Con la spinta degli investimenti l’Italia cresce più dei big Ue

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L’Eurostat ha recentemente aggiornato al 2023 le stime sui Pil pro-capite a parità di potere d’acquisto e la sorpresa è che, fatta 100 la media dell’Unione Europea, l’Italia è l’unico grande Paese del continente che è cresciuto rispetto ai valori pre-Covid: un dato passato pressoché inosservato sui nostri media. Al contrario, arretrano Germania, Francia e Regno Unito mentre la Spagna è rimasta ferma. Anche il Giappone è andato indietro.  Continua a pag. 2
Ciò non significa che i valori di questi Paesi non siano anch’essi aumentati ma sono progrediti di meno della media dell’Unione europea, mentre l’Italia è cresciuta più di essa. Fuori dall’Europa, tra i grandi Paesi avanzati soltanto gli Stati Uniti, come l’Italia, hanno visto crescere il loro Pil per abitante rispetto alla media dell’Ue.

I Pil pro-capite a parità di potere d’acquisto (Purchasing Power Standard, abbreviato PPS) e le relative analisi sono statistiche molto importanti che permettono di comparare più correttamente il livello di sviluppo economico e di creazione di reddito dei vari Paesi rispetto ai Pil pro-capite a valori correnti. Spiega l’Eurostat: «Nei confronti internazionali degli indicatori di contabilità nazionale, come il Pil per abitante, è desiderabile non solo esprimere i dati in una valuta comune ma anche aggiustare le differenze tra i livelli dei prezzi. Non facendolo si rischierebbe di sovrastimare i livelli di Pil dei Paesi con più alti livelli dei prezzi rispetto ai Paesi che hanno livelli dei prezzi più bassi». Fatta 100 la media dell’Unione Europea del 2019 e del 2023, esprimendo i Pil per abitante in PPS, l’Italia è salita, rispettivamente, da 96 a 98, mentre la Germania è scesa da 122 a 116, la Francia ha perso ben 6 punti, diminuendo da 105 a 99, la Gran Bretagna è calata anch’essa da 103 a 99, la Spagna è rimasta ferma a 91. Il Giappone è sceso da 88 a 85, mentre gli Stati Uniti sono saliti da 134 a 141. Questi dati ci mostrano la consueta marcata differenza esistente tra il Pil per abitante degli Stati Uniti e quelli dei maggiori Paesi europei. All’interno di questi ultimi, la Germania, pur calando, presenta un Pil pro-capite più alto delle altre nazioni (una caratteristica anche di altri Paesi nordici, peraltro anch’essi in flessione, come Svezia e Finlandia). Mentre il Pil per abitante italiano è ormai a livelli pressoché uguali a quelli di Regno Unito e Francia. Non era così quattro anni prima, quando nel 2019 la Francia e il Regno Unito avevano un Pil per abitante, rispettivamente, ancora del 9,3% e del 7,3% superiori al nostro. Nel 2023, inoltre, il Pil pro-capite dell’Italia a parità di potere d’acquisto è risultato del 7,7% superiore a quello della Spagna. Un ultimo dato di particolare interesse, infine, è che eliminando le differenze dei prezzi interni, cioè tenendo conto del costo della vita, il PIL per abitante del Giappone risulta sensibilmente inferiore a quello dei maggiori Paesi europei e, sia pure di poco, anche della Spagna. 

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Esprimendo i Pil per abitante in euro in PPS, osserviamo che nel 2023 ormai soltanto 416 e 300 euro, rispettivamente, separano il nostro PIL per abitante da quelli di Regno Unito e Francia. Mentre nel 2019, prima della pandemia, un cittadino francese era in media più “ricco” di un cittadino italiano di 2.900 euro e uno britannico ci dava 2.200 euro di distacco. Nello stesso tempo un cittadino italiano è oggi mediamente più “ricco” di un cittadino spagnolo di 3.000 euro, di 5.007 euro di un giapponese, di 6.800 euro di un portoghese e di 11.100 euro di un greco. 

La crescita

Questi dati in parità di potere d’acquisto sono coerenti anche con la forte crescita del Pil pro-capite italiano a valori costanti osservata negli ultimi anni rispetto agli altri Paesi del G-7 e alla Spagna (con l’Italia seconda solo agli Stati Uniti), di cui abbiamo dato spesso resoconto negli ultimi mesi. In questa fase storica l’Italia è un paese con caratteristiche davvero particolari. Sta perdendo popolazione e quindi consumatori (fatto non secondario dato che i consumi privati sono la componente principale della domanda aggregata, pesando da soli per poco meno del 60% del Pil), eppure riesce a crescere lo stesso in termini di PIL totale e, ancor di più, ovviamente, di PIL pro capite. Mentre la crescita economica di molti altri Paesi è fortemente sostenuta dalla crescita demografica, tant’è che i dati economici in termini pro-capite di tali Paesi (come Spagna o Francia) aumentano molto di meno dei dati totali o addirittura arretrano (Germania). In sostanza, l’Italia, riesce a far aumentare il suo Pil totale pur perdendo inesorabilmente abitanti anno dopo anno. Lo ha fatto e continua a farlo aumentando il livello dei suoi consumi pro-capite ma ancor di più grazie agli investimenti. Non è stato solo per merito dell’edilizia residenziale e dei superbonus edilizi se il Pil italiano è cresciuto molto rispetto ai livelli pre-Covid, ma anche degli investimenti produttivi in macchinari, impianti e opere pubbliche. Ne sono la riprova i dati Eurostat sull’andamento trimestrale degli investimenti per categorie. Gli investimenti in macchinari e impianti sono cresciuti molto di più che negli altri maggiori Paesi europei, anche se ora sono in flessione dopo la fine del Piano Industria 4.0., pur rimanendo su livelli elevati rispetto ai valori storici. Lo stesso è avvenuto per gli investimenti in edilizia non residenziale e opere pubbliche, con una forte accelerazione soprattutto dal 2023 in poi, grazie al Pnrr. I dati dei prossimi trimestri ci diranno se questa tendenza positiva continuerà. 
 

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