Laura Santi, 50 anni, affetta da sclerosi multipla, non ha alcuna intenzione di rimanere in silenzio mentre la politica si muove a rilento. Alla vigilia del dibattito sulla legge regionale per il fine vita, torna a farsi sentire, senza giri di parole.
Ha già ottenuto l’ok per il suicidio assistito, ma questo non le basta: la sua battaglia continua, affiancata dall’associazione Coscioni, che ha spinto per la proposta di legge. Il suo messaggio ai consiglieri regionali è senza fronzoli: “Pensate ai malati, votate sì”.
Il messaggio ai consiglieri prima del voto
Il messaggio di Santi arriva forte e chiaro attraverso l’associazione Coscioni, che lo diffonde ai consiglieri regionali, chiamati a decidere. Parla senza mezzi termini: “Vi prego, non giratevi dall’altra parte. Quelle persone continueranno ad esistere, abbandonate nel dolore”. Pretende una legge che non costringa i malati a una corsa a ostacoli tra burocrazia e incertezze: “Date loro la libertà di decidere sulla propria esistenza, con regole certe. Senza di esse, questo diritto, già riconosciuto dalla Corte costituzionale, resta un labirinto di ostacoli”.
Esorta i consiglieri ad agire: “State tranquilli di approvare una legge, fatelo senza esitazioni, fatelo senza dilemmi, senza timori, perché aumentare l’esercizio e il godimento di un diritto che già c’è non dà nessuna libertà arbitraria, non porta a nessuna deriva, come a volte si sente dire: fa sentire le persone meno sole e meno abbandonate. Vi prego di non voltarvi dall’altra parte”.
Nel video diffuso dall’associazione Luca Coscioni, Santi ribadisce che cure adeguate e una legge sul fine vita non si escludono: “Un buon percorso, una buona presa in carico del malato integrata da parte del sistema sanitario non esclude una buona legge sul fine vita. Le due cose non confliggono”.
Il testo della proposta di legge
Il Consiglio regionale della Toscana si prepara a mettere nero su bianco la legge sul fine vita, con il dibattito che partirà lunedì e il voto che potrebbe slittare al giorno successivo. Se passasse, la Toscana diventerebbe la prima Regione italiana a dotarsi di una normativa chiara su questo tema. La maggioranza sembra avere i numeri dalla sua parte, con due voti in più garantiti dal M5S.
Il testo, affinato dopo un lungo braccio di ferro politico, definisce i passaggi necessari per chi intende accedere al trattamento. La richiesta va presentata all’Asl, poi una commissione medica ed etica avrà un mese per verificare se il paziente rientra nei parametri stabiliti. In seguito, ci saranno dieci giorni per trovare un medico disposto a somministrare il farmaco e per individuare il principio attivo necessario. L’ultimo passaggio dovrà avvenire entro una settimana.
Intanto, in Toscana, due donne che hanno ricevuto il via libera per il suicidio assistito restano bloccate perché le aziende sanitarie non forniscono i farmaci. Un rimpallo di responsabilità che ha trasformato la questione in un nodo spinoso per la politica e per il sistema sanitario.
Il Partito Democratico e il voto sulla legge
Il Partito Democratico si gioca una partita delicata, sia in Regione che a livello nazionale. Per portare a casa la legge servono almeno 21 voti, e sulla carta il Pd ne avrebbe 23. Peccato che almeno due consiglieri si chiameranno fuori, mentre altri tre sono ancora in altalena. Due di loro, però, sembrano pronti a schierarsi con il sì.
Ieri il gruppo Pd si è riunito con il segretario toscano Emiliano Fossi e il governatore Eugenio Giani per cercare di ricompattare le fila. Le due consigliere del M5S sono pronte a dare il loro appoggio, mentre i due rappresentanti di Italia Viva rimandano la decisione all’esito di un ordine del giorno. Se tre dem decidessero di sfilarsi, i voti del M5S basterebbero comunque per far passare la legge. Se i ribelli fossero solo due, il Pd potrebbe cavarsela con le proprie forze.
Le posizioni dell’opposizione
Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno già messo il cartello “NO” sulla porta, mentre il centrodestra continua a invocare un rinvio, ormai diventato un mantra. La Lega gioca la carta della libertà di coscienza, ma almeno quattro consiglieri su sei, capogruppo inclusa, sono pronti a sbarrare la strada alla legge. Italia Viva, invece, tiene il piede in due staffe e aspetta di vedere cosa succede con un ordine del giorno prima di scoprire definitivamente le carte.
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