La repressione contro il movimento italiano in solidarietà al popolo palestinese non riguarda soltanto le mobilitazioni di piazza e le azioni di protesta, intimidazioni e criminalizzazione riguardano anche i momenti di dibattito e informazione.
Con la violazione del divieto di manifestare il 5 ottobre scorso a Roma i tentativi di repressione sono diventati un boomerang contro i sionisti e i loro alleati ai vertici della Repubblica Pontificia italiana.
Allo stesso modo la sistematica denuncia pubblica delle pressioni e delle intimidazioni e la moltiplicazione di quelle iniziative che le autorità al servizio dei sionisti cercano di ostacolare sono la strada per trasformare ogni attacco in un boomerang.
Per quanto riguarda la denuncia pubblica di tentativi intimidatori e repressivi, abbiamo già portato come esempio la denuncia pubblica degli abusi subiti dalle attiviste di Brescia trattenute in Questura a seguito di un presidio ai cancelli della Leonardo che si è svolto il 13 gennaio e la denuncia dei Giovani Palestinesi e Ferrara per la Palestina di quanto successo a una scuola media di Ferrara il dicembre scorso.
Portiamo come esempio anche la denuncia pubblica dell’interessamento della Digos per l’iniziativa organizzata da Firenze per la Palestina (con il patrocinio del Comune di Sesto Fiorentino) a cui esprimiamo solidarietà.
Se qualcuno pensa che fare una denuncia pubblica per quella che appare come una “innocua telefonata” della Digos sia un’esagerazione è completamente fuori strada. Ogni atto intimidatorio, grande o piccolo, deve essere denunciato per non lasciare mano libera al nemico. Del resto, la questione su chi sia a imbeccare la Digos di Firenze per le sue “attenzioni particolari” verso i promotori e i partecipanti al movimento di solidarietà con il popolo palestinese è già emersa varie volte (vedi ad esempio le perquisizioni e le intimidazioni a Giuseppe Flavio Pagano). E la domanda, oltre a essere del tutto lecita, è ben supportata dal fatto che a Firenze opera un nodo ben conosciuto dell’entità sionista che fa capo a Marco Carrai, console onorario dello Stato illegittimo d’Israele per Lombardia, Toscana e Emilia Romagna.
Per quanto riguarda la moltiplicazione delle iniziative che gli agenti sionisti in Italia cercano di ostacolare o impedire, oltre le mobilitazioni di piazza, il contributo di ognuno è prezioso e ognuna di esse contribuisce a scalfire la cappa di censura e criminalizzazione alimentata dalla strumentale equiparazione dell’antisionismo all’antisemitismo.
Segnaliamo, in proposito, l’iniziativa che si svolgerà il 16 febbraio a Milano “Antisionismo non è antisemitismo” di cui il P.Carc è co-promotore.
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Domenica 16 febbraio – ore 15
c/o Circolo famigliare di unità proletaria a Milano, Viale Monza 140
Conferenza ANTISIONISMO NON È ANTISEMITISMO
Per celare agli occhi dell’opinione pubblica internazionale il genocidio in corso in Palestina e l’aggressione di Israele ai popoli del Medio Oriente, così come per screditare e soffocare la solidarietà al popolo palestinese e alla sua resistenza, è in corso nel nostro Paese e nel resto dell’occidente collettivo un’articolata campagna di mistificazione e di criminalizzazione del dissenso che poggia sull’equiparazione tra antisionismo e antisemitismo. Senza mezzi termini, chiunque condanni il sionismo e denunci i crimini del regime coloniale, teocratico, etnocentrico e guerrafondaio di Israele è automaticamente tacciato di antisemitismo.
Per anni, purché pervasiva, si è trattato di una manovra anche sotterranea, ma dal 7 ottobre del 2023 la propaganda, divenuta martellante, ne ha diffuso l’equazione a reti unificate.
La campagna, sviluppatasi in profondità, non coinvolge solo il campo dell’informazione, ma cerca di imporsi anche in quello giuridico, della formazione scolastica, dell’arte, della cultura fino all’intrattenimento, arrivando a tentativi, neppure mascherati, di riscrittura della storia in funzione delle esigenze dei guerrafondai, in mimetica o in doppiopetto, che stazionano tanto nei comandi militari quanto ai vertici delle compagnie multinazionali e degli istituti di ricerca.
Anche in ragione della complicità dello Stato italiano nel genocidio, sentiamo con forza l’esigenza di infrangere questa operazione propagandistica.
Non solo per ristabilire la verità fattuale, ma per senso di responsabilità e di solidarietà verso il popolo palestinese, che con la sua resistenza ci chiama ad una chiara presa di posizione: dalle mobilitazioni di piazza al boicottaggio delle aziende e delle merci israeliane, dagli scioperi contro la guerra alla pubblica denuncia degli interessi e dell’influenza del sionismo in Italia, ma anche attraverso l’informazione, la musica, il cinema e la letteratura, affinché si liberi il dibattito politico nostrano dalle manipolazioni e dalla propaganda di guerra.
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Interverranno: Andrea Legni, direttore de l’Indipendente; Angelo d’Orsi, storico della filosofia; Antitesi Milano, rivista autrice del quaderno Sionismo, cos’è e perché combatterlo; Federico Greco, regista di PIIGS e C’era una volta in Italia; Shukri Hroub di UDAP; Ugo Giannangeli, giurista ed esperto di diritto internazionale. Con i video contributi di Moni Ovadia e di Mohammad Hannoun di API
Ingresso a offerta libera. Raccomandata la prenotazione tramite l’indirizzo [email protected]
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