ANCONA – Ex Stracca cosa fare? Il complesso di case in costruzione giungerà a completamento o resterà tutto un’incompiuta dopo che il Governo nazionale, non avendo più rinnovato i finanziamenti inquadrabili nel Sismabonus acquisti, ha mandato in crisi la ditta responsabile dell’opera? Ricordiamo che i lavori si sono fermati per diverso tempo, salvo riprendere a sprazzi. Una ditta in questi giorni, ad esempio, sta installando dei pannelli. Eppure lo spettro che tutto possa fermarsi ancora e definitivamente aleggia sul complesso residenziale, con tutto ciò che ne consegue per tutti i residenti. Il Comune ha più volte detto di voler almeno togliere la gru, ma al momento non ha ancora agito attendendo che, dal punto di vista amministrativo, si concluda la concessione dei 60 giorni concessi dal Tribunale il 16 gennaio per cercare di chiudere l’intera vicenda in maniera amichevole. L’obiettivo, nemmeno tanto celato, era e resta quindi quello di trovare un finanziatore che porti liquidità e mandi avanti il cantiere. Altrimenti il rischio concreto è che si vada al concordato preventivo, viste le difficoltà della ditta costruttrice.
Ebbene il tema torna oggi di attualità grazie a una lettera inviata alla stampa, al sindaco Daniele Silvetti e a tutta la Giunta da parte di Valeria Campanella, membro del coordinamento di Altra Idea di Città e consigliera del Ctp1: «Gentile sindaco, Gentili assessori, richiamo la vostra attenzione – inizia così la sua missiva – sulla situazione oggettivamente degradante della zona che comprende il cantiere, ormai dichiaratamente ‘incompiuto’ che è passato da Ex Istituto Stracca a Ex palazzo di lusso. Richiamo la Vostra attenzione perché, seppur le vostre continue esternazioni e costernazioni, nonché vacue promesse parrebbero far presumere ad un’attenzione particolarmente accalorata al problema, mi sembra che la questione non venga assolutamente presa in considerazione concretamente». Campanella infatti non è «assolutamente sicura che abbiate capito la grave situazione di abbandono e di disagio in cui si sono ritrovati i cittadini nel constatare che abiteranno per decenni ancora vicino a una voragine semi cementificata. Un buco che a ogni pioggia si riempie di acqua che diventa stagnante. Un grigiore chiuso da muro, cancello e transenne posticce, che quando c’è il vento forte, e ultimamente c’è stato spesso, cadono o volano, diventando pericolose, per non parlare del fatto che sono veramente oscene».
Tutto ciò in «uno spazio off limits dove già proliferano erbacce, topi e immondizia. Una strada e un marciapiede che non ritorneranno più ad uso pubblico, perché il cantiere si è preso anche quello spazio, occupandolo con una gru, e con le basi di cemento dell’illuminazione pubblica temporaneamente spostata per far posto al cantiere». E poi «le vie limitrofe affogano nel caos del traffico, nell’ormai cronico abbandono, marciapiedi sconnessi, strade gruviera, pulizia inesistente. Nelle assemblee pubbliche, dove vi è stata la presenza di alcuni assessori, l’Amministrazione non è riuscita a sfoderare nessun piano per risolvere la pesante situazione della mobilità e della sosta per i residenti». Campanella ritiene dunque che la misura è da tempo satura e per questo «è ora di pretendere chiarezza, onestà intellettuale e soluzioni studiate, progettate concretamente per rimediare a questa desolante situazione venutasi a creare a poche centinaia di metri da corso Garibaldi che sembra invece l’unica via nelle vostre concentrazioni.
L’esponente di Aic prosegue con le sue considerazioni: «Dopo le dichiarazioni del sindaco rilasciate ai giornali, mi chiedo se si ha la consapevolezza che la ditta – ritiene – ha smesso di costruire e ha chiuso il cantiere perché non ha soldi per continuare, e che quindi non sarà facile pretendere la rimozione della gru e il ripristino dell’illuminazione pubblica originaria a spese loro e che sarà inevitabile l’intervento diretto del Comune». Però «il Comune può intervenire direttamente con un’ordinanza dirigenziale ordinando ‘lo smontaggio e la rimozione’ della gru e il ripristino dell’illuminazione pubblica originaria motivandola adeguatamente per ragioni di pericolosità, incolumità pubblica e per la sicurezza degli abitanti del quartiere? I tempi potrebbero rivelarsi lunghi, lunghissimi». Insomma «tutti si rendono conto che la liberazione di quello spazio pubblico, dato in concessione, è necessario per poter ricucire il tessuto dell’intera comunità, ma se non fosse possibile o se fosse possibile tra molto troppo tempo?». Per Campanella esiste quindi «una soluzione per uscire dal tunnel. Immediata e concreta: ripulire, manutentare, riqualificare tutta la zona con progetti che impegnino la Giunta, dalla mobilità all’urbanistica, dalle manutenzioni alla partecipazione democratica, dalla cultura alle politiche socio-educative, per definire uno spazio ecosostenibile, vivibile e condiviso, malgrado la voragine. Per fare tutto ciò occorrono fondi. Li avete previsti? Attendo risposta. Con i migliori saluti».
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