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Si conferma il dominio delle obbligazioni green e degli emittenti europei. Ma sul nuovo anno pesano diverse incognite. Le analisi di S&P e MainStreet Partners
Mille miliardi di dollari nel 2024, che dovrebbero essere replicati nel 2025. I green, social e sustainability bond archiviano con il segno più i dodici mesi appena terminati, mettendo a segno la seconda miglior performance della loro storia, e sono pronti a fare il bis quest’anno. È quanto rivelano due report distinti, elaborati da S&P e da MainStreet Partners, da cui emerge ancora il protagonismo delle obbligazioni green e il dominio degli emittenti europei, oltre a una serie di sfide future. A partire dall’incertezza sul sostegno politico alla decarbonizzazione e dalle nuove regole Esma su PAB e CTB.
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2024 dominato dai green bond e dall’Europa
Nell’anno appena terminato, scrivono gli esperti di MainStreet Partners, sono stati emessi poco meno di mille miliardi di dollari di obbligazioni sostenibili per un volume cumulato che ha superato i 5.500 miliardi. In particolare, i green bond hanno registrato il secondo miglior risultato trimestrale dalla loro introduzione sul mercato, pari a 561 miliardi di dollari, e il miglior primo trimestre di sempre, che ha rappresentato il 58% delle emissioni complessive dell’anno. Degna di nota anche la performance dei Transition bond, che hanno vissuto una nuova fase di crescita grazie anche all’impulso fornito dal governo giapponese. Tuttavia il mercato si conferma Europa-centrico: circa il 60% del totale dei volumi emessi derivano da soggetti del Vecchio Continente e il 56% da titoli denominati in euro. L’Asia, dove ci sono stati progressi rapidi nella regolamentazione, mantiene invece una presenza significativa nel mercato dei social e sustainability bond.
S&P sottolinea però come le obbligazioni sostenibili abbiano rappresentato circa l’11% del totale globale, una quota in calo rispetto al 13% del 2023. Per gli esperti, la flessione è in parte dovuta al fatto che alcune grandi aziende hanno ridimensionato le loro ambizioni climatiche, sollevando dubbi sull’impegno del settore pubblico e privato verso gli obiettivi ambientali. E riflette anche le preoccupazioni sulla credibilità di questi bond che potrebbero aver influenzato l’intero mercato. “Notiamo inoltre un cambiamento nei volumi: le emissioni da parte delle istituzioni finanziarie sono diminuite del 6% rispetto al 2023, mentre quelle da parte delle entità sovranazionali sono aumentate del 37%”, si legge.
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Le sfide del 2025
Nel 2025, secondo l’agenzia di rating, i green bond continueranno a dominare le emissioni, con i titoli legati alla transizione e alla sostenibilità che potrebbero contribuire a portare il totale delle emissioni di obbligazioni sostenibili a mille miliardi di dollari. Inoltre oltre 900 miliardi di dollari di GSS bond attualmente in circolazione e con rating giungeranno a scadenza nei prossimi due anni e quasi 2.500 miliardi di dollari lo faranno entro la fine del decennio. Uno scenario che metterà alla prova l’impegno climatico di molti emittenti e la solidità stessa del mercato.
Secondo gli esperti S&P, per i volumi del 2025 potrebbero essere determinanti gli sforzi per colmare il gap di finanziamento climatico nei Paesi a basso reddito, la ripresa delle emissioni di obbligazioni legate alla sostenibilità, un ampliamento della base di emittenti di obbligazioni di transizione o un aumento delle emissioni in Cina. Tuttavia alcuni fattori macroeconomici e politici potrebbero ostacolare questa crescita. S&P vede infatti nuove sfide per le emissioni, “tra cui l’incertezza sul sostegno politico e l’impegno del settore finanziario nel promuovere gli obiettivi di decarbonizzazione”. Dal lato positivo, è invece probabile che i governi europei restino fedeli ai loro obiettivi ambientali. Così come fanno ben sperare i mandati ambientali e sociali delle istituzioni sovranazionali che indicano il loro continuo coinvolgimento nel finanziamento di progetti sociali e ambientali, inclusa la riduzione del divario di finanziamento climatico nei Paesi a basso e medio-basso reddito. Secondo gli esperti, inoltre, una maggiore trasparenza sull’impatto delle obbligazioni sostenibili esistenti, attraverso report dettagliati di allocazione e impatto, potrebbe creare le basi per ulteriori rifinanziamenti.
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L’impatto della normativa Esma
Proprio in tema di trasparenza e regole, MainStreet Partners ha esaminato gli effetti delle nuove linee guida dell’Esma sui Paris aligned benchmarks (PAB) e i Climate transition benchmarks (CTB). Secondo le nuove indicazioni, la gestione di green bond richiede un’analisi di adeguatezza dell’utilizzo dei proventi piuttosto che dell’emittente stesso. Analizzando i progetti finanziati da ciascuno dei 5.000 bond presenti nel database, gli analisti hanno concluso che questa nuova informativa è decisamente rilevante per i gestori dei fondi Articolo 9 che, per continuare a mantenere il nome dei fondi legato a terminologia come “ESG, Sostenibilità, Transizione”, dovrebbero rivedere i loro portafogli. Apportando modifiche ai loro investimenti in obbligazioni verdi. Circa il 10% di GSS bond potrebbe infatti essere escluso a causa della nuova informativa su PAB, mentre quasi il 20% del volume rischia l’esclusione in base ai criteri più stringenti del CTB, secondo l’analisi.
“Il 2024 ha mostrato un’incredibile resilienza del mercato dei GSS bond”, sottolinea Pietro Sette, research director di MainStreet Partners, secondo cui la continua leadership degli emittenti europei indica la rilevanza di un contesto regolamentare forte per la crescita del mercato. “Nonostante sul fronte normativo abbiamo osservato solo sviluppi positivi in questo mercato, l’informativa Esma su PAB e CTB pone diversi interrogativi ai gestori di fondi, specialmente a coloro che hanno un approccio ‘basato sugli emittenti’ piuttosto che sull’utilizzo dei proventi di un green bond”, fa notare. Prevedendo che le prossime settimane potrebbero rivelarsi molto interessanti : “Probabilmente vedremo forti sforzi di engagement investitore-emittenti su questo fronte”, conclude.
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