Il nuovo Eldorado si chiama Artico

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Un villaggio in Groenlandia – Unsplash

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I ghiacci della calotta si stanno sciogliendo liberando le ambizioni di conquista dell’Artico. L’America di Donald Trump, i paesi nordici, la Russia di Vladimir Putin e anche la Cina sono impegnati nella competizione man mano che viene rivelato il potenziale economico, scientifico, militare e il valore strategico della regione polare. Un contesto quello appena descritto difficilmente immaginabile fino a qualche decennio fa, ma completamente mutato a causa dei cambiamenti climatici e delle guerre per procura, come quella in Ucraina, in scacchieri complicati come l’est Europa, l’Asia e il Medio Oriente.

E un focus importante sulla regione artica, che aiuta a capire da un’angolatura diversa e complessa, come quella della ricerca scientifica italiana, le dinamiche non solo intellettuali ma anche geopolitiche di quella parte del mondo, è in scena, fino al 2 marzo, a Bologna, presso Museo Civico Archeologico, del Settore Musei Civici del Comune (Via dell’Archiginnasio 2). Si tratta due mostre scientifiche del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) “Obiettivo Scienza” e “Artico. Viaggio interattivo al Polo Nord”.

Quest’ultima è un’esposizione ideata e realizzata da Unità Comunicazione del Cnr, Dipartimento scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente (Cnr-Dsstta), Istituto di scienze polari (Cnr-Isp), Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Cnr-Iret) e Istituto per le tecnologie didattiche (Cnr-Itd). L’idea è quella di guidare il pubblico, attraverso installazioni fisiche e multimediali, esperimenti interattivi, apparecchiature scientifiche, ricostruzioni in scala, documenti, oggetti e immagini suggestive, alla scoperta dell’Artico, delle sue peculiarità e dei fenomeni osservati, da anni oggetto di studio da parte della comunità del Cnr anche attraverso la stazione di ricerca “Dirigibile Italia” situata a Ny Ålesund, nelle Isole Svalbard. Adatta al pubblico di tutte le età e in particolare alle scuole, l’esposizione affronta l’urgente tema del cambiamento climatico, rendendo comprensibile a tutti l’impatto che il riscaldamento globale ha sul Sistema Terra, con conseguenze particolarmente evidenti nelle regioni artiche. La mostra è dedicata alla memoria del primo ricercatore Cnr Angelo Viola. L’esposizione, che è un sempre verde visto che è itinerante da molti anni, seppur aggiornata, mette in luce anche altri aspetti, legatissimi al mondo dell’attualità, che evidenziano, non in modo diretto, alcune incongruenze tra la visione politica e quella scientifica. Nel 2017, nel suo primo mandato da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump affermò: «In the East, it could be the coldest New Year’s Eve on record. Perhaps we could use a little bit of that good old Global Warming that our Country, but not other countries, was going to pay trillioni di dollari to protect against». Ovvero: «Sulla costa orientale (degli Stati Uniti, ndr) potrebbe essere il Capodanno più freddo mai registrato. Forse potremmo usare un po’ di quel buon vecchio riscaldamento globale contro il quale il nostro Paese, ma non altri paesi, avrebbe pagato trilioni di dollari per proteggersi». In più pannelli della mostra sono spiegati gli effetti del cambiamento climatico: il fatto che certe zone della terra si raffreddino e altre invece facciano esattamente il contrario, dimostra solo che il riscaldamento globale non è omogeneo, non che non esista. Questo fenomeno, infatti, dipende dalla modifica della circolazione delle correnti marine, che è determinata da altri fenomeni, tutti però influenzati dall’aumento delle emissioni di gas a effetto serra. In altri pannelli si capiscono le differenze – non banali – del ghiaccio presente in Artico: dalle calotte della Groenlandia al permafrost siberiano, ovvero terreno o roccia con temperatura minore o uguale allo 0 gradi Celsius, in queste condizioni almeno per 2 anni. Poi ci sono le grandi avventure riguardanti i viaggi e la geografia politica, con i “mitici” passaggi a Nord Ovest e a Nord Est.

Proprio quest’ultimo è una rotta marittima, che passa al largo della Siberia e che sta gradualmente diventando percorribile promettendo di far risparmiare tempo (da una a due settimane) e carburante nei collegamenti tra l’Europa e l’Asia rispetto al classico percorso attraverso il Canale di Suez. L’Artico potrebbe contenere il 25% delle riserve mondiali rimanenti di idrocarburi convenzionali. Per questo il riscaldamento globale, che sta provocando il rapido scioglimento dei ghiacci polari, stuzzica l’appetito dei paesi “artici” che cercano di accedere alle abbondanti risorse di petrolio, gas, minerali e pesca. Per il passaggio a Nord Ovest per esempio, gli Usa reclamano alla Danimarca la Groenlandia generando frizioni non solo con l’Unione Europea, ma anche all’interno della Nato. E i groenlandesi potrebbero presto votare in un referendum sull’indipendenza dalla corona danese. Il leader del partito al governo Siumut, Erik Jensen, ha dichiarato che, se venisse rieletto nelle elezioni anticipate dell’11 marzo, accelererebbe il processo di indipendenza attivando l’articolo 21 della legge sull’autogoverno della Groenlandia per negoziare i termini delle future relazioni e, cosa fondamentale, indire un referendum sulla propria sovranità nel prossimo parlamento. Jensen ha ammesso che l’intervento di Trump sull’annessione della Groenlandia ha contribuito indirettamente a questa decisione. Oltre a tutte le attività fatte dalle missioni italiane, con studi avanzati che riguardano la tecnologia, la geologia, la fisica, la medicina, la protezione della pianeta e dell’umanità, in occasione della tappa di Bologna, il progetto espositivo è stato arricchito da una nuova sezione dedicata all’importanza che le comunicazioni radio hanno avuto nell’esplorazione e nella scienza polare, il tutto anche in omaggio alle celebrazioni, avvenute l’anno scorso, del 150° anniversario della nascita di Gugliemo Marconi. Collegata all’esposizione c’è anche “Obiettivo Scienza”, una mostra fotografica che racchiude una selezione degli scatti presentati nell’ambito del contest ideato e promosso in occasione delle celebrazioni per il Centenario del Consiglio Nazionale delle Ricerche: un modo per “svelare”, attraverso il contributo tanti colleghi e colleghe della rete Cnr, la quotidianità della scienza, il fascino di fare ricerca e la sua bellezza.





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