Fecondazione assistita con lo sperma dei cadaveri del 7 ottobre e della guerra a Gaza. In questo modo decine di famiglie israeliane provano a ‘tenere in vita’ i loro cari deceduti nel conflitto con Hamas. Una pratica, la Postmortem sperm retrieval (Pmsr), che nel Paese esiste da almeno 20 anni, ma che con l’attacco del partito armato palestinese che ha provocato oltre 1.200 vittime e la guerra a Gaza che lo ha seguito ha registrato un picco di richieste.
Le prime a ricorrere alla raccolta del seme dal cadavere dei propri figli sono state tre famiglie di tre giovani uccisi al festival Nova che sono così riuscite a congelare il loro sperma. Da lì è iniziata la ricerca di donne disposte a fare da madri surrogate per far nascere i nipoti che i loro figli non avrebbero più potuto mettere al mondo.
Dall’8 ottobre 2023, giorno dell’inizio dell’operazione militare nella Striscia, i medici israeliani hanno estratto e conservato lo sperma di oltre 200 vittime del conflitto, secondo i dati diffusi dal ministero della Sanità. Un ritmo almeno 15 volte superiore rispetto al periodo anteguerra, scrive Repubblica. La gestione di questa pratica è passata in mano al ministero della Sanità, con quattro ospedali autorizzati al prelievo del seme.
Secondo alcune stime, a circa il 30% dei soldati morti in battaglia è stato prelevato lo sperma e la maggior parte di loro sono giovani che non hanno lasciato a casa né mogli né fidanzate. Il gran numero di richieste è dovuto anche a una modifica legislativa avvenuta pochi giorni dopo il 7 ottobre. Dall’11 ottobre 2023, non è infatti più necessario ottenere il permesso di un giudice per procedere al prelievo e al congelamento dello sperma da cadavere e la vittima non deve aver firmato un consenso preventivo.
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