L’annuncio della presidente della Commissione von der Leyen: « Giorno storico, Estonia, Lettonia e Lituania collegati alla rete elettrica Ue». Un’operazione da 1,6 miliardi di euro, in gran parte stanziati da Bruxelles
Gli Stati baltici tagliano il cordone energetico con la Russia, ex ingombrante «madre patria» ai tempi dell’Unione Sovietica. Dalla notte tra sabato 8 febbraio e domenica 9, Lituania, Estonia e Lettonia hanno staccato la spina con Mosca e sono ora collegati alla rete elettrica Ue. Un «giorno storico», l’ha definito la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel corso della cerimonia che si è tenuta domenica a Vilnius, capitale della Lituania. «Oggi colleghiamo gli Stati baltici alla rete elettrica dell’Europa continentale. Le linee elettriche con la Russia e la Bielorussia vengono smantellate. Queste catene di cavi che vi collegavano a vicini ostili diventeranno un ricordo del passato».
Il taglio del collegamento energetico con Mosca rappresenta l’addio a uno degli ultimi legami rimasti con la Russia. «Finalmente liberi da minacce e ricatti – ha detto von der Leyen – Questo è un giorno storico. Questa è libertà. Molto prima che i carri armati russi entrassero in Ucraina, gli stati baltici – ha riconosciuto la presidente della Commissione Ue – ci avevano avvertito che il gas a buon mercato importato dalla Russia nascondeva un costo, un costo di dipendenza. Ora l’intera Europa sta eliminando gradualmente i combustibili fossili russi. È l’inizio di una nuova era».
Il collegamento dei Baltici alla rete Ue
I tre Paesi Baltici si sono quindi connessi «con successo» alla rete elettrica europea dopo essersi disconnessi da quella russa. «La sincronizzazione del sistema elettrico degli stati baltici con il sistema dell’Europa continentale è stata completata con successo», ha detto il presidente lituano Gitanas Nauseda. È dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina che Vilnius, Riga e Tallinn lavorano per questo risultato, per cui hanno stanziato 1,6 miliardi di euro dal 2018, soldi in larga misura messi a disposizione dell’Ue. La rete era l’ultimo legame “fisico” rimasto con la Russia per i tre paesi baltici, che si riaffermarono come nazioni indipendenti all’inizio degli anni ’90 con la caduta dell’Unione Sovietica. L’adesione all’Unione europea e alla Nato, l’alleanza militare nordatlantica, risale invece al 2004.
L’energia ai baltici dalla Ue: Mosca privata dell’arma “ibrida” delle forniture
Il significato dell’operazione, come sottolineano i primi ministri e i leader europei intervenuti a Vilnius per la celebrazione, va ben oltre il pur significativo aspetto energetico: la fine della dipendenza elettrica degli Stati baltici dalla Russia priva infatti Mosca dell’opportunità di usare l’energia come «arma ibrida» nei confronti degli Stati vicini.
La prima ministra lettone, Evika Silina, ha definito il processo di sincronizzazione con la linea elettrica continentale «il più significativo progetto a difesa dell’indipendenza dei Paesi baltici e della loro sicurezza degli ultimi decenni».
I tre Stati avevano interrotto gli acquisti di energia dalla Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel 2022, ma avevano continuato ad affidarsi alla rete russa e bielorussa per stabilizzare i livelli energetici ed evitare interruzioni di corrente e blackout. Ora è stato compiuto l’ultimo passo per l’autonomia energetica dei tre piccoli Paesi.
«Il sistema è stabile, il processo si svolge senza intoppi, nessuno si accorge che qualcosa è cambiato», ha detto il ministro lettone dell’Energia, Kaspars Melnis, dopo il distacco.
Lo schiaffo a Kaliningrad: l’enclave russa sul Baltico è isolata
Se per gli abitanti e le imprese degli Stati baltici può essere vero che «nessuno si è accorto» della novità, per la Russia esiste un contraccolpo non solo morale. Il distacco della rete russo-bielorussa ha tagliato fuori l’enclave di Kaliningrad, situata tra Lituania, Polonia e Mar Baltico, dove è ormeggiata la flotta russa sul Baltico. Il porto, con tutto quello che rappresenta, sarà infatti tagliato fuori dalla rete principale russa, costringendo i russi a mantenere un proprio sistema energetico locale per alimentare Kalinigrad. Non a caso, nei mesi scorsi, Mosca avrebbe speso circa 1 miliardo di dollari per costruire e mettere in funzione diverse centrali elettriche a gas nell’enclave.
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