Ferragamo tra tradizione e innovazione

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La maison Ferragamo è sorta su presupposti audaci e sul coraggio di rischiare. Salvatore, il capostipite, aprì la sua prima bottega a 14 anni, seppure in casa dei genitori. Fu lui a inventare i plateau, la cui ultima incarnazione erano state le chopine, indossate a Venezia nel XVII secolo, e durante la Seconda guerra mondiale – quando era impossibile reperire acciaio di alta qualità a fare da supporto alle calzature col tacco alto – gli venne l’idea di usare il sughero, dando vita a un altro design rivoluzionario. «L’innovazione è il cuore di questo marchio», commenta il giovane direttore creativo Maximilian Davis.

Ma cosa penserebbe oggi Salvatore del brand che porta il suo cognome e di quello stilista emergente, un inglese nero di appena trent’anni che alla fine del 2022, quando ne aveva soltanto 27, è stato nominato direttore creativo dal nuovo Ceo, Marco Gobbetti? Be’, in realtà avrebbe trovato molte affinità. Tanto per cominciare, avrebbe riconosciuto lo spiccato senso dello stile di Davis, ne avrebbe condiviso la feroce ambizione e, appunto, la propensione all’innovazione. «Per ogni collezione mi confronto con i designer, parlo con tutto il team e continuo a chiedermi: che cosa aggiungere di nuovo a Ferragamo?». Davis si pone questa domanda durante una Zoom leggermente sfocata dal suo studio nella sede di Milano, due settimane prima di finalizzare la sfilata A/I 2025-26 che sarà presentata a marzo per la settimana della moda. «Cerco di lavorare nello stesso modo di Salvatore, oppure prendo dall’archivio un’idea o una pratica artigianale e la sviluppo ulteriormente».

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Szilveszter Makó
La Digital Cover di Harper’s Bazaar Italia

Paloma Elsesser indossa: giacca di pelle, stivaletto, collant, borse, tutto FERRAGAMO.

“Paloma mi ispira molto: è bellissima, una modella eccezionale, ma ha dovuto lottare – non in senso aggressivo, ma per difendere ciò in cui crede. Sta aprendo la strada alle nuove generazioni, a chi sogna di diventare come lei. Non scende a compromessi. Il suo senso dello stile è incredibile: ha una creatività straordinaria, il modo in cui combina le cose è pazzesco. Per lei, è una forma di espressione.”

Salvatore, poi, avrebbe di certo ricordato la musa della collezione P/E 2025 di Davis, la ballerina afroamericana Katherine Dunham (1909-2006), che ha scatenato nel giovane creativo un’ossessione stagionale per la danza, espressa attraverso maglioni eleganti e avvolgenti, maglie attillate e fluidi abiti sartoriali aperti sul davanti che sembrano volteggiare intorno al corpo. E si sarebbe pure rivisto: sul moodboard di Maximilian è appuntata un’istantanea nella quale Ferragamo faceva indossare un paio di scarpe a Dunham negli Anni 50, quando era considerata la matriarca e la regina madre della danza nera. E anche se quegli abiti sensuali nei quali oggi Davis eccelle stavano appena iniziando a comparire sulle passerelle degli Anni 60, quando Salvatore morì, di certo avrebbe saputo riconoscere una calzatura eccellente come gli infradito ibridi tra balletto e stiletto a tacco alto allacciati al polpaccio, o le scarpe da tip-tap morbide e basse in nappa color burro, o ancora le décolleté a punta con un tacco-arabesco che si apre con un angolo di 45 gradi.

fashion model displaying an avantgarde hairstyle with dramatic sweeping elements

Szilveszter Makó

Paloma Elsesser indossa: abito di jersey, FERRAGAMO.

“Trovando un nesso nelle loro qualità, Solange e Paloma hanno entrambe dovuto dimostrare il loro valore. Sono donne forti, senza compromessi, con uno stile unico. Sono unite dalla fiducia in sé stesse, nel loro stile e nel loro lavoro – tutte cose che spero di ritrovare in me stesso. Dall’infanzia ad oggi, il mio obiettivo è sempre stato cambiare la storia, aggiungere qualcosa di nuovo alla narrazione. È quello a cui vogliamo lavorare tutti.”

