Il giornalismo digitale ha rivoluzionato il modo in cui l’informazione viene prodotta, diffusa e recepita. Questo cambiamento ha portato la sociologia del giornalismo a rivedere e aggiornare le proprie teorie di riferimento, come il gatekeeping* e l’agenda-setting**, adattandole a un panorama mediatico sempre più dominato dalla network society (la società delle reti) e dalla platform society. Queste piattaforme digitali mettono in relazione utenti, corporation e istituzioni pubbliche, generando un ecosistema complesso in cui logiche economiche, dinamiche politiche e realtà sociali si intrecciano costantemente.
Il Dottor Gregorio Scribano, esperto di sociologia della comunicazione e pioniere del giornalismo sociale e partecipativo in Italia, ha analizzato le implicazioni del digitale sull’informazione, esplorando il ruolo delle tecnologie, dei social media e dell’intelligenza artificiale. In questa intervista, approfondiremo il suo punto di vista su questi temi cruciali.
Dottor Scribano, il giornalismo digitale ha trasformato profondamente il panorama dell’informazione. Quali sono, secondo lei, i cambiamenti più significativi che il giornalismo ha dovuto affrontare?
Credo che il cambiamento più significativo sia stato il passaggio da un modello centralizzato, in cui le redazioni giornalistiche detenevano il controllo quasi esclusivo della produzione e della diffusione delle notizie, a un ecosistema più frammentato e interattivo. Oggi, chiunque con una connessione internet può partecipare attivamente alla produzione di contenuti informativi, modificando le dinamiche tradizionali del giornalismo. Questo ha portato la sociologia del giornalismo a riconsiderare concetti chiave come il gatekeeping, che ora si configura come un processo più distribuito e partecipativo.
Il ruolo delle piattaforme digitali nella diffusione delle notizie è diventato centrale. Quali sono le principali implicazioni sociologiche di questa tendenza?
Le piattaforme digitali, come i social media e i motori di ricerca, sono diventate i principali intermediari dell’informazione. Questo ha delle conseguenze rilevanti: da un lato, aumenta la velocità e la capillarità della diffusione delle notizie; dall’altro, introduce nuove logiche economiche e algoritmiche che influenzano quali contenuti vengono mostrati agli utenti. In sociologia, parliamo di platform society proprio per indicare questa crescente dipendenza dai meccanismi delle piattaforme, che ridefiniscono le dinamiche del potere informativo.
L’intelligenza artificiale e gli strumenti di supporto stanno ridisegnando lo scenario della professione del giornalista e delle redazioni. La tecnologia sta influenzando e continuerà a influenzare le pratiche giornalistiche del XXI secolo. Quali sono i rischi e le opportunità che l’intelligenza artificiale comporta nel giornalismo?
L’intelligenza artificiale rappresenta una doppia sfida per il giornalismo. Da un lato, offre opportunità straordinarie, come l’automazione di compiti ripetitivi, l’analisi di grandi quantità di dati e la personalizzazione dei contenuti. Dall’altro, però, pone problemi etici e professionali: la crescente dipendenza dagli algoritmi rischia di ridurre il ruolo del giornalista come mediatore critico dell’informazione, mentre la generazione automatizzata di notizie solleva interrogativi sulla qualità e l’affidabilità delle fonti. È fondamentale trovare un equilibrio tra innovazione tecnologica e responsabilità editoriale.
Come si inseriscono questi cambiamenti nella più ampia evoluzione del giornalismo come istituzione sociale?
Il giornalismo ha sempre avuto un ruolo chiave nella costruzione della realtà sociale. Con l’avvento del digitale, questo ruolo si è frammentato e diversificato: emergono nuove forme di giornalismo partecipativo, investigativo e basato sui dati, mentre il rapporto con il pubblico diventa sempre più interattivo. Tuttavia, questo processo porta anche a una maggiore instabilità economica e a una crisi della fiducia nell’informazione. Il futuro del giornalismo dipenderà dalla capacità di adattarsi a questi cambiamenti, mantenendo al contempo i valori fondamentali della professione.
Guardando al futuro, quali sfide ritiene più urgenti per il giornalismo digitale?
Le sfide sono molteplici. In primo luogo, la sostenibilità economica: i modelli di business tradizionali sono in crisi e le testate devono trovare nuove strategie per garantire indipendenza e qualità dell’informazione. In secondo luogo, la regolamentazione delle piattaforme digitali: senza una governance adeguata, rischiamo che l’informazione venga dettata da logiche commerciali piuttosto che dal valore giornalistico. Infine, è necessario investire nella formazione dei giornalisti e nella media literacy del pubblico, per sviluppare una maggiore consapevolezza critica nell’ecosistema digitale.
Alla fine di questa intervista possiamo concludere che il giornalismo digitale rappresenta una sfida complessa e in continua evoluzione.
Come ci ha illustrato il Dottor Scribano, le trasformazioni in atto richiedono un ripensamento profondo del ruolo del giornalista, dei modelli economici dell’informazione e dell’impatto delle tecnologie digitali. Il futuro dipenderà dalla capacità di adattarsi a questi cambiamenti senza perdere di vista il valore sociale del giornalismo.Â
*In ambito sociologico gatekeeping (in italiano “custodia” o “sorveglianza all’ingresso”, dall’inglese gate = “ingresso, portone” e keeping = “sorveglianza, controllo”) indica, in senso ampio, qualsiasi attività di regolamentazione all’accesso di una professione, un ambiente culturale o simili.
**L’agenda-setting è la teoria delle comunicazioni che ipotizza la possibile influenza dei mass-media (mass-news) sull’audience in base alla scelta delle notizie considerate “notiziabili” e allo spazio e preminenza loro concessa. Il postulato principale dell’agenda-setting è il salience transfer, cioè il rendere la notizia saliente rispetto alle altre, quindi indica l’abilità dei mass media a trasferire un argomento da una agenda privata a quella pubblica d’interesse generale più elevato.
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