La risposta dell’Ue alle superpotenze. Si apre a Parigi il mega-vertice sull’IA

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Da domani e per 48 ore Parigi si trasformerà nella capitale dell’Intelligenza Artificiale, con un summit che riunirà i grandi del mondo dell’IA, ricercatori, investitori, i Signori della Silicon Valley, ministri, capi di governo e di stato. Nell’attesa di sapere se, come spera Emmanuel Macron, l’Europa saprà aprire una terza via tra i canyon già scavati da Cina e Stati Uniti, Parigi ha dedicato all’intelligenza artificiale un fine settimana di appuntamenti culturali, artistici, esplicativi, in alcuni casi ludici, inaugurati da un discorso della ministra Rachida Dati.

La cartella stampa, linda e precisa, parla di «un evento unico dedicato alla creazione e la cultura» con una serie di appuntamenti alla Biblioteca Nazionale e alla Conciergerie per capire questo «strumento rivoluzionario» che offre «possibilità infinite» di innovazione ma pone «questioni essenziali sul diritto d’autore, la remunerazione degli artisti, la definizione stessa di creazione». Poi l’occhio va in fondo alla pagina e si scopre che «la pagina che avete appena letto è stata redatta da un’intelligenza artificiale». L’IA che si scrive la sua presentazione. L’effetto è naturalmente voluto dagli organizzatori francesi, come è voluto da Emmanuel Macron: «Il mondo accelera, non possiamo rallentare». Domani e dopodomani, le sontuose volte trasparenti del Grand Palais che hanno fatto da cornice alle Olimpiadi di Paris 24, accoglieranno i rappresentanti di un centinaio di paesi, e patron della tech, tra cui Sam Altman, di OpenAI, la start up californiana che ha creato ChatGpt. Per l’Italia, ci sarà il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso. «Ci vuole più patriottismo economico ed europeo» martella da giorni Macron, che presiede il vertice con il presidente indiano Narendra Modi. In attesa degli annunci (in particolare da parte della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen) è il tono che conta. Volontarista.

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I SUPERCOMPUTER

«Dobbiamo comprare intelligenza artificiale francese ed europea ogni volta che è possibile», ha detto Macron. E ancora: «siamo pronti a batterci per essere pienamente autonomi, indipendenti, o vogliamo rassegnarci a una competizione limitata a Stati Uniti e Cina? Se l’Europa decide di appropriarsi della questione, se decide di semplificare e accelerare, avrà le sue carte da giocare». Dal vertice di Parigi dovrebbe uscire «un piano – annunciato da von der Leyen – per una decina di grandi supercalcolatori pubblici dedicati alla ricerca pubblica e aperti alle startup europee». Questi computer dai super poteri sono cruciali per la costruzione dei modelli di IA. I Grandi riuniti a Parigi dovrebbero anche mettersi d’accordo sulla creazione di una fondazione finanziata da enti privati e pubblici (governi, organizzazioni filantropiche, imprese) che possa stanziare almeno 2 miliardi e mezzo di euro in cinque anni. In questi giorni sono stati già promessi investimenti per 30-50 miliardi da parte degli Emirati Arabi per la costruzione di un mega centro dati, mentre la banca pubblica BPI sbloccherà dieci miliardi entro il 2029 per reinvestire direttamente nelle imprese di Intelligenza Artificiale.

Obiettivo: «mettere in luogo sicuro i dati sensibili, in particolare per quanto riguarda sanità, ma anche i media, e controllarne l’accesso», come ha precisato l’Eliseo. Primi passi che appaiono ancora timidi rispetto alla falcata da 500 miliardi promessa da Donald Trump per il suo piano fantascientifico “Stargate”. Ieri e oggi sarà comunque la cultura in primo piano, anche se i soldi non sono questione secondaria nemmeno per i creativi. Lo ha ben spiegato Jean-Michel Jarre, presente alla tavola rotonda inaugurale alla Biblioteca di Francia, aperta dalla ministra della Cultura Dati. Il compositore francese di musica elettronica ha lodato l’intenzione di Dati di lanciare «un dibattito nazionale per un mercato etico rispettoso del diritto d’autore» per fare in modo che «gli artisti non siano sacrificati al profitto degli interessi tecnologici» e si è scagliato contro Spotify responsabile secondo lui di «volersi sbarazzare degli artisti» diluendoli tra brani realizzati con intelligenza artificiale. «Dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo – ha detto Jarre – C’è una torta, la cultura deve averne una parte, perché sappiamo tutti che qui non vogliamo combattere ma vogliamo essere remunerati. Io stesso ho nutrito l’algoritmo con la mia musica».

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