Anche Davis coglie alcune analogie. «Quando ho ottenuto il lavoro, parlando con Gobbetti ricordo di aver accennato alla grande somiglianza tra la gente dei Caraibi e quella di qua», spiega riferendosi all’Italia. Dopotutto, si trova a Milano. «C’è la stessa spontaneità, la stessa naturalezza. È stato importante per me avvicinarle, fonderle: è così che nasce il “mio” Ferragamo, un brand da sempre elegante e senza tempo, che però aveva bisogno di una tensione, di qualcosa di inaspettato».

Maximilian è cresciuto a Manchester, nel nord dell’Inghilterra, ma le sue radici culturali sono profondamente caraibiche. Sua madre è originaria di Trinidad, suo padre della Giamaica. E le connessioni con entrambe le isole, ma soprattutto con la prima, sono sempre state per lui fonte d’ispirazione. Così come lo è ora l’Italia, dove passa buona parte del suo tempo dividendosi tra Milano, la sede storica della Maison a Firenze e i centri manifatturieri sparsi per la Toscana. «C’è tanta energia positiva», racconta, «e una particolare leggerezza nel modo in cui si sceglie di vivere, da queste parti. Credo sia dovuto alla tradizione creativa italiana. Gli italiani hanno un mestiere che arriva da lontano, con tante cose sulle quali possono contare e considerare orgogliosamente parte di sé».

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Szilveszter Makó

Maximilian Davis indossa: total look, FERRAGAMO.

Non c’è dubbio che da Ferragamo Davis abbia saputo mettere a frutto tutto questo: qui, ovviamente, sanno bene come trattare la pelle, che verrà con ogni probabilità modellata in eleganti abiti e completi o in borse e scarpe. Per la primavera Gancini, l’emblematica fibbia-anello ispirata al cancello della sede di Firenze, è stata inserita in un complesso traforo di pelle e pizzo che decora capispalla e accessori. L’artigianalità è sempre stata al centro delle creazioni di Davis, fatto inusuale per uno stilista così giovane. Del resto, come Ferragamo, anche lui è una specie di prodigio: se Salvatore realizzò le prime scarpe a nove anni, Maximilian ne aveva 14 quando cucì il primo vestito. Ciò significa, paradossalmente, che quando a 27 anni ha preso le redini della Maison aveva più esperienza nel creare abbigliamento rispetto a buona parte dei colleghi.

“Col mio lavoro vorrei costruire la nuova community di Ferragamo, con idee e valori condivisi, e Solange e Paloma non possono che farne parte”

È stata la nonna materna a insegnargli le basi, nella campagna inglese. «Avevo sette anni o giù di lì», ricorda, «quando la mamma mi comprò una macchina da cucire. In famiglia, tutti avevano interesse per la moda». In realtà, sua madre era una modella, e così una delle sorelle maggiori (neanche a dirlo, pure lo stesso Davis lo è stato per un po’). Sia suo padre sia le sorelle hanno studiato moda: da giovanissimo, e con loro grande disappunto, Maximilian schizzava i suoi modelli sui loro album da disegno. «È stata però mia madre a notare e assecondare la mia passione», spiega. «Aveva un sarto che le confezionava tutti i vestiti che usava per andare in chiesa. Un’estate, mi fece fare un apprendistato da lui». Insomma, un adolescente che sa già cucire un abito su misura.

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Szilveszter Makó
La Digital Cover di Harper’s Bazaar Italia

Solange Knowles indossa: body, top incrociato, collant, slingbacks, tutto FERRAGAMO.

“Quello che mi colpisce di Solange è che è riuscita a creare un mondo tutto suo. Il suo album A Seat at the Table è stato la colonna sonora del mio anno di laurea. In quel periodo parlava di storia afroamericana, dell’essere donna, della ricerca del proprio linguaggio, attingendo a cultura e letteratura nera. Usa le sue esperienze, il suo sapere e le sue convinzioni per insegnare. Il suo lavoro mi ha fatto capire cosa significa essere creativi senza scusarsi per ciò che si ha da dire. Solange è una persona incredibilmente forte, che non scende mai a compromessi con le sue idee – è una dote rara.”

