L’ipocrisia di chi spaventa i bimbi sul clima e poi grida: «Ecoansia!»

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Prendete un qualunque libro di scienze o geografia della scuola primaria o secondaria, e andate al capitolo in cui si parla del clima. Nella maggior parte dei casi troverete spiegazioni allarmistiche, semplificazioni grossolane, informazioni non scientificamente provate spacciate per scientifiche: l’uomo unico colpevole dei cambiamenti climatici, frane causate dall’aumento della CO2, consigli di utilizzare l’auto elettrica per salvare il pianeta, aumento del numero di uragani dato per assodato e naturalmente dovuto al climate change. Tutte cose che neppure l’Ipcc sostiene, ma che vengono vendute come verità ai bambini.

Bombardati da notizie catastrofiste, i bambini “soffrono di ecoansia”

Dai fumetti ai cartoni animati passando per la scuola, i più piccoli sono quotidianamente bombardati da notizie allarmistiche sul clima e sul futuro di disastri che li aspetta e si sentono ripetere che loro dovranno essere il cambiamento, avendo le generazioni prima della loro fallito e portato il pianeta sull’orlo del collasso ambientale. Poi, ci dicono preoccupati gli esperti, i più giovani soffrono di ecoansia.


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Lunedì scorso Greenpeace UK ha pubblicato due sondaggi di YouGov: uno ha rivelato che quattro bambini su cinque delle scuole elementari dicono di essere preoccupati per il cambiamento climatico. L’altro che gli insegnanti trovano difficile affrontare l’aumento dell’ecoansia.

L’ipocrisia degli ecoattivisti

Commentandoli su Spiked, Frank Furedi ha ben individuato il paradosso di chi, spingendo sul catastrofismo climatico, lamenta il fatto che i bambini sono sempre più preoccupati per il clima: «Greenpeace ha appena pubblicato una guida per aiutare presumibilmente genitori e insegnanti a discutere di cambiamenti climatici con i bambini. Scritte dalla psicoterapeuta Caroline Hickman, queste nuove guide non offrono consigli disinteressati. Sono strumenti propagandistici, che spingono gli adulti a coltivare le paure dei bambini sul clima. Hickman avverte persino i genitori che qualsiasi tentativo di “proteggere [i bambini] dalle verità spaventose” sui cambiamenti climatici non è “né fattibile né utile”».

Areeba Hamid, co-direttrice esecutiva di Greenpeace UK, «afferma che i bambini devono essere preparati emotivamente da insegnanti e genitori alla minaccia rappresentata dal cambiamento climatico. “I bambini ascoltano informazioni spaventose sul nostro clima in cambiamento da molte fonti diverse”, afferma, sostenendo che è una buona idea “dare loro gli strumenti di cui hanno bisogno per dargli un senso”. Ciò che ovviamente omette è che gran parte di queste “informazioni spaventose” sono diffuse, in gran parte, da organizzazioni come Greenpeace».

Parlare di ecoansia fa aumentare l’ecoansia

Insomma, prima si coltivano le paure dei bambini offrendo loro scenari apocalittici, poi si dice che queste paure sono un problema psicologico da risolvere. «Il discorso sui crescenti livelli di “ecoansia” non solo aumenterà le loro paure del cambiamento climatico, anziché alleviarle, ma aumenterà anche le loro preoccupazioni sulla loro salute mentale».

ecoansia

L’aspetto più deleterio della faccenda è che a forza di parlare di giovani – poverini – afflitti dall’ecoansia, per molti giovani soffrire di ecoansia è diventato un modo per sentirsi dalla parte giusta dimostrando così di essere consapevoli della catastrofe in arrivo. Ancora Furedi: «Preoccuparsi del futuro e sentirsi spaventati dalle minacce che la società deve affrontare è una caratteristica normale dell’esistenza umana. Ma la medicalizzazione delle paure esistenziali sul futuro è un fenomeno nuovo. Trasforma di fatto un problema umano in un problema di salute mentale».

Di cosa parliamo quando parliamo di ecoansia

Scienziati ed ecoattivisti hanno definito l’ecoansia come “la paura cronica di una catastrofe ambientale” e ne hanno individuato così tanti sintomi da poter definire “ecoansia” praticamente qualunque disturbo come ansia, umore depresso, insonnia, sentimenti di perdita e impotenza, e naturalmente somatizzazioni come mal di stomaco e mal di testa che non hanno una spiegazione fisica. La Climate Psychology Alliance da tempo lavora affinché l’ansia causata dalla paura per il futuro del pianeta venga riconosciuta come una condizione psicologica.


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L’ansia esistenziale che accompagna l’uomo dall’inizio dei tempi viene così sostituita dall’ansia per i ghiacciai che si sciolgono, e trasformata in patologia. Un gioco cinico, scrive Furedi: sostenere che il climate change oltre al pianeta danneggi anche la salute mentale delle persone serve ad aumentare l’allarme.

Come scrivevamo su Tempi nell’agosto di due anni fa: «Ci sarà sempre un decalogo, un esperto o un giornale pronto a puntare sull’ecoansia, ormai assurta a genere letterario, a dimostrazione che il catastrofismo apocalittico continua a danneggiare seriamente il pianeta: traumatizzando quelle stesse persone che dovrebbero “salvarlo”». Credere che insonnia e mal di stomaco passeranno tagliando le emissioni di gas serra farebbe ridere, se non fosse tragico il fatto che gli ecoattivisti coltivano e usano le paure dei bambini per portare avanti la loro battaglia ideologica.



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