Porto Rico siamo noi, arrendersi a Trump, Gorizia al singolare, la soluzione 7%, la madre di Downing Street, il segreto di Vermeer, Modeo Felix, padri e figli alla francese, la playlist

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Porto Rico siamo noi, arrendersi a Trump, Gorizia al singolare, la soluzione 7%, la madre di Downing Street, il segreto di Vermeer, Modeo Felix, padri e figli alla francese, la playlist

Rassegna musicale/1

Microcredito

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La copertina di Debì Tirar Màs Fotos

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Procedura celere

 

Rassegna americana

Rassegna italiana/1

Go!2025, Nova Gorica e Gorizia capitale della cultura europea 2025: storia di due città che sono diventate una sola

Ungaretti e Preseren

Oggi il confine non divide ma unisce. Non è un’espressione retorica perché è proprio grazie a quel confine che Nova Gorica e Gorizia, insieme, sono state proclamate Capitale europea della cultura 2025. È la prima volta che il titolo viene assegnato a due città di due Paesi diversi e per la partenza di Go!2025, il nome dell’evento, è stata scelta una data emblematica per entrambe: l’8 febbraio, Giornata della cultura in Slovenia ma anche data di nascita del poeta italiano Giuseppe Ungaretti e commemorazione del poeta sloveno France Prešeren. 

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Il Covid e le transenne

Con un piccolo passo indietro durante il periodo del Covid: nel 2020, per controllare i flussi dall’Italia, venne costruita una recinzione temporanea per dividerle di nuovo. «Me lo ricordo: è stato proprio quando abbiamo messo quelle transenne che ci siamo resi conto di cosa significasse avere ancora una volta il confine tra due città che, nel frattempo, avevano sviluppato una grande collaborazione», osserva Samo Turel, sindaco di Nova Gorica

I progetti comuni

Le due Gorizia, negli anni, hanno cominciato ad amalgamarsi e oggi hanno parecchi servizi in comune. Il punto nascite, per esempio, si trova a Nova Gorica ma grazie a uno speciale accordo ci possono andare anche le partorienti italiane; i bambini delle due città possono frequentare le scuole di entrambe, senza distinzioni; sul tracciato del vecchio confine è stato costruito un percorso ciclopedonale frequentato da italiani e sloveni.

La nuova economia di confine

Anche perché le divisioni non convengono. Intorno al confine si era sviluppata un’economia che, da quando è stato smantellato, non esiste più. Gorizia, per decenni città-emporio per la Jugoslavia, si è trovata priva della sua fonte economica principale e di tutta una serie di condizioni che l’avevano favorita, come la zona franca o le tante caserme, oggi vuote. Allo stesso tempo Nova Gorica è diventata europea e alcune delle cose che attiravano gli italiani oltre confine sono sparite

La vita a cavallo delle due città

«Vivo in Slovenia, ma lavoro in Italia: faccio su e giù dal confine ogni giorno, anzi diverse volte al giorno. Ho amici sia a Gorizia che a Nova Gorica quindi frequento entrambe le città». La vita di Alojz Felix Jermann, 28 anni, è l’opposto di quella di nonna Celestina Goljevscek quando aveva la sua stessa età. 

La «Domenica delle scope»

Entrambi, però, hanno vissuto due momenti storici nel processo di apertura dei confini. Per Celestina è stato il 13 agosto 1950, quando aveva 9 anni: «Da un po’ girava la voce che avrebbero aperto il confine, ed è successo veramente. Quel giorno ero con la mamma e il mio fratellino sul confine, sperando di riuscire a incontrare la nonna e gli zii, e d’un tratto abbiamo visto arrivare una folla enorme e pacifica». 

Il confine che unisce

L’obiettivo di Go!2025, concordano i due sindaci, è «promuovere il territorio, anche dal punto di vista turistico, sottolineandone l’unicità e mostrando come, nonostante le difficoltà del passato, si possa collaborare e andare oltre le divisioni». La vita di tutti i giorni degli abitanti di Gorizia e Nova Gorica lo conferma, come sottolinea Celestina: «Oggi noi andiamo di là, loro vengono di qua… è un altro vivere, adesso si sta bene». 