Davis è anche molto bravo nel far parlare di sé. È entrato di prepotenza sulla scena londinese nel 2020, nel bel mezzo del lockdown, con le immagini della sua collezione di debutto ispirata al Carnevale di Trinidad. Aveva appena completato il corso triennale in Fashion Design al London College of Arts e stava lavorando per Grace Wales Bonner. Era felice di aver trovato il suo posto nell’ecosistema della moda come designer junior e provava a farsi strada nell’ambiente. A quel punto, però, era mancata l’amata nonna: «È stato allora che ho sentito il bisogno di lanciarmi in un progetto più personale», spiega, disegnando una collezione che in qualche modo le rendesse omaggio: «Mi sono ispirato alle sue origini e alla sua eredità culturale, ed è per questo che ho scelto il Carnevale, studiando i significati che cela. Ho scoperto anzitutto che è una celebrazione di libertà risalente al 1838, anno dell’abolizione della schiavitù a Trinidad, e poi che ci sono molti elementi a mio parere divertenti: è un’intensa espressione di spontaneità, colore, danza e movimento».

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Le quattro collezioni che Davis ha disegnato con il suo marchio, Maximilian, hanno attirato l’attenzione generale non soltanto per l’ingegno creativo, ma anche per l’eccellenza sartoriale degli abiti, qualità che ovviamente ha portato nella Maison. «Quando penso alla comunità nera, penso alla chiesa la domenica, quando la gente, me compreso, si agghinda, usa gli abiti per esprimere status, ricchezza e stile. Insomma, mette “il vestito della domenica”». È proprio questo che Davis crea, sempre. Ed è qualcosa che riecheggia nel marchio di lusso italiano. Un marchio, però, il cui stile sartoriale è difficile definire: le scarpe sono iconiche, gli abiti meno conosciuti. Gli archivi sono infatti dominati da circa 15mila paia di calzature, ma ora anche gli outfit di Davis stanno entrando a farne parte. «Approdare in Ferragamo agli inizi della carriera mi ha permesso di costruire qui la mia estetica», afferma. Il suo lavoro, oggi, è sinonimo di una sartorialità affilata come un rasoio, con un tocco di originalità.

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Szilveszter Makó

Maximilian Davis indossa: total look, FERRAGAMO.

Va da sé, per Davis la famiglia è molto importante: il padre e la madre sono presenti a tutte le sfilate, seduti accanto ai Ferragamo. «È merito dei miei genitori se sono qui», dice. E a proposito dei Ferragamo: «A dirla tutta, avevo sentito di direttori creativi che avevano lavorato per aziende di famiglia: un incubo. Loro invece sono collaborativi e alla mano, provo tenerezza quando li vedo insieme ai miei. Anche nei momenti di pressione maggiore sono molto pazienti, permettendomi di portare il brand dove credo debba andare». Del resto, sono stati loro, dopo la morte di Salvatore, a trasformare il marchio in un colosso: nel 1962 produceva 800 paia di scarpe al mese, oggi il suo giro d’affari annuo supera il miliardo di euro.

Traghettarlo nel ventunesimo secolo ha comportato lavorare con Gobbetti per eliminare il nome “Salvatore” e semplificare il tutto in Ferragamo, ridisegnando il logo del 1982 ispirato alla firma del fondatore con l’aiuto di un’icona del design come Peter Saville, anche lui nativo di Manchester come lo stilista. La versione di Saville, ispirata in parte dalle iscrizioni su pietra del mondo classico, è in sintonia con gli abiti modernisti, minimalisti e raffinati di Davis. C’era anche una questione di branding: «La gente lo chiamava Salvatore», dice Davis, sorridendo. E alzando gli occhi al cielo: «Una volta, a New York, è capitato anche a me. Un tizio mi ha chiesto: “È una borsa Salvatore?”. Tenendo solo il cognome, abbiamo dato al marchio una nuova energia e una nuova percezione. Alla fine è il cognome che rimane, no?».

