Il sauvignon, vitigno la cui genesi va ricercata in Francia, contesa tra Bordeaux e la Valle della Loira, è probabilmente arrivato in Italia intorno alla fine del XVIII secolo, dove dà i risultati migliori in Friuli Venezia Giulia e in Alto Adige, due regioni assai vocate per i vini bianchi. Presentando i migliori vini del Collio, ci siamo soffermati anche sui due Sauvignon che fanno parte della lista dei 25 vini del Friuli Venezia Giulia premiati con i Tre Bicchieri , il Collio Sauvignon 2023 – Tiare Roberto Snidarcig e il Collio Sauvignon Extempore 2018 – Venica & Venica, ma sono tante le etichette che hanno come protagonista questo vitigno ad esserci piaciute moltissimo durante le nostre degustazioni.
Alcuni dei Sauvignon che abbiamo apprezzato di più appartengono alla DOC Colli Orientali del Friuli (COF), che occupano una striscia di territorio lunga una sessantina di chilometri e larga non più di quindici, con terreni marnoso-calcarei ma con climi che talvolta differiscono anche in modo sensibile. A sud l’azione mitigatrice del mare è ancora avvertibile, mentre nella parte a nord di Cividale resistono solo i vitigni più robusti, come il verduzzo e il refosco, che costituiscono quindi l’asse portante della viticoltura di quelle zone.
Altri alla DOC Collio, che tradizionalmente rappresenta una delle migliori zone viticole di tutta Italia per la produzione dei vini bianchi. È una Doc di frontiera, comprendendo la zona collinare a ridosso con il confine italo-sloveno. Inizia ad Oslavia, in pratica nella periferia settentrionale di Gorizia, e si snoda fino a Dolegna, più precisamente fino al corso del fiume Judri. La zona vitivinicola è caratterizzata dalla presenza di un particolare tipo di terreno, la ponca, una formazione calcareo-marnosa che contraddistingue anche la limitrofa area a Doc dei Colli Orientali del Friuli.
I Sauvignon del Friuli Venezia Giulia dal migliore rapporto qualità-prezzo
La lista che segue è quella Sauvignon del Friuli Venezia Giulia – inseriti nelle guide Berebene 2025 del Gambero Rosso e Vini d’Italia 2025 del Gambero Rosso – che hanno ottenuto i Due Bicchieri Rossi (sono, infatti arrivati in finale per i Tre Bicchieri) e che costano meno di 20 euro in enoteca o negli shop on-line.
Siamo rimasti affascinati dal Sauvignon 2022 de La Magnolia, piuttosto tipico negli aromi di pompelmo e foglia di pomodoro, dotato di una buona spinta acida che ne allunga il sorso verso un finale pulito e nitido. L’azienda ha sede in una villa settecentesca a Spessa di Cividale. È gestita da Cristina Cozzarolo che ha ereditato le preziose vigne piantate da suo padre negli anni 60. Per anni è stata affiancata dal fratello Claudio, che ora non c’è più e viene ricordato con il vino Ubi Es.
Il Sauvignon ’22 di Drius è ricco di sfumature agrumate di litchi e lime e vegetali di ortica e peperone, fragrante e dinamico all’assaggio. Mauro Drius è un vero artigiano del vino, un abile vignaiolo che sa esaltare come pochi le potenzialità del territorio. Fa parte di quella categoria di contadini orgogliosi del loro mestiere e innamorati della terra che lavorano. I suoi preziosi vigneti si estendono sia nell’alta pianura della denominazione Friuli Isonzo che sulle pendici del Monte Quarin, nel cuore del Collio. Mauro si giova della fattiva componente familiare femminile ed ha affidato le pratiche di cantina al giovanissimo figlio Denis.
Ottimo il Sauvignon ’23 di Dorigo, intrigante all’olfatto e fragrante al palato. Alessio Dorigo nel 2012 raccolse il testimone dal padre Girolamo. Da quel passaggio generazionale ci fu un susseguirsi di cambiamenti sia strutturali che produttivi che, nel tempo, hanno permesso di allargare l’offerta aziendale e di impreziosire il già prestigioso marchio. Gli spumanti prodotti rigorosamente con Metodo Classico rappresentano i capisaldi dell’azienda, ma anche tutti gli altri vini si sono consolidati su uno standard qualitativo di altissimo livello esaltando le peculiarità territoriali.
- FCO Sauvignon 2023 – Dorigo
Il Sauvignon ’23 di Conte d’Attimis-Maniago si presenta all’olfatto con intriganti note fumé seguite da frutta candita, scorza di agrumi e peperone verde per poi regalare un sorso fragrante e balsamico. Con l’annata 2023 l’azienda ha festeggiato la sua 438esima vendemmia sulle colline di Buttrio. Alberto d’Attimis-Maniago Marchiò e il figlio Fabio gestiscono questa storica cantina tramandata di padre in figlio fino all’attuale diciottesima generazione. Da sempre l’azienda ha creduto nella replicazione dei biotipi locali e nel valore enologico delle varietà autoctone. Tra i vigneti si è sempre rispettato l’ambiente naturale mantenendo una forte presenza di zone boschive e coltivazioni diversificate.
