ROMA – Nel 1983 una serie sempre più violenta di rapine in banca, operazioni di contraffazione e rapine a mezzi blindati sta instillando il terrore nel nordovest degli Stati Uniti. Tra la confusione delle forze dell’ordine che si affannano per trovare risposte, il solitario Terry Husk (Jude Law) agente dell’FBI di stanza nella pittoresca e sonnolenta cittadina di Coeur d’Alene, in Idaho, giunge alla conclusione che non si tratta di criminali comuni assetati di denaro, ma di un gruppo di pericolosi terroristi interni al seguito di un leader radicale e carismatico, Robert Mathews (Nicholas Hoult), che stanno tramando una devastante guerra contro il governo degli Stati Uniti. Ovvero The Order, il nuovo film di Justin Kurzel (The Kelly Gang, Ellis Park) che dopo la presentazione in anteprima mondiale, in concorso, a Venezia 81 arriva dritto dritto su Prime Video.
Ma soltanto qui in Italia e in una buona fetta di Mondo dopo che Amazon ne ha acquisito i diritti di distribuzione internazionale, perché negli Stati Uniti The Order è arrivato nel suo giusto luogo d’appartenenza: la sala cinematografica. Merito di Vertical Movie che lo scorso 6 dicembre ne ha promosso la distribuzione in forma limitata in oltre 600 sale incassando poco meno di 3 milioni di dollari, e non senza qualche preoccupazione da parte degli esercenti. Chi lo ha visto al Lido lo sa già, è un film che punta dritto alla pancia populista del paese fatta di antisemitismo e odio razzista quello di Kurzel, tratto dal saggio giornalistico (inedito in Italia) The Silent Brotherhood: The Chilling Inside Story of America’s Violent, Anti-Government Militia Movement, di Kevin Flynn e Gary Gerhardt del 1989.
Un’indagine giornalistica che ripercorre la storia del Brüder Schweigen/The Order, uno dei gruppi di estrema destra più potenti e pericolosi d’America, responsabile di una serie di attacchi terroristici tra il 1983 e 1984 che puntava a stabilire una grande nazione ariana per proteggere i cristiani bianchi d’America dall’oppressione delle altre razze attraverso la promozione di una retorica antirazziale, antisemita e neonazista. Gli eventi di Capitol Hill fecero il resto: «Di fronte al Campidoglio, il 6 gennaio 2021, sono stati appesi dei cappi a imitazione dell’immaginaria insurrezione descritta in The Turner Diaries, un romanzo degli anni Settanta: il primo piano generale di terrorismo interno in America. The Order è una caccia all’uomo nelle profondità di quell’odio, un presagio di un’America divisa, un colpo di avvertimento di ciò che è stato e di ciò che potrebbe accadere».
O che forse è già accaduto ma sotto altre forme. Un po’ alla maniera di opere contemporanee e affini in termini ideologici come BlacKKKlansman e M – Il Figlio del Secolo che si servono della cornice storica di un passato lontano – nel tempo – ma vicino nella sua criticità, The Order è la denuncia in formato filmico dell’australiano Kurzel verso i tempi bui che stiamo vivendo. Tempi fatti – ancora – di complottismi e fake news, di antisemitismo e ideologie fondamentaliste, di politica dell’odio e Potere Bianco. Movimenti sociali di differente etichetta, nome, titolo, ma dalle identiche sfumature problematiche su cui Kurzel punta il dito: «L’unica cosa che avete in comune è che siete troppo inadeguati per stare al mondo e la vostra unica risorsa è cercare di mortificare la gioia degli altri».
Una linea dialogica che parla da sola e che vale da sola la visione di The Order per cui: «L’America è un grande paese ma siamo ancora intrappolati nelle nostre menti». E non è solo la Nazione a stelle e strisce ad esserlo, ma fa certamente più rumore il film di Kurzel se andiamo a vedere chi risiede, oggi – di nuovo -, alla Casa Bianca. Al di là, comunque, di un discorso ideologico che finisce con il potenziarne gli effetti filmici, è di un grande pezzo di cinema che parliamo. Uno small-town-mistery denso dalle immagini evocative armonizzate da transizioni poetiche e dai colori sfumati come sono sfumati i contorni caratteriali chiaroscurali dei suoi agenti scenici, The Order, che regala ai posteri una bel testa a testa interpretativo tra due Law e Hoult allo stato dell’arte.
Esplosivi, intensi, metodici, legati ma senza legami, disposti a tutto e a sacrificare chiunque per raggiungere il loro obiettivo. Un uomo di legge solitario e dal passato difficile e tutt’altro che limpido e un padre di famiglia dalla doppia vita assolutamente antitetica (una scissione caratteriale per certi versi evocativa di Giurato Numero 2). Due facce della stessa medaglia, due uomini uguali posti agli angoli opposti del reticolato narrativo perché figli di scelte radicalmente opposte: redenzione e martirio. Nel mezzo un intreccio solido dall’andamento cadenzato e il guilty pleasure di poter vedere Jude Law armato di fucile a pompa che spara all’impazzata per provare a fermare i malviventi. Per queste e per molte altre ragioni vi diciamo: non perdetevi The Order, un grande film arrivato esattamente al posto giusto e al momento giusto.
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