Rassegna italiana/2

Norcia

Rassegna dei diritti

Laila Soueif davanti a Downing Street, mercoledì (Ap)

Laila Soueif con la foto del figlio (Ap)

Rassegna dell’arte/Capolavoro

Vermeer ci ipnotizza: lo dicono le neuroscienze (e non solo) L'artista di Delft trasforma le persone in soggetti sacri

«La lattaia», 1658-1660 circa

«Donna che legge una lettera davanti alla finestra», 1657 circa

«Fantesca che porge una lettera alla signora», 1667

«Ufficiale con ragazza che sorride», 1658

Rassegna sportiva

MILAN, ITALY - FEBRUARY 05: João Félix celebrates after scoring the 3-1 goal during the Coppa Italia Quarter Final match between AC Milan and AS Roma at Stadio Giuseppe Meazza on February 05, 2025 in Milan, Italy. (Photo by Diego Puletto/AC Milan via Getty Images)

Joao Felix, gli anni al Benfica

Si tratterà, invece, di una vera sliding door: a Lisbona, il ragazzo completa lo sviluppo anatomo-morfologico e sviluppa i suoi tratti tecnico-dinamici in un crescendo impressionante

Joao Felix, «longilineo polivalente»

È in quel periodo che João Félix emerge nei suoi tratti inconfondibili, quelli di uno dei più intriganti «longilinei polivalenti» in circolazione. Giocatori, cioè, che pur tra loro diversi per distribuzione anatomo-morfologica (vedi i vari Havertz e Neuhaus, Kulusevsky e in parte lo stesso Bellingham) sono tra le risposte struttural-funzionali più efficaci all’evolversi di un calcio sempre più mixed, che sfuma le fasi di gioco (possesso e non possesso, transizione difensiva e offensiva) e richiede appunto atleti in grado di fluttuare «tra le linee» come i musicisti jazz suonano «tra le note», fungendo da cerniere, «connettori» del sistema. Tra i pionieri di questo adattamento evolutivo, si stagliano figure come Cruijff e Kakà, due idoli di João Félix e due campioni a cui in quegli anni viene a lungo accostato: il paragone con Cruijff è proposto da António Simões, leggendaria ala del Benfica, oggi 81enne; quello con Kakà diventa quasi un mantra, non a caso riaffiorato in questi giorni per il richiamo interno alla storia rossonera. 

Joao Felix e il paragone con Kakà

Il paragone con Kakà, in realtà, ha invece qualche fondamento tecnico-cinetico. Di complessione più sostenuta (186 cm per 83 kg versus 181 per 65) il brasiliano possedeva ovviamente un rapporto potenza-grazia ineguagliabile; però è vero che João Félix sembra condividerne la capacità di integrare proprio sulla corsa (di eseguire in movimento e/o velocità) quei differenziali tecnici che «mutano il paesaggio» di un’azione per sé e per la squadra: dribbling, filtranti-assist, cambi direzionali, alternanza tra arresti e accelerazioni. È un quadro che ci introduce alle qualità d’insieme e specifiche di João Félix. 

Atletico, Chelsea e Barcellona

Quelle sequenze invece, a posteriori, somigliano proprio a folgori temporalesche seguite da una lunga siccità. La stagione 2019-2020, che avrebbe dovuto essere una piattaforma di lancio, l’innesco di una consacrazione, è l’inizio di quelle aspettative congelate. Il lungo passaggio all’Atletico (2019-23) sarà un roller coaster con molti più tonfi che picchi: una Liga vinta (2020-21) più da comprimario che da primattore, e un consuntivo finale tutt’altro che esaltante: in 96 partite, 25 gol, solo 10 di più rispetto a quelli segnati al Benfica in 26 match. Ma soprattutto, la progressiva emersione di quell’incompatibilità al sistema temuta e prevista da molti, riassunta nella distanza tra João Félix e altri giocatori tecnici dell’Atletico: su tutti, il «piccolo diavolo» Griezmann, capace di interpretare le «due fasi» (quella difensiva con pressing, scalate, rientri e raddoppi) e più in generale di «sporcare» il suo gioco secondo le richieste del Cholo.

Rassegna cinematografica

Vincent Lindon (Pierre), Stefan Crepon (Louis) e Benjamin Voisin (Fus)

Rassegna musicale/2 La Playlist n. 37





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