La settimana inizia in Asia Pacifico con le borse contrastate, i future di Wall Street e dell’Europa segnano un moderato rialzo.
Dazi. Nella conversazione di ieri con i giornalisti invitati sull’areo presidenziale, il presidente Donald Trump ha detto che imporrà tariffe del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio negli Stati Uniti. Invitato a chiarire sui destinatari del provvedimento, Trump ha precisato così: ”tutti”. Nessuna indicazione invece sui tempi, neanche il suo staff ha saputo indicare quando i nuovi dazi potrebbero essere esecutivi e operativi. Venerdì sera, lo stesso, avevo parlato di dazi reciproci in arrivo.
Cina. Hang Seng +1,5%, CSI 300 piatto. Xiaomi e Alibaba, considerate beneficiarie dei progressi annunciati della startup cinese dell’intelligenza artificiale DeepSeek hanno guadagnato quasi il 30% dai minimi di gennaio. I due titoli sono in rialzo del 2,4% e del 5,3%. Buona parte delle azioni delle piattaforme di e-commerce cinesi salgono dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ritardato la sospensione dell’esenzione de minimis, mantenendo temporaneamente lo status di esenzione da dazi per i pacchi a basso valore provenienti dalla Cina. Il ritardo è previsto fino a quando “non saranno disponibili sistemi adeguati per elaborare e riscuotere i dazi doganali in modo completo ed efficiente”, concedendo una tregua temporanea a rivenditori come Alibaba e JD.com.
Giappone. Nikkei +0,2%. Si ferma l’apprezzamento dello yen: il cambio è a 152, da 151,7 di venerdì. Di ritorno da Washington, il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha detto di aver instaurato un rapporto più che cordiale con Donald Trump: “Penso che ci sia un’intesa”, ha dichiarato Ishiba sbarcando stanotte dall’aereo. Si ridimensiona l’aspettativa di provvedimenti commerciali contro il Giappone.
India. BSE Sensex di Mumbai -0,7%. Proprio mentre il premier Narendra Modi sta per mettersi in viaggio verso Washington, la rupia indiana segna un nuovo minimo storico. ”Il calo della rupia indiana ha a che fare con la forza del dollaro e, in qualche misura, con l’interesse speculativo intorno alla rupia”, afferma Dhiraj Nim, stratega valutario presso Australia & New Zealand Banking. Venerdì la banca centrale lasciato intendere che non ostacolerà l’indebolimento della rupia, in quanto il movimento preserva la competitività commerciale.
Analisi Borse
Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca è arrivato il momento di considerare seriamente l’ipotesi di un cessate il fuoco in Ucraina nelle scelte di portafoglio?
I movimenti borsistici dell’ultima settimana ci dicono di sì. Tra i titoli migliori troviamo infatti i protagonisti di materie prime e materiali da costruzione: ArcelorMittal (acciaio) +13%, Buzzi e Heidelberg (cemento) +10% e +7%. Tra i peggiori troviamo invece i protagonisti del settore militare: RheinMetall -4%, Leonardo -3%.
Trump e Putin si sono sentiti, ma venerdì il Cremlino ha chiesto pazienza per quanto riguarda i tempi di un possibile incontro. Un portavoce ha anche minimizzato le segnalazioni secondo cui l’inviato di Trump, Keith Kellogg, stia trattando dietro le quinte per cercare di stabilire una tregua prima dell’incontro al vertice. Sta di fatto che qualcosa bolle in pentola e che Trump ha annunciato apertamente tra i suoi principali obiettivi quello di porre rapidamente fine alle ostilità dopo diversi anni di sanguinosi combattimenti.
Passi avanti verso la fine del conflitto avrebbero ricadute molto positive sulle borse europee, anche se è probabile che i bilanci della Difesa continueranno ad aumentare, proprio perchè lo stesso Trump ha chiesto all’Europa e ai membri dell’alleanza NATO di aumentare la spesa militare. Perciò suggeriamo di non disfarsi delle azioni della Difesa in Europa e di sfruttare le correzioni per comprare. Nel frattempo, la ricostruzione dell’Ucraina, che la Banca Mondiale ha stimato possa costare circa 500 miliardi di dollari, sarà probabilmente “ad alta intensità di materie prime, in particolare per acciaio e cemento”. Perciò riteniamo sia il momento di incrementare la posizione sui leader dei materiali europei, che dovrebbero beneficiare degli sforzi per la ricostruzione.