Il Sauvignon ’23 di Le Monde sfoggia i classici sentori di salvia, bosso, foglia di pomodoro e peperone verde, rinfresca il palato e chiude con una nota mentolata e balsamica. Nata nel 1970 a Villa Giustinian di Portobuffolè, Vigneti Le Monde è stata rilevata da Alex Maccan nel 2008 ed è ora un’azienda leader nel mondo vitivinicolo regionale, una perla per la destra Tagliamento. Vanta una congrua estensione di vigneti nell’estesa pianura friulana in una zona particolarmente vocata, in quanto i terreni ghiaiosi sono misti ad argilla e le viti hanno più di trent’anni. Il segreto del successo sta tutto nelle basse rese, una rarità nella viticoltura di pianura. Tre vini in finale sono un grande orgoglio per qualsiasi azienda ma non sono certo una novità per Vigneti Le Monde.
Il Sauvignon ’23 di Gradis’ciutta è agrumato, dinamico, fragrante e gode di un giusto rapporto fra acidità e polpa fruttata, con sottofondo balsamico. Gradis’ciutta è nata nel 1997 ad opera di Robert Princic quando, al termine degli studi enologici, decise di affiancare il padre Isidoro nella conduzione dell’azienda famigliare. I Princic producevano vino a Kosana, nella vicina Slovenia, fin dal 1780, fintanto che il bisnonno Filip decise di stabilirsi nei dintorni di San Floriano del Collio. I preziosi vigneti sono dislocati in località diverse e a diverse altitudini; la maggior parte di essi vanta un’età che varia dai cinquanta ai novant’anni.
Il Sauvignon ’23 di Ronco dei Tassi profuma di mentuccia e finocchietto, e all’assaggio è lineare e fragrante. Fabio Coser, assieme alla moglie Daniela, fondò Ronco dei Tassi nel 1989, quando decise di acquistare un podere ai limiti di un parco naturale di raro fascino a Cormòns, in località Montona, sul versante del Monte Quarin che guarda verso la Slovenia. Nella scelta del nome si ispirarono alle colonie di tassi che popolano i boschi che cingono le vigne. La nuova generazione composta da Matteo ed Enrico già da tempo è parte integrante dell’azienda.
Il Sauvignon ’23 di Ferruccio Sgubin è molto varietale e gode della fragranza di litchi e mela verde. La fondazione dell’azienda di Ferruccio Sgubin risale al 1960, periodo in cui molte realtà agricole regionali a conduzione familiare decisero di specializzarsi nella coltivazione della vite. Ferruccio, ancora fattivamente operativo nonostante la veneranda età, ormai da tempo ha affidato la conduzione al figlio Gianni che, negli ultimi anni, si è reso protagonista di scelte coraggiose e vincenti. Ora la nuova generazione, composta da Marco e Margherita, si appresta a raccogliere il testimone.
Il Sauvignon Lovian ’22 si offre con intriganti effluvi di pesca bianca, amolo, lime, bergamotto e salsedine ed in bocca freschezza e sapidità bilanciano la componente glicerica.
Polje è il marchio creato dai fratelli Luigi e Stefano Sutto quando, a inizio secolo, ebbero l’occasione di acquisire una cantina a Novali di Cormòns, la cui fondazione risale al 1926. Nella scelta del nome si ispirarono alle doline che caratterizzano il territorio, chiamate appunto polje, formatesi per effetto dell’erosione delle Prealpi Giulie. Nel 2015 il marchio Polje entrò a far parte del gruppo Sutto Wine, valorizzando la già nutrita offerta aziendale con i vini bianchi del Collio.
Il Sauvignon ’23 di Castello di Buttrio è uno dei migliori per freschezza e fragranza, con sentori di litchi e lime in evidenza. La tenuta Castello di Buttrio nel 1994 venne acquistata da Marco Felluga, che iniziò subito a trasformarla in azienda vitivinicola per poi passare il testimone alla figlia Alessandra. Con una paziente opera di recupero, Alessandra provvide a riportare allo sfarzo del passato le antiche mura che ora ospitano la cantina e la sede aziendale. I vini stanno vivendo ulteriori momenti di crescita, favoriti dalla sferzata di entusiasmo della nuova generazione e dalla preziosa collaborazione di Donato Lanati.
Il noto “Joe” Bastianich è discendente di una famiglia di origini istriane che ha voluto ripiantare le proprie radici in Italia dopo un lungo periodo di attività di ristorazione negli Stati Uniti. Tra i vini della gamma il Sauvignon Orsone ’23 mette in evidenza i profumi varietali del vitigno, tra cui bosso, foglia di pomodoro e pompelmo. La bocca è grintosa, fresca, con sensazioni agrumate che tornano in chiusura del sorso.
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