di Salvatore Mannino
La truffa tentata a vari imprenditori tra cui i proprietari del Gruppo Menarini: «Telefonata irrituale, denuncia partita subito»
La telefonata dei truffatori è arrivata davvero, ma la voce non era quella, ricostruita con un software, del ministro Crosetto. Perché la tentata truffa è stata bloccata prima. Fonti vicine agli Aleotti, una delle grandi dinastie imprenditoriali toscane, proprietaria del gruppo farmaceutico Menarini, confermano l’approccio tentato da un gruppo di malviventi su cui adesso sta indagando la procura di Milano, guidata dall’ex procuratore generale di Firenze Marcello Viola.
Una tentata truffa che accomuna la famiglia fiorentina ad altri grandi nomi dell’industria nazionale, come i Beretta delle armi, i Moratti, Giorgio Armani, Diego Della Valle, Marco Tronchetti Provera, i Del Vecchio e i Caltagirone.
Anche Bertelli nel mirino
Nessun commento invece dall’altro big toscano, che sarebbe stato avvicinato dai protagonisti della truffa, l’aretino Patrizio Bertelli, patron di Prada e marito di Miuccia. Sabato, appunto, l’imprenditore era ad Arezzo e si è visto con gli amici. Ma non ha fatto cenno della vicenda che sta destando clamore: un imbroglio in cui alcuni ignoti, presentandosi con la voce artefatta di Crosetto, hanno avvicinato vari imprenditori chiedendo fondi, per milioni di euro, a scopo di «sicurezza nazionale», soldi che sarebbero dovuti servire per liberare giornalisti italiani prigionieri in Medio Oriente come Cecilia Sala e che sarebbero poi stati restituiti in un secondo momento dalla Banca d’Italia.
Non ci è caduto, nemmeno Bertelli che di sicuro non ha pagato e non conferma neppure di essere stato contattato.
La telefonata e la denuncia
«Dobbiamo dire grazie alla nostra segreteria di presidenza — spiega un portavoce degli Aleotti — che ha subodorato la stranezza della chiamata e ha ‘rimbalzato’ chi l’aveva fatta».
La telefonata è giunta fra mercoledì e giovedì, da qualcuno che diceva di chiamare dal ministero della difesa di Crosetto a nome del ministro, «per motivi di sicurezza nazionale».
Un modo di fare irrituale, hanno subito sospettato in segreteria, per parlare con gli Aleotti un ministro ha ben altre strade. La chiamata, quindi, non ha superato il primo filtro, anche se il dubbio è che nel caso il truffatore fosse riuscito a parlare con gli interessati, sarebbe scattato allora l’inganno della falsa voce del ministro.
«A chiamare la segreteria della presidenza è stato qualcuno che si è spacciato per il dottor Giovanni Montalbano, del “ministero della difesa”, ma non è riuscito a superare il filtro», spiega la stessa Lucia Aleotti, interpellata domenica dal Tg1. Si tratta dello stesso sedicente Montalbano che appare più volte nelle denunce di altri grandi imprenditori.
La famiglia fiorentina non è stata dunque direttamente coinvolta, ma per precauzione già il giorno dopo la telefonata sospetta è partita la denuncia, indirizzata a quanto pare alla procura di Firenze.
Non c’è stata richiesta di denaro perché i protagonisti della «stangata fallita» non sono riusciti ad andare oltre lo schermo della «sicurezza nazionale», subito smontato dagli addetti alla segreteria della Menarini.
Il precedente
Già qualche anno fa, in tempo di Covid, la dinastia fiorentina era stata indirettamente e indebitamente utilizzata in un’altra «stangata», quella del re della truffa aretino-senese Roberto Meocci, che si era spacciato per Riccardo Menarini, nome che ovviamente non esiste, con tanto di biglietto da visita, per spillare oltre un milione a un imprenditore milanese. Il processo è ancora in corso.
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