Macrovariabili
Petrolio (Brent 75,70 usd)
Il Brent guadagna lo 0,7% in avvio di seduta. Ha portato a termine la terza settimana negativa consecutiva con una perdita complessiva superiore al -2% (-2,7% il bilancio finale). Dal picco di metà gennaio ha lasciato sul terreno circa 8 usd il barile. Finale in lieve rialzo dovuto alle nuove sanzioni all’export di greggio dell’Iran. Sullo sfondo, tuttavia, continuano a prevalere i timori per le ripercussioni della guerra commerciale avviata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro la Cina e le minacce di tariffe su altri paesi. Da qualche mese si fronteggiano fattori di segno opposto che impediscono al petrolio di prendere una direzione precisa al rialzo o al ribasso. Operatività. La discesa verso area 75 usd, dove transita la media mobile a 100 gg, ha fatto scattare gli acquisti sulla debolezza. Prese di profitto da impostare in area 81 usd.
Indice Commodity (104,50 usd)
La discesa del petrolio non ha impedito all’indice Bloomberg delle principali commodity di chiudere un’ottima settimana (+1,90%), ampliando il progresso da inizio anno al +5,8%. Il gas naturale UE (TTF) ha toccato un nuovo massimo dall’ottobre 2023 a 55,70 euro al MWh, +14% da inizio anno. Nei prossimi giorni si prevede un calo delle temperature in tutta Europa, in particolare nel Regno Unito, Germania e Francia. L’aumento della domanda di riscaldamento potrebbe accelerare i prelievi dalle scorte, che già sono al minimo per questo periodo dell’anno, dalla crisi del 2022. L’Europa deve fare ancora più affidamento sulle importazioni di gas naturale liquefatto da quando i flussi dei gasdotti russi attraverso l’Ucraina sono scesi all’inizio di quest’anno. Il gas da consegnare quest’estate è scambiato al di sopra dei contratti per l’inverno successivo, rendendo antieconomici gli acquisti per la prossima stagione di riscaldamento. “Al momento non c’è alcun incentivo a rifornirsi”, ha dichiarato Irene Rummelhoff, responsabile esecutivo di Equinor ASA, uno dei principali fornitori di gas in Europa. Acciaio quasi invariato dal primo gennaio ad oggi. Gli esperti di BofA sono convinti che protezionismo e decarbonizzazione contribuiranno a rafforzare i prezzi dell’acciaio europeo. La ripresa della domanda potrebbe offrire un po’ di sollievo alle acciaierie europee entro il 2025. L’industria ha affrontato un periodo difficile lo scorso anno a causa di una combinazione di domanda debole, costi energetici elevati e concorrenza da parte di importazioni più convenienti. I settori dell’edilizia e dell’automotive, sensibili ai tassi di interesse, hanno registrato rispettivamente cali del consumo di acciaio dell’1,5% e del 6% anno su anno. Grazie ai tagli della BCE, lo scenario macro potrebbe migliorare. Operatività. La violazione di area 101 usd ha aperto la strada a una estensione fino a 110 usd.
Oro (2.878 usd)
L’oro si spinge in prossimità del record storico di venerdì a 2.886 usd, dopo aver portato a termine la sesta settimana positiva di seguito (+2,2%). La guerra dei dazi, con le imprevedibili ricadute a livello globale, continua a tenere gli investitori con il fiato sospeso e a dirottare liquidità verso porti ritenuti sicuri come i metalli preziosi. La lieve discesa dal picco record si spiega probabilmente con lo spiraglio di pace in Ucraina aperto dalla telefonata tra Putin e Trump, che potrebbero anche incontrarsi tra non molto. Nel frattempo, la Banca centrale cinese ha ampliato le riserve auree per il terzo mese di fila a gennaio per 0,16 milioni di once, da 73,29 a 73,45 milioni, per un valore totale salito a 206,53 miliardi di dollari da 193,43 miliardi. La Cina ha ripreso gli acquisti a novembre dopo una pausa di sei mesi che aveva posto fine a un filotto di 18 mesi. Operatività. La chiusura di settimana sopra 2.800 usd ha fatto scattare nuovi acqusiti iin tendenza per target in area 3mila usd. Cambio di scenario ed eventuale stop loss da applicare alla prima chiusura sotto 2.720 usd.
