Truffe con l’Ai: l’imbarazzante caso dei noti imprenditori raggirati con la voce di Crosetto

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di Angelo Vitale





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Gli anziani derubati dalla paranza che partiva del Sud alla volta del Nord per spillare soldi a vecchietti preoccupati per figli e nipoti sono ormai la preistoria delle truffe: ora, la vicenda di un gruppo di notissimi imprenditori caduti in una rete organizzatissima, e non ancora disvelata, che imperniava la sua attività malavitosa sulla clonazione della voce del ministro della Difesa Guido Crosetto. Un fatto denunciato dallo stesso componente del governo Meloni e che rimane stretto in un rigoroso riserbo riguardo alle circostanze del più grave episodio, quello che ha fruttato alla banda una somma notevole che ora gli investigatori sperano di bloccare e recuperare prima che l’intreccio di operazioni bancarie predisposta dalla banda permetta che questi soldi – un milione di euro – spariscano definitivamente all’estero.

Notissimi e affermatissimi in Italia e all’estero gli imprenditori che sarebbero caduti nella rete. La cronaca fa pure emergere che ora forse si vorrebbe per i più diversi motivi che calasse il silenzio definitivo su questa imbarazzantissima vicenda che invece Crosetto ha scoperchiato, dopo aver accertato che non solo la sua persona – la sua voce era stata clonata attraverso l’intelligenza artificiale – ma pure il suo staff e l’apparato ministeriale erano stati coinvolti, facendo credere agli ignari imprenditori che dal ministero di via XX Settembre il ministro e i suoi collaboratori si muovessero, con discrete telefonate, per reperire con rapidità somme utili a pagare il riscatto di giornalisti italiani rapiti all’estero.

Giorgio Armani, un esponente della famiglia Moratti, Marco Tronchetti Provera, l’amministratore delegato di Tod’s Diego Della Valle, Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo e le famiglie Aleotti, Beretta, Caltagirone i nomi dei raggirati dalla banda che rivela il Corriere della Sera mentre rimane sconosciuto – è tra questi? – quello dell’imprenditore che, senza incertezze e verifiche, ha provveduto a far uscire dalle sue casse un milione di euro. Una notizia, in fin dei conti, imbarazzante per lo stesso Crosetto e per il governo, facendo emergere che il gotha dell’industria e dell’impresa nazionale possa essere davvero sensibile ad adoperarsi con le proprie finanze in una eventuale operazione segreta gestita dal governo in carica.

Intanto, salgono a tre le denunce degli imprenditori che si sono rivolti alla Procura di Milano per denunciare di essere stati contattati dal gruppo di truffatori. A non cadere nella rete, ma a denunciare la tentata truffa, è stato un esponente della famiglia Beretta, a capo della multinazionale produttrice di armi, e il gruppo Menarini (Crosetto è stato, prima di diventare ministro, presidente dell’associazione dei produttori di questo comparto, ndr). La truffa telefonica era ben congegnata: i soldi venivano chiesti, sfruttando il recente caso di Cecilia Sala, per arrivare alla liberazione”, così sostenevano, di giornalisti rapiti in Medio Oriente.


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