Assegno di inclusione a 2.899 famiglie: «Tanti senza aiuto»

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Messi in parallelo, i numeri restituiscono l’indizio di una certa «dispersione». La conferma di quanto si temeva alla vigilia: con la fine del Reddito di cittadinanza (Rdc) e lo sdoppiamento tra Assegno d’inclusione (Adi) e Supporto formazione lavoro (Sfl), qualcuno è rimasto escluso. Non è stato cioè assorbito né dai nuovi sussidi né dal mercato del lavoro, ma si è ritrovato senza coperture pur in situazioni di relativa fragilità.

I dati in Bergamasca

Il punto di partenza sono i nuovi dati sull’Assegno di inclusione appena diffusi dall’Inps. A dicembre 2024 in Bergamasca lo hanno percepito 2.899 nuclei familiari, per un totale di 5.353 persone coinvolte dalla misura. Tanti? Pochi? Per comprendere l’impatto della nuova misura, entrata in vigore ufficialmente dal 1° gennaio 2024, è utile tracciare un confronto col vecchio Reddito di cittadinanza. A dicembre 2023, quando l’Rdc era stato in realtà già «depotenziato» (dall’estate 2023 erano stati posti dei vincoli normativi che avevano progressivamente eroso la platea degli aventi diritto), in Bergamasca ne avevano beneficiato 3.165 nuclei familiari (per un totale di 6.337 persone). Ancora prima, quando la misura era a pieno regime, nel dicembre 2022 la Bergamasca contava 5.234 nuclei beneficiari (e un totale di 10.660 persone), a dicembre 2021 si viaggiava a quota 7.148 nuclei (15.991 persone).

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Il trend in calo

La platea delle persone coinvolte nel sussidio più noto per il sostegno alla fragilità economica – prima appunto l’Rdc, poi l’Adi – è dunque andata diminuendo sempre più: tra dicembre 2023 e dicembre 2024 il calo è dell’8%; allargando lo sguardo a quando il Reddito di cittadinanza era a pieno regime, la forbice dei nuclei beneficiari diventa del -44,6% tra dicembre 2022 e dicembre 2024 e del -59,4% tra dicembre 2021 e dicembre 2024.

Se una parte di questi nuclei familiari è stata assorbita da un mercato del lavoro in fase positiva ed espansiva negli ultimi anni, c’è però chi è rimasto senza sussidi. Si aggiunge infatti un altro elemento: con la fine del Reddito di cittadinanza, oltre all’Assegno di inclusione (riservato ad esempio ai nuclei con minori, anziani o persone con disabilità) è stato istituito anche il Supporto formazione lavoro (Sfl), più orientato all’inserimento professionale. Per l’Sfl non sono disponibili dati provinciali, ma solo regionali: nel 2024 ne hanno beneficiato in Lombardia 4.762 persone (la misura riguarda i singoli, non i nuclei), di cui i sindacati stimano circa il 10% (cioè 450-500) in Bergamasca. Anche aggiungendo questa platea ai beneficiari dell’Assegno di inclusione, pare mancare un «pezzo» rispetto al passato.

«Agli sportelli si sono presentate persone molto scosse alla notizia che non avrebbero più potuto accedere al Reddito di cittadinanza, persone con difficoltà familiari e ristrettezze economiche»

Le fragilità

«Anche se il confronto è statisticamente discutibile perché basato su regole diverse, ha comunque un valore indicativo confrontare i dati del Reddito di cittadinanza con quelli dell’Assegno di inclusione – ragiona Orazio Amboni, del Dipartimento Welfare della Cgil –. È evidente l’enorme divario della platea coinvolta: non a caso gli sportelli della Caritas e dei Servizi sociali dei Comuni concordemente dichiarano che sono aumentati i casi di famiglie in serie difficoltà». Amboni racconta che agli sportelli del Patronato Inca si sono presentate «persone molto scosse alla notizia che non avrebbero più potuto accedere al Reddito di cittadinanza, persone con difficoltà familiari e ristrettezze economiche». Quanto a chi fa domanda per il Supporto formazione lavoro, si tratta di persone «con bassa e bassissima scolarità, senza competenze linguistiche, senza patente, senza esperienze lavorative professionalizzanti da esibire nei cv e situazioni familiari difficili: il basso numero di partecipanti all’Sfl si spiega con queste caratteristiche riscontrate, famiglie che avrebbero avuto bisogno di ben altri aiuti».

Per Candida Sonzogni, della segreteria provinciale della Cisl Bergamo, «certamente la dinamica del mercato del lavoro nella nostra provincia è stata ed è positiva e può avere permesso l’affrancamento dalla condizione di bisogno per le famiglie beneficiarie, ma altrettanto certamente possiamo affermare che il restringimento delle condizioni di accesso al Reddito di cittadinanza prima e le condizioni soggettive previste per l’Adi hanno lasciato tanti nuclei senza sostegno».

Le modifiche ai requisiti

Tant’è che recentemente sono stati rivisti alcuni requisiti: «Con la Legge di Bilancio 2025 – ricorda ancora Candida Sonzogni – il governo ha modificato i limiti Isee e reddituali per coloro che richiedono l’Assegno di inclusione, con una particolare attenzione a chi vive in affitto, e noi stimiamo che, fatte salve le caratteristiche dei nuclei, si potrebbero incrementare i beneficiari del 10% circa».

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«Necessaria una misura contro la povertà»

Resta una questione di fondo: «Come Cisl – conclude Sonzogni –, abbiamo più volte rimarcato che nel nostro Paese è necessaria una misura contro la povertà che sia universale non limitata ad alcune categorie di cittadini e che non confonda il sostegno economico con le politiche attive del lavoro, così come l’Adi prevede a livello normativo. Istruzione e formazione, formazione continua, vanno rafforzate per garantire accesso al lavoro buono, tutelato dove non si applicano i contratti pirata: le competenze e il lavoro sono un fattore protettivo importante rispetto alla povertà».



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