano qui. Secondo i documenti analizzati dalla commissione d’inchiesta, anche il ministero dell’Ambiente, guidato da Steffi Lemke (Verdi), avrebbe alterato alcune valutazioni chiave. Un rapporto di revisione inizialmente neutrale, che non sollevava preoccupazioni fondamentali sulla sicurezza delle centrali, venne modificato nel marzo 2022 per includere la frase: “Un’estensione a vita deve essere rifiutata per motivi di sicurezza nucleare”.
Uno dei funzionari coinvolti ha dichiarato davanti alla commissione che, in origine, non erano state formulate critiche contro un prolungamento dell’attività delle centrali. Tuttavia, attraverso una serie di revisioni interne, la posizione del ministero venne orientata verso una bocciatura totale dell’opzione nucleare. In particolare, furono utilizzati argomenti tratti da un vecchio studio di oltre dieci anni prima, senza considerare i dati più recenti.
LA STRATEGIA DI MINIMIZZAZIONE DEL MINISTERO DELL’ECONOMIA
Anche il ministero dell’Economia di Habeck seguì una linea simile. L’indagine, che avrebbe dovuto essere “aperta”, fu rapidamente ridotta alla sola valutazione di un “funzionamento esteso” delle centrali, ossia senza nuovi elementi di combustibile, escludendo a priori la possibilità di una vera e propria prosecuzione a lungo termine.
Le e-mail interne mostrano che l’allora segretario di Stato (l’equivalente del sottosegretario di un governo italiano) Patrick Graichen aveva già in mente un obiettivo ben preciso: garantire la sicurezza dell’approvvigionamento “senza le centrali nucleari in questione”. Questo significa che già dall’inizio la discussione era stata indirizzata per escludere qualsiasi opzione che includesse il nucleare.
L’AGENZIA FEDERALE DELLE RETI E IL RAPPORTO SU MISURA
Un altro punto cruciale riguarda il coinvolgimento dell’Agenzia Federale per le Reti. Secondo il rapporto della commissione d’inchiesta, Habeck chiese al presidente dell’agenzia, Klaus Müller (anch’egli un esponente dei Verdi con un passato di ministro regionale nello Schleswig-Holstein, lo stesso Land da cui viene Habeck, di elaborare una valutazione della situazione energetica che rispondesse a un preciso obiettivo politico: dimostrare che l’estensione della vita delle centrali nucleari non fosse necessaria.
Le e-mail interne tra i funzionari confermano che il documento finale doveva essere “utilizzabile politicamente”, pur mantenendo una parvenza di competenza tecnica. In altre parole, secondo le conclusioni dei parlamentari dell’Unione, lo studio fu costruito per giustificare la decisione già presa dal governo, piuttosto che per fornire un’analisi oggettiva della questione.
IL PREZZO DELLE SCELTE POLITICHE
Alla fine, denunciano Cdu e Csu, la presunta “revisione aperta” non fu mai realmente tale. Fin dall’inizio, la linea politica di Habeck e Lemke fu chiara: impedire il prolungamento della vita delle centrali nucleari, non per ragioni tecniche o di sicurezza, ma per motivazioni ideologiche.
Nel 2023, la Germania ha chiuso le sue ultime centrali nucleari, mentre altri Paesi europei come Francia, Svezia e Paesi Bassi stanno investendo nell’energia atomica. E intanto i prezzi dell’elettricità per le industrie tedesche sono in forte aumento e la Germania sta importando più energia nucleare dall’estero che mai. Motivi più che sufficienti per sollevare nuovi interrogativi sulle scelte compiute finora dalla Germania in materia di transizione energetica.
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