Le ultime ore di vita di Ilaria Mirabelli, le prove della difesa e i racconti dei testimoni

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COSENZA L’attività investigativa svolta dai carabinieri per ricostruire la dinamica dell’incidente verificatosi lo scorso 25 agosto 2024 a Lorica, costato la vita alla 38enne Ilaria Mirabelli, è stata minuziosa. Il lavoro della scientifica è stato accompagnato dalla raccolta delle testimonianze rese da chi racconta di aver incrociato, qualche minuto prima del tragico impatto, l’auto con a bordo la vittima (seduta sul lato passeggero) e Mario Molinari, ex compagno della donna, alla guida della Wolkswagen Up. Accusato di omicidio stradale, l’indagato è finito agli arresti domiciliari.

Il testimone

C’è un uomo che racconta agli investigatori di aver visto, mentre era a bordo della sua autovettura proveniente da Lorica «alle ore 16:50 circa (…) un uomo e una donna che a gran voce e gesticolando», lo invitavano a fermarsi e chiamare il 118. «Chiedevano aiuto per quello che a primo impatto pensavo subito si trattasse di un incidente stradale». L’uomo si ferma e viene a conoscenza della presenza di una vettura finita in un burrone. La donna già presente sul posto avrebbe confessato di aver visto, qualche istante prima, la stessa auto «procedere a velocità sostenuta».

Gli esami sull’auto

La partita tra accusa e difesa si è giocata e si giocherà anche nei prossimi step giudiziari, fino ad un eventuale processo, sulla valutazione rispetto alla presenza di Mirabelli o Molinari alla guida della vettura al momento dell’incidente. La famiglia di Ilaria Mirabelli ha sempre sostenuto che la figlia si trovasse sul lato passeggero, mentre Mario Molinari ha sempre fornito una versione ostinata e contraria. «Le prove di guida effettuate sull’autovettura con Molinari e la sorella di Ilaria, Alessia Mirabelli, sono servite – all’accusa – a determinare la compatibilità rispetto all’assetto di guida imposto dalla posizione dei sedile». La sorella della vittima ha una corporatura simile a quella di Ilaria.
L’esito della prova avrebbe fatto emergere l’incompatibilità della donna rispetto alla guida del veicolo. «Sarebbe viceversa indubbio che al volante potesse esserci solo Molinari anche in relazione all’ulteriore riscontro delle prove di guida». Sentito il 31 agosto, Molinari riferisce «che nei pressi di una curva in direzione Lorica, mentre Ilaria procedeva con tranquillità, all’improvviso la loro auto usciva di strada, prendendo un terreno in discesa per poi ribaltarsi più volte». Per uscire dall’abitacolo, l’indagato «avrebbe fatto leva sugli arti inferiori aggrappandosi con le mani all’esterno dello sportello lato guida dal finestrino lato guida». Non vedendo la compagna, avrebbe dunque iniziato ad urlare il suo nome salvo poi rinvenire il corpo di Ilaria a pochi metri dalla vettura. Molinari riferirà inoltre «di aver toccato e girato Ilaria per vedere se fosse viva e di aver cercato di spostare la lingua per vedere se le ostruisse il respiro».

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Gli ultimi istanti di vita

Prima di procedere ad indagare su quanto accaduto, i carabinieri hanno ricostruito le ore precedenti la morte di Mirabelli. La coppia si sarebbe recata prima un bar tabacchi di Donnici per consumare un aperitivo, poi avrebbe deciso di pranzare insieme a due amici. «Durante il pranzo, dai telefonini in uso al quartetto venivano realizzati filmati dove Molinari veniva ritratto in compagnia dei cani (di Ilaria, ndr)». Concluso il pranzo, la coppia Mirabelli-Molinari avrebbe ripreso l’auto precedentemente parcheggiata (a circa un chilometro di distanza).

Gli elementi della difesa

Il legale di difesa dell’indagato, l’avvocato Nicola Rendace, tramite i propri consulenti avrebbe escluso l’ipotesi dello «schiacciamento della vittima attraverso compressione del corpo tra auto» e «non è affatto possibile escludere ricostruzioni alternative quali per esempio la fuoriuscita del corpo di Ilaria dal finestrino sinistro, con successivo schiacciamento».
Sulle tracce biomolecolari, sostiene la difesa, «il capello potrebbe essere finito nel luogo dove è stato rinvenuto e poi repertato in un momento qualsiasi anche antecedente, di giorni, che successivo al fatto».
La presenza di tracce di Dna rinvenute sul volante e sul cambio e riferite a Molinari, invece, non «esclude che alla guida ci fosse Mirabelli» perché l’indagato «era il proprietario della autovettura e l’aveva usata nel viaggio di andata». Ancora, la prova della compatibilità della persona alla guida dell’auto, per la difesa «è del tutto fallace» perché «si parte dal presupposto indimostrato che il sedile non sia stato spostato dopo il fatto». «Molinari, alto circa un metro e ottanta, se fosse stato realmente alla guida dell’auto nei frangenti dell’incidente – annotano i consulenti – non sarebbe stato in grado di frenare perchè fortemente compresso e avrebbe riportato serie lesioni durante il ribaltamento». (f.benincasa@corrierecal.it)

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