DeepSeek non sta solo creando tensioni sui mercati mondiali e mettendo in dubbio il modo in cui gli Stati Uniti hanno costruito l’intero sistema di intelligenza artificiale, ma potrebbe anche diventare una preziosissima merce di scambio nel panorama geopolitico. La Cina, infatti, starebbe mettendo DeepSeek a disposizione della Russia, cercando di colmare la distanza, che in questo momento è un abisso, tra i Paesi occidentali e Mosca. Finora infatti l’arretratezza tecnologica russa è stata usata dall’occidente e dagli Stati Uniti come leva per imporre la supremazia nell’ordine mondiale, sia nei confronti del Cremlino che della Cina. Ma il terremoto creato due settimane fa da DeepSeek potrebbe presto ribilanciare il rapporto e dare a Donald Trump un motivo in più per aprire un tavolo con la Russia per firmare un piano di pace in Ucraina. DeepSeek sostiene di aver sviluppato il suo ultimo modello, R1, in due mesi e di aver investito 6 milioni di dollari, cento volte in meno rispetto a quanto serve per creare e allenare un modello negli Stati Uniti. Secondo quanto scrive Reuters, Sberbank, la più grande banca russa, si sta preparando a collaborare con DeepSeek.
DeepSeek e i pericoli della concentrazione
LE SANZIONI
«Sberbank ha molti scienziati che useremo per fare ricerca insieme alla Cina», ha detto a Reuters qualche giorno fa Alexander Vedyakhin, vice amministratore delegato della banca. Da tempo i due paesi descrivono la loro collaborazione nel settore tecnologico come «senza limiti» e hanno parlato anche di cooperazione nel settore dell’IA e in particolare nella difesa, questione che preoccupa molto Washington. Ma questo risveglio tecnologico di Russia e Cina, al netto del suo valore propagandistico, pone molte domande sulla reale efficacia delle sanzioni e delle restrizioni sulle esportazioni di prodotti tecnologici verso i due paesi: Pechino sarebbe riuscita a creare i modelli di DeepSeek senza l’uso dei microchip avanzati prodotti negli Stati Uniti, che non possono essere acquistati da aziende cinesi. Anche il Cremlino dopo aver invaso l’Ucraina subisce forti restrizioni sull’accesso ai prodotti tecnologici occidentali, oltre alle sanzioni economiche imposte da Washington e dall’Unione Europea. Il presidente russo Vladimir Putin ha dato ordini a Sberbank, anch’essa sottoposta alle sanzioni occidentali, di creare accordi sull’intelligenza artificiale con la Cina e con altri Paesi Brics non allineati con l’occidente, con il solo obiettivo di mettere in crisi il primato tecnologico degli Stati Uniti. Per ora sembra molto difficile: il Global AI Index, una classifica dell’avanzamento tecnologico dei principali Paesi mondiali pubblicata da Tortoise Media, mette la Russia al 31esimo posto su 81 Paesi. Gli Stati Uniti sono al primo posto e staccano la Cina, che occupa il secondo posto, del doppio dei punti su una scala da uno a cento. Ma nonostante queste tensioni gli investimenti nell’intelligenza artificiale dei colossi tech americani non si fermano: Amazon ha appena annunciato una spesa di 100 miliardi di dollari nel 2025, Microsoft ha parlato di 80 miliardi, Alphabet avrà un budget di 75 miliardi e Meta di 65 miliardi. In tutto questo OpenAI, l’azienda che alla fine del 2022 ha rivoluzionato il mercato con ChatGPT, sta per chiudere un accordo con SoftBank da 40 miliardi, portando il valore dell’azienda a 300 miliardi di dollari, il doppio di quattro mesi fa.
IL PROVVEDIMENTO
E va inoltre considerato l’impegno dell’amministrazione Trump nel settore. Il presidente ha ripetuto più volte di voler trasformare gli Stati Uniti nel Paese dell’IA. Come primo provvedimento ha firmato un accordo da 500 miliardi di dollari con OpenAI, SoftBank e Oracle, per creare un’infrastruttura condivisa. Inoltre ha messo fine alle regole stabilite da Joe Biden per sviluppare un’IA sicura ed etica, sostenendo che fossero solo un costoso impedimento allo sviluppo dei modelli. ChatGPT di OpenAI, Gemini di Google e Claude di Anthropic sono molto più sicuri e creati per evitare di diffondere contenuti pericolosi o violenti. Secondo un’analisi del Wall Street Journal, R1 di DeepSeek ha dato informazioni su come modificare l’influenza aviaria, ha scritto un manifesto pro-Hitler e ha creato una campagna social per promuovere la violenza tra gli adolescenti. Intanto i colossi tech e i grandi finanziatori occidentali credono che nonostante DeepSeek sia una minaccia, ci sia un metodo per fermarla: investire in potenza di calcolo, in centri dati e in nuovi chip sempre più avanzati. Questa continua a essere la promessa con la quale la Silicon Valley chiede fondi e spera di governare questa nuova rivoluzione. A meno che l’alleanza tra Cina e Russia metta veramente in crisi in modo irreparabile l’intero sistema.
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