Nikkei in positivo
La settimana entrante sará meno carica di dati macro rispetto le scorse due che hanno visto i meeting delle banche centrali e l’uscita delle trimestrali, oltre l’ultimo dato sul tasso di disoccupazione Usa sorprendentemente positivo grazie alle revisioni della popolazione Usa. Questa settimana uscirá l’inflazione Usa, nel mentre Powell parlerá al “Semiannual Monetary Policy Report to Congress” sia martedí che mercoledí, successivamente usciranno il Pil di Uk e Ue per il Q4 del 2024 e i dati PPI e Vendite al Dettaglio Usa.
DISOCCUPAZIONE USA, UN’ILLUSIONE?
Venerdi sorprende il dato della disoccupazione al 4%, un dato in calo rispetto alle stime e uscito positivamente per via delle modifiche apportate in seguito alle revisioni annunciate dal Bls nel report di gennaio. Il dato fa sorgere degli interrogativi circa la sua bontá in quanto le richieste di sussidi di disoccupazione rimangono ancora sui livelli massimi da luglio, i dati Jolts sulle aperture di nuovi lavori e cessazioni di rapporti di lavoro vedono un calo dei posti di lavoro vacanti e un aumento dei rapporti di lavoro cessati, inoltre Andrew Challenger comunica nel report del mercato del lavoro che gennaio é un buon mese ma per febbraio iniziamo a vedere dei segni di cedimento per il mercato del lavoro. Le revisioni negative dei Nonfarm Payrolls ammontano a oltre 550.000 posti di lavoro, altro dato che peggiora la lettura del mercato, inoltre le ore lavorate a settimana si trovano sui livelli del 2020, in pieno periodo pandemico. Come é possibile quindi un dato buono sulla disoccupazione? Semplice, grazie alla revisione sono stati inseriti circa 2 milioni di nuovi lavoratori, si presume grazie all’immigrazione e questo dato ha di fatto modificato la percezione dello stato di salute del mercato del lavoro che in ogni caso non modifica il suo trend di peggioramento che al momento risulta smorzarsi leggermente. Il trend di lungo della disoccupazione é e rimane in peggioramento, é solo questione di tempo.
INFLAZIONE USA SOTTO OSSERVAZIONE
Inflazione Usa in uscita mercoledí al 2,9%, livelli che rimangono ancora sostenuti al di sopra del target del 2%. Secondo Truflation, ente che si occupa di calcoli econometrici sull’inflazione Usa in tempo reale, l’inflazione Usa si troverebbe a ridosso del 2,1%. Questo non significa che il dato di mercoledí uscirá al 2,1% ma dovrebbe darci un’indicazione su quello che é il sentiero dell’inflazione visto che fino ad un mese fa l’inflazione misurata da truflation era in linea con i dati rilasciati dal Bls. Al momento l’inflazione rimane quindi relativamente alta rispetto al target, vedremo mercoledí se il dato uscirá al di sotto delle aspettative che prevedono il dato stabile, oppure rimarrá a ridosso dei livelli attuali.
SETTIMANA TECNICA
Sicuramente una settimana meno turbolenta rispetto alle scorse dal punto di vista dei dati macro ma allo stesso tempo non necessariamente calma dal punto di vista tecnico. Le chiusure della scorsa settimana non sono state eccezionali per i mercati azionari che hanno visto delle flessioni interessanti proprio dal punto di vista tecnico e del movimento dei prezzi. Abbiamo visto dei segni di cedimento proprio in corrispondenza dell’uscita dei dati occupazionali Usa di venerdí, un ribasso violento considerando l’attacco ai massimi da parte dei mercati. Attenzione quindi alla dinamica ribassista di breve nata venerdí e grande attenzione é riservata ai massimi della scorsa settimana che potrebbero essere visti come livelli tecnici di estrema attenzione per il mese di febbraio, i primi massimi venduti da qualche settimana a questa parte oltre gli scossoni derivanti da Deep Seek e dai dazi. Questa notte il Nikkei recupera dopo una dinamica tecnica spaventosamente debole su base settimanale che non fa presagire nulla di buono per il Nikkei nel lungo periodo. Al momento é ancora tutto in fase di studio e l’attenzione rimane alta per il Nikkei che tenta di recuperare con un rialzo vicino al +1% nella notte. Per il Forex attenzione alle majors che si ritrovano a testare i minimi delle scorse settimane, facendo presagire ad una possibile inversione di lungo periodo contro il dollaro Usa.
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