Forex Euro/Usd (1,032)
Il Dollaro ha portato a termine l’ottava settimana positiva (+0,4%) delle ultime dieci, restando vicino ai massimi da due anni. Gli attesissimi dati sul mercato del lavoro di venerdì hanno segnalato una discesa della disoccupazione e una rilevante revisione al ribasso del dato sui nuovi occupati del mese passato. Gli addetti ai lavori, tra cui l’autorevole presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari, hanno sottolineato che il mercato del lavoro statunitense si è raffreddato ma rimane solido e che i tassi di interesse probabilmente diminuiranno “in modo modesto” nel 2025. “Questo è ancora un buon mercato del lavoro”, ha detto Kashkari venerdì in un’intervista alla CNBC. “Siamo in una posizione molto buona per rimanere seduti qui fino a quando non avremo molte più informazioni sul fronte delle tariffe, dell’immigrazione e delle tasse”. Good news per il dollaro! Operatività. Resta valido l’obiettivo intorno alla parità. Cambio di scenario ed eventuale chiusura delle posizioni lunghe sul dollaro solo in caso di risalita oltre 1,08.
Bitcoin (97.500 usd)
Avvio in rialzo dell’1,5%. Anche la settimana appena conclusa ha dimostrato che area 100mila usd è un livello discriminante di forte valenza. Con quella appena conclusa, ammonta a dieci il numero di settimane che ha visto il prezzo ruotare intorno alle sei cifre senza trovare la forza di allungare oltre i 109mila usd, che attualmente rappresentano il record storico. Deve fare riflettere il fatto che da un lato il mondo della finanza cerchi di sfruttare l’occasione per fare profitti (BlackRock è in procinto di lanciare un ETF su Bitcoin in Europa), mentre autorevoli esponenti del mondo economico continuino a lanciare messaggi di prudenza. venerdì il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha sottolineato ad un evento che gli investimenti in criptovalute sono “una opportunità, ma costituiscono anche un grande rischio per la loro estrema volatilità e grazie all’anonimato e alla aterittorialità sono diventate anche un mezzo per riciclare denaro o usati da alcune nazioni come valuta alternativa per allentare o eludere sanzioni che colpiscono la loro economia”. Operatività. Le ultime evoluzioni suggeriscono di sfruttare gli strappi verso area 100mila/109mila usd per vendere. Soglia di ingresso sulla debolezza a 73mila usd.
Bond
Seconda settimana positiva di seguito per i principali bond governativi, sostenuti dalle preoccupazioni sugli sviluppi di una guerra commerciale ad ampio raggio, che sta favorendo l’acquisto di asset ritenuti meno rischiosi delle azioni, ma che in realtà nasconde alcune insidie. Il vicepresidente della Bce Luis de Guindos ha espresso bene quali siano le insidie affermando che, nel caso di una corsa alle “ritorsioni commerciali di fronte ai dazi della nuova amministrazione Usa, “si entra in una guerra commerciale che avrebbe un impatto molto negativo nelle stime della Bce che si ripercuoterebbe molto più sulla crescita che sull’inflazione”. Oggi si riparte da Treasury 10 anni a 4,49%, poco sopra i minimi da metà dicembre. In Eurozona, Bund decennale a 2,37%, minimo da inizio anno, BTP decennale a 3,47%, minimo dal 20 dicembre. Lo spread a 109 punti base è intorno al ivello più basso da oltre due anni e punta ai 100 punti base, nostro storico obiettivo.
Lo spunto delle ultime due settimane ha portato la performance da inizio 2025 dei governativi Euro con scadenza medio/lunga a superare quella dei governativi con scadenza medio/breve e dei fondi monetari: Bond Euro a brevissimo +0,31%; Bond Euro 1/3 anni +0,32%; Bond Euro 7/10 anni +0,75%; Bond Euro 15/30 anni +0,80%. Siamo ancora più confidenti sulla parte lunga della curva, dopo che Scott Bessent, il Segretario al Tesoro USA, ha apertamente puntualizzato che l’obiettivo non è indurre la Fed a tagliare ampiamente i tassi, cosa che agisce principalmente sui tassi a breve, ma abbassare il tasso decennale (che influisce sui tassi dei finanziamenti), obiettivo che si potrebbe raggiungere aumentando la produzione di energia in modo da ridurre strutturalmente l’inflazione.
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