L’ex ricercatrice Claudia Misale: «A New York con l’Ai Stage, oggi guadagno 8 mila dollari al mese in Ibm. In Italia non torno, avrei fatto la precaria»

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di
Chiara Sandrucci

Formata al Politecnico di Torino, ora si occupa di «cloud ibrido» per Ibm. «Non ero entusiasta di vivere in America, ma la vita che ho negli States in Europa sarebbe impossibile: le aziende e i capitali sono tutti qui»

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Non ha alcuna intenzione di tornare in Italia e tanto meno a Torino, ormai si è «americanizzata» come dice il suo ex professore. Claudia Misale, calabrese di 37 anni, dopo il dottorato al Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino con il professore Marco Aldinucci, ha ricevuto «una di quelle offerte che non si possono rifiutare» dal Centro di ricerca IBM vicino a New York. Ci ha pensato due mesi, poi ha preparato le valigie e da quasi otto anni vive e lavora negli Stati Uniti.

Talenti in fuga

È lei uno dei talenti che Torino si è lasciata scappare, oggi più che mai necessari per affrontare la rivoluzione dell’intelligenza artificiale. Dopo aver ottenuto la laurea triennale e magistrale all’Università di Cosenza, nel 2013 ha scelto Torino perché aveva due sorelle che studiavano qui, la città era meno costosa di altre, il dottorato di 4 anni offerto dall’Università di Torino era il più interessante.




















































La prima domanda

Poi però è partita la prima volta per gli Usa già durante gli studi, a 26 anni. «Ho fatto domanda per un “internship” sul sito di IBM, l’equivalente di uno stage, e mi hanno presa: all’epoca non mi interessava affatto trasferirmi negli Usa, ma era un’opportunità da non perdere: soltanto tre mesi estivi con uno stipendio di circa 4 mila dollari al mese, poi prolungati fino a novembre», racconta la ricercatrice che oggi ha la qualifica di «Staff research scientist» nel gruppo «Hybrid cloud infrastructure research» di IBM Research, la divisione Ricerca e sviluppo di IBM.

Il primo stipendio

Quell’anno è rientrata a Torino e ci è rimasta fino alla fine del dottorato, pensando che non sarebbe mai più tornata a vivere negli States. Ma poi ha ricevuto quell’offerta di lavoro in IBM che non ha potuto rifiutare: assunzione come ricercatrice a tempo indeterminato con uno stipendio iniziale tra i 6 e gli 8 mila dollari netti al mese, «molto più alto di qualunque altro possibile in Italia» in un campo di ricerca che era esattamente il suo. «Ci ho riflettuto un paio di mesi e poi ho accettato: non ero entusiasta di tornare in America, ma il posto di lavoro mi era piaciuto tantissimo e mi ero trovata molto bene con i colleghi — racconta . Il progetto di ricerca si allineava perfettamente con il mio dottorato, all’epoca, era il 2017, sono entrata lavorando nel campo dei Big Data, precursore dell’AI, a realizzare un super computer per simulazioni scientifiche».

Il lavoro

Oggi è tutto cambiato. Misale lavora su tecnologie cloud e intelligenza artificiale, dice che «ormai IBM è una AI Company» e anche lei si occupa con il suo team di creare piattaforme sia hardware che software per industrie private e università. Lo storico colosso americano oggi ha circa 260 mila dipendenti in tutto il mondo, il fatturato nel 2024 è stato di 62,8 miliardi di dollari, in crescita dell’1%, trainato dal settore software. Gli utili del quarto trimestre hanno superato le stime, tanto che a fine gennaio il titolo dell’azienda tecnologica è salito fino al 10% a Wall Street. E per il 2025 IBM prevede una crescita del fatturato di almeno il 5%.

Vivere all’estero

«Con il tempo mi sono adattata a vivere qui, il lavoro continua a piacermi tantissimo, ho comprato casa e ho un compagno americano, in Italia ci vado per le vacanze e non mi passa neanche per la testa di tornare», dice Misale che resterà riconoscente per sempre al professor Aldinucci e alla formazione ricevuta a Torino. Ma ormai abita a White Plains, cittadina a mezz’ora di treno da New York City, dove ha comprato una di quelle classiche villette con il giardino e il garage. 

Italia addio

In questi anni non ha ricevuto offerte dall’Italia, né lei ha cercato nulla. «La mia vita è qui, in Europa sarebbe impossibile trovare una situazione analoga: tutte le grandi aziende tecnologiche hanno base negli Usa, dove circolano più capitali e si possono portare avanti progetti su ampia scala. Se fossi rimasta in Italia avrei fatto la precaria per chissà quanti anni».

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10 febbraio 2025 ( modifica il 10 febbraio 2025 | 07:32)

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