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Szilveszter Makó

Solange Knowles indossa: jumpsuit oversize, sandali infradito, tutto FERRAGAMO.

È un dato di fatto che, nell’industria della moda, Davis sia uno dei pochissimi neri alla direzione creativa di un marchio storico. «Me ne vengono in mente appena due, oltre a me: Pharrell Williams da Louis Vuitton Uomo e Olivier Rousteing da Balmain». Fa una pausa. «Soltanto noi tre». Gli chiedo quanto sia cosciente di questo fatto. «Moltissimo. Viene fuori almeno un paio di volte al mese». Ma, allo stesso tempo, è sicuro che le cose stiano cambiando. «Il fatto che oggi la gente sia più aperta a discutere il tema del razzismo e ad avvicinarsi ad altre culture ha creato un ambiente più accogliente per tutti. È straordinario che io possa fare ciò che sto facendo, e sono felice di essere dove sono. Mi fa anche piacere che gente più giovane di me possa guardarmi e dire: “Allora è davvero possibile”. E mi sembra meraviglioso vedere come il mio lavoro venga apprezzato da tante persone tra i professionisti e il pubblico a prescindere dal colore della mia pelle». Fa un’altra pausa e chiosa: «Ne sono onorato. Ora posso fare la storia nell’industria della moda, e per di più per un marchio italiano. Per l’Italia, per Ferragamo. E anche per me stesso».

“Siamo cresciuti in un mondo che ci ha insegnato solo una versione della storia, ma è il momento di cambiare le cose. C’è una canzone nell’album di Solange, Tina Taught Me, con una frase che dice: “Tutto ciò che ci è stato insegnato è la storia dei bianchi”. L’ho trovata potente, perché da giovane non me ne rendevo conto. Non capisci certe verità finché non trovi persone che condividono i tuoi stessi valori e ideali. Per me, Solange e Paloma sono una parte fondamentale di questo processo: sono l’incarnazione delle donne Ferragamo.”


LE DIGITAL COVER E LO SPECIALE FERRAGAMO SU HARPER’S BAZAAR ITALIA ISSUE 17

Team Credits

Photographer / Art Director: Szilveszter Makó

Talents: Paloma Elsesser represented by IMG Models, Solange Knowles

Fashion Stylist: Stella Greenspan at Streeters Agency

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Exclusive Ferragamo by Maximilian Davis for Harper’s Bazaar Italy

Makeup Artist: Fulvia Farolfi at MA World Group

Hair Stylist: Pierpaolo Lai at Julian Watson Agency

Manicurist: Leanne Woodley at See Management

Set Designer: Alice Martinelli at CLM Agency

Production Coordinator: Françoise Guittard

Executive Producers: Siyan Chen , Lisa Olsson Hjerpe

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Local Production: Neighbors Brooklyn

Tailor: Olga at Carol Ai Studio Tailors

Stylist Assistant: Christa Behbin-Guirand

Photo Assistant: Alex Kalb

Makeup Assistant: Robert Reyes

Hair Assistants: Tiana Amani

Set Assistants: Kaeten Bonli, Flo Bossard

Microcredito

per le aziende

 


I RITRATTI DI MAXIMILIAN DAVIS SU HARPER’S BAZAAR ITALIA ISSUE 17

Team Credits

Photographer / Art Director: Szilveszter Makó

Talent: Maximilian Davis

Exclusive Ferragamo by Maximilian Davis for Harper’s Bazaar Italy

Set Designer: Edith Di Monda @edith.dimonda

Groomer: Cosetta Giorgetti at Blend Management using Charlotte Tilbury

Production Coordinator: Françoise Guittard

Executive Producer: Siyan Chen

Fashion Assistant: Riccardo Fontana

Photo Assistant: Gianluca Malavolta

Set Assistant: Bianca Ruggeri

Production Assistant: Yidan Gao

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Editor in Chief: Massimo Russo

Executive Creative Directors: Lee Swillingham & Stuart Spalding @Suburbia Agency

Creative Fashion Director: Sissy Vian



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