Triveneto, il motore che tiene il passo dell’industria italiana

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Il Nord-Est resta un pilastro del manifatturiero italiano.  Nomisma analizza punti di forza e sfide rispetto all’Emilia-Romagna, indicando le strategie per il futuro

Il cuore del sistema produttivo italiano, fermo restando il vertice di Milano, negli anni si è spostato progressivamente sempre più dal Nord-Ovest al Nord-Est. Un contesto in cui il Triveneto mantiene il ruolo di una delle “locomotive” dell’economia italiana, con una concentrazione di imprese “Controvento” superiore alla media nazionale: 1.157 su un totale di 5.814 individuate sull’intero territorio italiano.
Lo dice Nomisma, che da 6 anni assegna il riconoscimento di “Controvento” alle realtà produttive del manifatturiero che riescono a mantenere per almeno 5 anni uno standard di performances di eccellenza.
Nell’edizione 2024 del rapporto, la quota di imprese trivenete sul totale nazionale è pari al 19,9%, di cui il 7,2% in Veneto e le altre distribuite tra Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia.

Numeri che sono scesi dal 22,1% del 2018, ma restano ancora “molto buoni”, commenta Lucio Poma, direttore scientifico di Nomisma, che, analizzando le indicazioni emerse dall’ultima ricerca effettuata, punta in particolare sulle differenze strutturali interne alle diverse realtà regionali del Nord-Est. E suggerisce così quelle che, in un contesto economico in continua evoluzione, possono essere alcune linee di policy che, in prospettiva, possono consentire al Triveneto di migliorare ancora.

Lucio Poma (Direttore scientifico Nomisma)

Triveneto ed Emilia-Romagna: le differenze interne al Nord-Est

“All’interno della realtà nordestina – esordisce Poma – Triveneto ed Emilia-Romagna possono essere considerate solo “cugine”, visto che presentano dinamiche molto diverse. In tutte e 3 le regioni che compongono il Triveneto c’è una forte propensione nelle imprese a mostrare le caratteristiche per essere “Controvento”, ancor più marcata nel Trentino Alto Adige, con il 10% del manifatturiero. E il Triveneto resta quindi un nucleo fondamentale delle imprese Controvento, soprattutto nella numerosità”.

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Se, per numero di imprese Controvento, il Triveneto supera l’Emilia-Romagna, il discorso si inverte però quando si ragiona sul fronte dei ricavi. “Pur confermandosi tutto il Triveneto, a partire dal Veneto, un ottimo blocco anche per ricavi (19,6 miliardi di euro, il 17,4% del fatturato complessivo delle imprese Controvento, con una crescita del +78% tra il 2018 e il 2023, ndr) – continua il direttore di Nomisma – la regione “più Controvento” per ricavi è sempre l’Emilia-Romagna”.

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Una differenza a cui Lucio Poma trova facilmente una spiegazione: “L’Emilia-Romagna ha più grandi e grandissime imprese Controvento, come Ferrari, Lamborghini, Dallara, che fatturano oltre 2 miliardi l’anno, ma anche altri marchi attivi nel settore del packaging. E’ insomma una regione molto più strutturata. E immagino che una parte delle imprese Controvento del Veneto vada bene proprio perché è legata alle filiere emiliane. L’inverso, in generale, appare molto difficile”.

I consigli di Nomisma all’economia veneta Controvento: la dimensione

La “dispersione geografica” delle imprese Controvento trivenete viene ritenuta “molto valida” dal direttore scientifico di Nomisma, “anche se questo elemento positivo può in parte diventare controproducente”. “Il primo consiglio che mi sento di dare – afferma allora – è di promuovere politiche che stimolino la creazione di grosse realtà capo-filiera. Quando le cose vanno bene, come nelle imprese Controvento, ci sono infatti anche le risorse finanziarie, nonostante i tassi, per riorientare alcune rotte, avendo spalle robuste”.

“Io – prosegue l’analisi di Poma – non mi preoccuperei assolutamente per le prospettive 2025 del gruppo di imprese “che tira”, fermo restando che quelle che non hanno capito i cambiamenti sono destinate a incontrare difficoltà. La struttura è solida, anche perché, per diventare Controvento occorre che le cose vadano bene per anni, ragionando noi su una media quinquennale. Al tempo stesso, un lavoro come il nostro può dare indicazioni sui modelli che si stanno dimostrando vincenti nei fatti”.

Lavorando sulla struttura, fa notare l’esperto, i risultati del resto si vedono solo nel tempo. “Ma sarebbe utile – sostiene – iniziare a fare riflessioni di questo tipo. E l’Emilia-Romagna, come credo sappiano anche Confartigianato e Confindustria, può essere un punto di riferimento per alcune cose anche per il Triveneto. Una realtà fortemente artigianale, come quella di queste 3 regioni, è una bella cosa. Ma, senza cambiare classe, si può pensare a un irrobustimento: meglio un’azienda da 25 addetti che una da 12”.

Il tema dei comparti e la sostenibilità

La seconda riflessione di Lucio Poma va invece ai comparti: “Quelli Controvento per eccellenza sono l’automotive, la nautica, il packaging, la farmaceutica. E in questi ambiti, pur con una certa presenza, non si può nemmeno paragonare la realtà triveneta con quella emiliano romagnola. In generale, per esempio, i settori più importanti in Veneto sono pelle, mobili, abbigliamento. L’unico settore più o meno uguale è quello del vetro, che ha avuto una crescita enorme trainata da farmaceutica, cosmetica ed edilizia”.

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Il direttore scientifico di Nomisma sottolinea così la presenza, in Emilia-Romagna, di grandi gruppi farmaceutici familiari come Chiesi e Alfasigma, di realtà del packaging come Marchesini o Coesia.
“La seconda indicazione di policy che mi sento di dare – afferma – è dunque quella di provare a stimolare la crescita di questi comparti, che, nei 6 anni della nostra analisi, hanno dimostrato una marcia in più all’interno delle dinamiche di questi anni”.

“Un altro settore in cui manca un po’ la presenza di realtà trivenete – prosegue – sono le forniture nautiche, per esempio la produzione delle vele, ormai sono prodotti hi-tech”. “Controvento – conclude Poma – presenta una riflessione di tendenza. Ed è emerso anche che, sia in generale che a Nord-Est, le imprese con questa qualifica sono migliori anche nella sostenibilità: un tema sempre più importante, anche, per esempio, nella prospettiva dell’accesso al credito e dell’attenzione degli stakeholder internazionali”.

Alberto Minazzi



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