Come chiedere risarcimento danni al Comune per buca

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Come posso ottenere un risarcimento danni dal Comune per una buca in strada? Che succede se la buca è piena d’acqua o nascosta?

Quante volte abbiamo sentito di pedoni caduti in buche stradali, spesso a causa di condizioni meteorologiche avverse o della scarsa illuminazione. La giurisprudenza si è spesso occupata di tale tematica, a dimostrazione di quanto frequenti siano gli infortuni dovuti alla cattiva manutenzione del manto stradale. Tuttavia, il diritto al risarcimento non è mai scontato: esso dipende da una serie di fattori come le condizioni del luogo, la visibilità dell’ostacolo e il comportamento della vittima. In questa guida vedremo come chiedere il risarcimento danni al Comune per la buca sulla strada, sul marciapiedi o su qualsiasi altra superficie sottoposta alla sorveglianza e alla gestione dell’ente locale.

Vedremo quali prove bisogna avere e cosa fare se l’amministrazione non risponde alla richiesta avanzata dall’infortunato. Ma procediamo con ordine.

Il Comune è responsabile per le buche? Il dibattito in giurisprudenza

Prima di entrare nell’aspetto pratico della questione e di capire come chiedere il risarcimento danni al Comune, dobbiamo fare una premessa di carattere tecnico che servirà soprattutto a comprendere come la decisione, in un’eventuale causa, potrebbe essere influenzata dall’interpretazione del giudice.

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In giurisprudenza esiste un contrasto interpretativo. Secondo alcuni tribunali, la responsabilità del Comune deriva dalla violazione dell’art. 2043 cod. civ. (che regola la responsabilità extracontrattuale): in pratica, secondo tale norma, chiunque provoca un danno ingiusto ad altri deve risarcirlo. Chi aderisce a tale tesi sostiene che il danneggiato debba provare non solo di essersi fatto male a causa della buca, ma anche che il Comune è responsabile per aver omesso la manutenzione del manto stradale. Questo comporta un onere probatorio complesso e articolato.

D’altro canto, vi è chi propende per la “responsabilità oggettiva” del Comune ai sensi dell’art. 2051 cod. civ. Questa teoria sostiene che l’amministrazione sia automaticamente responsabile per i danni derivanti dalle cose che ha in custodia, indipendentemente dalla dimostrazione di negligenza, dolo o colpa. In questo scenario, la responsabilità è presunta salvo che il Comune non dimostri che l’incidente sia avvenuto per caso fortuito. Per il danneggiato, quindi, è sufficiente provare di essere inciampato a causa di una buca e che le lesioni subite derivano da tale caduta, rendendo così il processo di risarcimento più agevole.

Sebbene la seconda posizione sia generalmente più accettata, non è escluso che il giudice possa optare per la prima interpretazione, situazione in cui la vittima dovrà fornire prove ben più solide.

Cosa fare dopo la caduta

Chi cade in una buca e si fa male deve iniziare, sin da quel momento (per quanto difficile possa essere), la raccolta delle prove che potrebbero essere necessarie in un eventuale giudizio contro il Comune. Egli pertanto dovrà:

  • fotografare la buca;
  • raccogliere i dati identificativi di eventuali testimoni che possano confermare al giudice la vicenda;
  • farsi trasportare al Pronto soccorso e conservare tutta la documentazione medica.

La prova testimoniale è indispensabile. Infatti, la legge richiede, ai fini del risarcimento, la dimostrazione del cosiddetto “rapporto di causalità” ossia la prova che il danno (le ferite fisiche) dipendano solo e unicamente dalla presenza della buca e quindi dalla caduta. Questo può affermarlo solo chi ha visto la vittima cadere nell’insidia stradale. Del resto il danneggiato non può testimoniare in proprio favore nel corso del processo. E se dovesse mancare tale prova, la domanda giudiziale verrebbe rigettata. Ecco perché è fondamentale e imprescindibile che ci sia sempre un testimone. Testimone che potrebbe anche essere un familiare, un amico o un estraneo.

Quanto alla certificazione medica, non basta ottenere solo il referto del Pronto soccorso, ma bisogna conservare anche tutte le ricevute delle medicine acquistate, delle visite mediche e delle indagini radiologiche, nonché i successivi certificati di visita e la dichiarazione del medico curante di “avvenuta guarigione”. Solo all’esito di ciò sarà possibile calcolare il danno biologico e le eventuali ripercussioni invalidanti (temporanee o definitive che siano).

Onere della prova

Per il danneggiato è dunque necessario dimostrare:

  • l’esistenza della buca. A tal fine basta una fotografia scattata col proprio smartphone;
  • la pericolosità della buca. Difatti non è possibile risarcire un danno determinato non già dall’insidia stradale, ma dal comportamento negligente e imprudente della vittima. Così, tanto più grande e visibile è l’ostacolo, tanto minori sono le chance di ottenere l’indennizzo dal Comune. Al contrario, le buche coperte di acqua, ai margini della strada, insidiose per natura perché celate dalla scarsa illuminazione o dalla condizione dei luoghi, consentono di ottenere il risarcimento;
  • il rapporto causale tra la buca e il danno subito. Di tanto abbiamo parlato sopra: è necessaria la testimonianza diretta di una persona che abbia assistito alla caduta.

Per andare esente da responsabilità, il Comune deve provare il caso fortuito, ossia un evento imprevedibile e inevitabile che ha interrotto il nesso causale tra la cosa in custodia e il danno. Ciò succede quando il danneggiato abbia tenuto una condotta gravemente imprudente, ad esempio correndo in una strada in evidente stato di dissesto.

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Denuncia al Comune

Il danneggiato deve:

  • raccogliere tutta la documentazione (foto, dichiarazioni testimoniali, certificati medici, scontrini per medicine, ecc.)
  • inviare una diffida al Comune con PEC o una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno, descrivendo dettagliatamente l’accaduto, allegando le prove raccolte e quantificando il danno subito;
  • dare un termine di 15 giorni al Comune per rispondere. Verosimilmente la risposta (semmai arriverà) richiederà molto più tempo, posti le note lentezze della burocrazia. Se tuttavia non si dovesse aver riscontro, bisognerà contattare un avvocato civilista per avviare la causa.

Nella lettera, bisogna richiedere formalmente il risarcimento dei danni, specificando l’importo richiesto e le voci di danno (danno biologico, danno morale, spese mediche, ecc.).

La causa

Come anticipato, se la risposta del Comune dovesse mancare o dovesse essere negativa, il danneggiato potrà ottenere il risarcimento solo avviando una causa civile. A tal fine sarà opportuno valutare la convenienza della stessa alla luce delle spese legali da sostenere. A tal fine infatti, oltre all’onorario dell’avvocato (da concordare), sarà necessario pagare i costi del giudizio (il contributo unificato) e la perizia tecnica di un consulente che verrà nominato dal giudice (il cosiddetto CTU). Tutti questi costi sono a carico del danneggiato che, in caso di vittoria, potrà recuperarli dal Comune.

La regola del risarcimento per caduta in una buca

Il principio è dunque il seguente: un pedone che cade in una buca a causa della mancata manutenzione della strada ha diritto al risarcimento dei danni subiti, sia patrimoniali (spese mediche, ecc.) che non patrimoniali (danni morali, ecc.). Tale diritto non spetta solo quando il pedone poteva ben accorgersi della buca con un minimo di diligenza e ciò nonostante è caduto (ad esempio perché distratto dallo smartphone).



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