Ha una fisionomia il ’Piano Marshall’ che la Regione e i due consorzi di bonifica della Romagna e della Romagna occidentale hanno presentato poche ore fa, con il dettaglio delle opere da aggiudicare rispettivamente entro la fine del 2025, del 2026 e del 2027, destinate a cambiare il volto della Romagna, o meglio a fare sì che la crisi climatica non modifichi in maniera irreparabile luoghi diventati all’improvviso fragili come Ravenna, Cervia e Faenza.
Idrovore, paratoie, casse d’espansione, scolmatori, impianti di sollevamento, fino alla deviazione di alcuni flussi d’acqua da un sistema a un altro: è il caso ad esempio di quanto progettato per il fiume Bevano, che riceverà acque dal canale Acquara Alta, dove sorgerà una nuova idrovora, per un importo di quindici milioni di euro.
Un’opera analoga verrà collocata anche per proteggere le frazioni di Madonna dell’Albero, Ponte Nuovo e Fosso Ghiaia: l’affidamento dei lavori, per un totale di venti milioni di euro, è previsto nel 2027.
Per Fosso Ghiaia servirà anche altro: comporterà un investimento di quattro milioni di euro l’intervento necessario per dare vita a un nuovo scolmatore, che faccia defluire le acque del canale Fosso Ghiaia all’interno del bacino di canottaggio della Standiana.
Il progetto è tra quelli per cui è previsto l’affidamento dei lavori già nel 2025, così come quello messo a punto a Madonna del Pino: un milione e mezzo di euro verranno impiegati non solo per una nuova paratoia e per muretti perimetrali rinnovati, ma anche per contenere i livelli di piena, consentendo il recapito delle acque nel porto canale di Cervia, riducendo così il rischio di allagamento per i quartieri più vicini alla pineta.
Le alluvioni ma non solo: nel secolo in corso l’acqua arriverà a minacciare la Romagna anche e soprattuto dall’Adriatico, a causa dell’innalzamento del livello dei mari innescato dal riscaldamento globale. Ecco allora gli interventi per contenere l’ingresso del cuneo salino e l’insabbiamento dei canali a Mandriole e a Tagliata – al confine tra Cervia e Cesenatico – tramite l’utilizzo di nuove paratoie.
Gli interventi, programmati entrambi per il 2027, prevedono un costo di realizzazione stimato a un milione e 500mila euro per quanto riguarda le operazioni sul Canale Destra Reno e a Mandriole, e a otto milioni per i lavori da effettuare sul canale Tagliata.
Nei piani presentati in regione dai consorzi di bonifica e dal presidente dell’Emilia Romagna Michele de Pascale un ruolo di primo piano lo rivestono le nuove casse d’espansione che punteggeranno il territorio, da quasi due anni evocate quali una delle soluzioni più alla portata per limitare i rischi presentati dalle piene improvvise dei fiumi. Venticinque milioni di euro sono quelli riservati, nelle vicinanze del Canale Destra Reno, alla casse d’espansione ’Anerina’, mentre l’omologa ’Secchezzo’ per vedere la luce avrà bisogno di dieci milioni di euro.
Lo stesso importo, spostandosi dalla Bassa Romagna a Faenza, anche per la laminazione delle piene del collettore Fosso Vecchio, a Faenza.
Venticinque milioni di euro pure per la cassa d’espansione sullo scolo consortile Zaniolo, a protezione dei comuni di Massa Lombarda e Conselice.
Proprio il Canale Destra Reno appare quale uno dei sorvegliati speciali in vista dell’evoluzione del clima: nuovi impianti idrovori vedranno infatti la luce per convogliare le sue acque rispettivamente nel Senio e nel Santerno. Entrambi gli interventi, il cui affidamento è in programma nel 2026, hanno un costo di dodici milioni di euro.
Ma la crisi climatica ha anche un’altra faccia: la sete. Metropoli sviluppate del globo hanno già fronteggiato il tema – è successo a Cape Town, in California, in Australia – e varie regioni italiane hanno avuto un prologo di quelle che saranno le estati del futuro. Molte le opere progettate per garantire risorse idriche ai vari territori: fra queste sono previsti interventi per distribuire le acque del Canale emiliano-romagnolo (alimentato dal Po attraverso il Cavo Napoleonico) nei bacini del Senio e del Lamone – l’opera avrà un costo di sei milioni e mezzo di euro – e in quelli del Sillaro e del Santerno, per un totale in questo caso di sette milioni e 500mila euro.
Filippo Donati
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