Il rapporto annuale di Legambiente rivela che in Piemonte ci sono alcune delle peggiori linee ferroviarie italiane. Un rapporto che analizza la situazione dell’intero sistema italiano, ma nel quale spiccano alcune situazioni regionali che vedono sospensioni delle linee che vanno a pesare sulla qualità della vita degli utenti. Un problema che si protrae dal 2012 quando la Regione Piemonte cancellò 11 linee ferroviarie, un quarto della sua rete.
Un elenco troppo lungo
La linea Pinerolo-Torino-Chivasso, ad esempio, uno snodo cruciale per i pendolari piemontesi e soprattutto dell’area metropolitana torinese, spicca per il numero di ritardi continui e di corse soppresse. Ci sono poi le linee dismesse come la Chivasso-Asti, la Torre Pellice-Pinerolo, la Ceva-Ormea, la Saluzzo-Cuneo e la Alessandria-Ovada. Non meno importanti sono quelle che collegano centri minori, paesi di varie dimensioni dai quali spesso gli abitanti partono per raggiungere le linee tra i centri maggiori: la Airasca-Moretta, Moretta-Cavallermaggiore, Bricherasio-Barge, Busca-Dronero, Bra-Ceva e Mondovì-Bastia. Risorse destinate alla fatiscenza, che potrebbero essere utilizzate in modo omogeneo quale leva di sviluppo economico, sociale e culturale del territorio.
C’è poi il nodo ferroviario di Torino. Qui il traffico supera notevolmente la capacità del sistema che non è mai stato adeguato. L’effetto sono ritardi a catena che si propagano su tutta la regione. Le linee del servizio ferroviario metropolitano, come la Alba-Ciriè e la Asti-Torino, simboleggiano una affidabilità che sono sotto la soglia prevista.
Manca un’idea d’insieme
Daniele Cattalano, segretario della Filt Cgil regionale, spiega che “in Piemonte manca ora ed è mancata anche negli anni scorsi un’idea di quello che deve essere il trasporto pubblico locale e, di conseguenza, anche quello delle ferrovie. C’è un reticolo abbastanza esteso di linee che però sono state pensate, progettate, costruite nel secolo scorso, e una serie di esse negli anni sono state abbandonate, oppure non sono più percorse da treni passeggeri. È stato innescato un processo che ha messo al centro, ad esempio, la città metropolitana di Torino, dove infatti c’è un servizio ferroviario metropolitano abbastanza esteso, mentre il resto è abbandonato a se stesso”.
Negli ultimi mesi, inoltre, la rete sta pagando le mancate manutenzioni che non sono state fatte negli anni: “C’è la necessità di fare manutenzione ordinaria e straordinaria – afferma Cattalano -, di spendere i soldi del Pnrr e quindi ci sono un sacco di ritardi, interruzioni, malfunzionamenti che vanno a peggiorare la situazione. Poi c’è stato un grosso ritardo nel rinnovo dei contratti di servizio, quindi sono mancati gli investimenti, sono mancati l’arrivo di treni nuovi, biglietterie, tutto quello che c’è di infrastrutturale. Soprattutto non c’è integrazione tra i vari tipi di trasporto, ferrovia, gomma e altri mezzi pubblici delle città”.
Passeggeri e lavoratori delle ferrovie entrambi vittime
Quello che ne risulta è “un servizio estremamente scadente”. Le ripercussioni non si limitano a essere a carico dei passeggeri, ma interessano anche i lavoratori. “Per il lavoratore che è cliente – dice il segretario della Filt Piemonte – viene a mancare, ad esempio, la sicurezza di poter arrivare al lavoro in orario. Questo spinge frequentemente a scegliere il mezzo privato, soprattutto per chi non fa il classico orario di ufficio, alla luce anche della riduzione negli anni della fascia di servizio, per la quale è impossibile viaggiare prima delle 5-5.30 del mattino e dopo le 21-22”.
Chi lavora nel mondo ferroviario, oltre ovviamente “a essere esso stesso vittima di malfunzionamenti e difficoltà, vive una situazione di disagio nei confronti della clientela. Infatti ci sono quotidiane aggressioni e discussioni, un modo di lavorare non adeguato. Coloro che lavorano frontline subiscono le lamentele dei pendolari e degli altri viaggiatori”.
Contrattazione e patto lavoratori-utenti come strumento di leva
La Filt Cgil ha il compito di sollecitare le aziende anche attraverso la contrattazione, affinché i dipendenti possano svolgere il proprio lavoro nelle migliori condizioni. Cattalano precisa: “Stiamo chiedendo alla Regione e agli enti pubblici di fare la propria parte affinché le cose funzionino. A Torino è stata stata organizzata dalla Cgil la prima di quattro assemblee sul territorio nelle quali sono coinvolti anche i comitati di pendolari, Legambiente e altre associazioni, perché riteniamo giusto coinvolgere la collettività e parlare tutti insieme, lavoratori, sindacati e tutti coloro che hanno interesse per il trasporto pubblico”.
Dopo la fase degli incontri cittadini, i passi successivi implicheranno l’apertura di una vera e propria vertenza: “Vogliamo convincere chi può fare qualcosa, cioè lo Stato, la Regione e le aziende ad adoperarsi per far funzionare il trasporto. Ci sarà anche una manifestazione, e per quel che riguarda le nostre vertenze con le aziende non escludiamo anche mobilitazioni, dichiarazioni di stato di agitazione, per farci dare ascolto ed esporre le nostre idee. Poi – conclude il sindacalista – sta a loro prendere le decisioni e mettere in campo tutto ciò che serve”.
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