Bond, trust e addetti-soci: il Veneto spinge la partecipazione dei lavoratori all’impresa

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


di
Federico Nicoletti

La Fondazione Capitale&Lavoro discute i modelli, partendo dai casi concreti del territorio. Dalle Bcc prestiti agevolati per i progetti

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Il Veneto spinge la partecipazione dei dipendenti in azienda, partendo da chi già la applica. C’è l’impresa che ha emesso i bond per i dipendenti, quella che fa amministrare il patrimonio a un trust e la multinazionale che ha trasformato in azionisti i lavoratori. Se il nordest, più che per teorie e strategie, in economia ha sempre brillato, alla rovescia, nella pratica di creare imprese di valore, altrettanto succede quando la discussione riguarda la partecipazione in azienda dei dipendenti, l’apertura a loro del capitale. Dove il dibattito teorico è fatto partendo dai casi pratici che già esistono. Lo si è visto sabato mattina, a the Nice Place, lo spazio convegni dell’azienda della domotica di Lauro Buoro, ad Oderzo, nel Trevigiano, al convegno sui nuovi modelli d’impresa, prima uscita ufficiale di Capitale & Lavoro, la fondazione lanciata lo scorsa estate da Giuseppe Milan, già direttore di lungo corso in Confindustria, insieme ad un gruppo di imprenditori, professionisti, sindacalisti e docenti universitari.

L’happening

La mattina è corsa via rapidamente, davanti a quasi 400 ospiti, in un happening introduttivo, chiuso da una tavola rotonda con i tre ex ministri del lavoro, Tiziano Treu, Maurizio Sacconi ed Elsa Fornero, moderati da Ferruccio De Bortoli. Il tutto è caduto proprio nel momento in cui il Parlamento affronta la discussione decisiva sulla legge per la partecipazione in azienda, proposta dalla Cisl: martedì cento delegati veneti saranno a Roma all’assemblea nazionale, per sostenere una rapida approvazione.
Capitale & Lavoro non si nasconde gli ostacoli: «Sappiamo che molti imprenditori sono lontani da questi concetti e che per altri è ancora un tabù, ma la Fondazione vuole stimolare dibattito e sperimentazioni», sostiene Milan nel suo prologo. I problemi su cui la partecipazione può essere d’aiuto sono tali, da non poter mollare: «Valorizzare il capitale umano, con ragioni in più per attrarre e trattenere i giovani che stiamo regalando alla concorrenza internazionale – enumera il presidente della fondazione – aumentare la produttività, anche in chiave di passaggio generazionale, creare nuova imprenditorialità, un po’ stanca nel nostro territorio, promuovere la democrazia economica».




















































Nordest, una nuova strada

Poi tocca ai fondatori di Capitale & Lavoro ricapitolare, nella prima tavola rotonda, i motivi della sfida. «Nella crisi dell’auto tedesca – dice l’ex segretario dei metalmeccanici Cisl, Marco Bentivogli – colpisce che in tre mesi Volkswagen e sindacati trovino una via per percorrere una strada difficile di riduzioni di personale. Da noi si tratta sempre meno e i contratti aziendali non decollano. Dobbiamo trovare la nostra strada; magari partendo da nordest, dove i primi casi di partecipazione mostrano un coraggio e una facilità nel fare che si fatica a trovare altrove in Italia». «I cigni neri si presentano ogni anno e demografia e tecnologia lanciano sfide pesanti: se non li cavalchiamo, i cambiamenti ci vengono imposti – aggiunge Maria Cristina Piovesana, presidente del gruppo dell’arredamento trevigiano Alf -. Si può sperimentare? Sì, lo si è già fatto in modo spontaneo: mio padre ha iniziato da operaio e molti dei suoi li ha fatti diventare imprenditori. Non si tratta, come mi ha chiesto qualcuno, di capire se siamo diventati comunisti, ma di premiare chi fa la differenza nelle aziende».
«Il quadro giuridico per la partecipazione in azienda – avverte intanto il notaio Guido Bevilacqua – è buono, si sono fatti passi da gigante». Mentre le banche di credito cooperativo della Federazione veneta, come annuncia il presidente della trevigiana Centromarca, Tiziano Cenedese, si apprestano a lanciare, per le aziende, finanziamenti agevolati per pagare le spese necessarie ad introdurre la partecipazione in azienda.

Casi concreti

I casi concreti, si diceva, intanto continuano a spuntare. Vedi la Mafin di Galliera Veneta, nel Padovano, azienda alimentare da 130 addetti e 80 milioni di ricavi, guidata da Stefano Pavan. Amministratore delegato, non più imprenditore: la gestione del patrimonio aziendale è passata ad un trust. «Così è al servizio del lavoro, non viceversa – dice lui -. L’azienda deve esistere anche in futuro, perché è frutto di intelligenze messe a disposizione del territorio». Intanto ai dipendenti l’azienda riconosce benefici in termini di welfare, uguali per tutti, e di liberalità, riconosciute per merito.
Casi come Sogno Veneto, l’azienda dei materassi di Sernaglia della Battaglia, nel Trevigiano: la partecipazione dei dipendenti s’è tradotta nell’emissione di due bond, da uno e 3 milioni di euro, a loro dedicati. «Fare il paròn non serve – dice il presidente, Raffaele Mazzucco – siamo solo custodi di un patrimonio da tramandare». Casi anche molto complessi, come Sonepar, la filiale italiana, base a Padova, del colosso familiare francese della distribuzione elettrica, che ha deciso di trasformare i 44 mila dipendenti mondiali in azionisti, distribuendo il 10% del capitale. Con le difficoltà, come ha spiegato l’ad, Sergio Novello, di calare in realtà diverse quel progetto. «Quando ce l’hanno proposto ci siamo chiesti, in dialetto, dove stesse la fregatura – ha raccontato dalla parte dei dipendenti Mirco Schiavon, responsabile ricevimento merci, che guida 50 colleghi -. Ma l’azienda ci ha formati. E alla fine ci si sente parte di un progetto». Partecipazione che nelle aziende può entrare anche con i fondi d’investimento. Gianni Gajo ha raccontato i casi di due aziende, acquisite dalla Sgr Alcedo, – la prima informatica, la seconda nell’oleodinamica, cresciuta da 65 a 170 milioni di ricavi e venduta ai giapponesi -, in cui la crescita è stata accompagnata in modo decisivo da quote, tra il 10e il 20%. comprate dai manager interni. «Mi auguro che anche le imprese possano procedere su questa via – chiude Gajo -. Si crea un attaccamento all’impresa decisivo, specie nelle fasi difficili».

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

10 febbraio 2025 ( modifica il 10 febbraio 2025 | 08:30)

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link