Rischio flop per il Pnrr dell’infanzia*

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Il Piano per gli asili nido e le scuole dell’infanzia costituisce un investimento strategico per il Pnrr. Dell’attuazione sono incaricati i comuni. Lo stato di avanzamento dei lavori segnala difficoltà che potrebbero non essere recuperate entro giugno 2026.

I servizi educativi per l’infanzia nel Pnrr

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Nell’anno scolastico 2017-2018 l’offerta di asili nido in Italia copriva solo il 25 per cento dei bambini tra zero e tre anni, con notevoli disparità territoriali e ben al di sotto del limite minimo fissato dall’Ue al 33 per cento (Istat, 2020). La carenza di nidi incide su denatalità e partecipazione femminile al lavoro, frenando la crescita economica.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha individuato nei servizi educativi 0-6 anni una priorità strategica, contribuendo agli Obiettivi 4 (istruzione) e 5 (parità di genere) dell’Agenda 2030, oltre che all’Obiettivo 7 (energia pulita) tramite la riqualificazione degli edifici.

Inizialmente, il Piano prevedeva un investimento di 4,6 miliardi di euro per la creazione di 264.480 posti, senza distinzione tra asili nido (0-2 anni) e scuole per l’infanzia (3-6 anni). Con la revisione del 2023, i fondi sono stati ridotti a 3,24 miliardi, ridimensionando l’obiettivo a 150.480 posti, senza stabilire formalmente separazioni tra le due tipologie di fascia d’età.

I comuni che hanno presentato progetti

Al 13 dicembre 2024, su Regis risultano 3.199 progetti per 4,57 miliardi di euro, di cui 3,97 miliardi dal Pnrr. Tra le principali fonti di finanziamento aggiuntive, il Fondo opere indifferibili (248 milioni) e le risorse comunali (255 milioni). Il Mezzogiorno riceve il 54,2 per cento delle risorse Pnrr, ma a consuntivo, in caso di ritardi, la quota potrebbe ridursi. Oggi ci sono finanziamenti che eccedono di 750 milioni lo stanziamento previsto per l’investimento. Da qui alla conclusione del Pnrr (giugno 2026) alcuni progetti attualmente presenti potrebbero essere annullati, perché non più allineati con gli obiettivi o con i tempi di realizzazione.

Non tutti i comuni hanno presentato progetti. I 2.345 enti coinvolti coprono 38,6 milioni di abitanti, di cui 2,1 milioni nella fascia 0-6 anni, pari a due terzi della popolazione target. La copertura è elevata in Puglia (91,5 per cento), Campania, Lazio, Sicilia e Calabria, ma molto bassa in Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige.

Un caso emblematico è quello del comune di Rosello, in provincia di Chieti, che con soli 166 abitanti e un solo bambino sotto i 6 anni ha ottenuto il finanziamento di due progetti: 3,1 milioni di euro per l’adeguamento sismico di un centro polifunzionale (sollevando il dubbio, al di là della sua utilità, sulla piena coerenza con la misura finanziata) e 2 milioni di euro per la demolizione e ricostruzione di un edificio pubblico destinato ad asilo nido e scuola dell’infanzia.

Più della metà dei progetti è assegnata a comuni fino a 10mila abitanti, che gestiscono meno di un terzo della popolazione 0-6 anni e hanno minori capacità amministrative e finanziarie. Ciò potrebbe rallentare la realizzazione degli interventi. Visti i tempi medi di attuazione, i progetti del Nuovo piano asili nido del 2024 sono quelli più a rischio di non essere terminati entro metà 2026. D’altra parte, un’accelerazione finale per rispettare le scadenze potrebbe compromettere la qualità dei lavori e portare a interventi non conformi agli standard tecnici e funzionali, con il rischio di rendere inutilizzabili in futuro le strutture.

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A metà dicembre 2024, erano stati spesi 758 milioni di euro, circa un quinto dei fondi Pnrr destinati al piano, meno di quanto previsto dal cronoprogramma finanziario. Tuttavia, la cifra non indica necessariamente ritardi, poiché nei progetti pubblici non esiste una relazione lineare tra lo scorrere del tempo e i pagamenti effettuati.

A che punto sono i lavori

L’Ufficio parlamentare di bilancio ha analizzato lo stato di avanzamento dei 3.199 progetti registrati su Regis, evidenziando carenze nell’aggiornamento dei dati da parte dei soggetti attuatori.

Nessun progetto è nella fase iniziale di programmazione, mentre 81 progetti (82,6 milioni di euro) del Nuovo piano asili nido sono ancora in progettazione. Circa 2.240 progetti (3,1 miliardi) sono in esecuzione, di cui il 92 per cento (2,9 miliardi) in corso di realizzazione. Altri 420 progetti (426,7 milioni) sono nella fase conclusiva, ma solo 88 risultano completati. Infine, per 440 progetti (372,5 milioni), tutti relativi al Nuovo piano asili nido, mancano informazioni aggiornate.

La fase di esecuzione, la più lunga e articolata, prevede pagamenti legati a specifici avanzamenti contrattuali, ma i dettagli su questi passaggi non sono disponibili nel catalogo open data di Italia Domani. Tuttavia, la piattaforma consente di individuare i progetti ancora non completati al 13 dicembre 2024, evidenziando eventuali ritardi rispetto alle scadenze previste e progetti la cui fine prevista o effettiva era antecedente.

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Al 13 dicembre 2024, sugli oltre 2mila progetti in esecuzione, 352 risultano in ritardo rispetto alla scadenza prevista per l’esecuzione, per un valore complessivo di 377 milioni di euro, con una lieve prevalenza nelle regioni del Sud. La maggior parte dei progetti in ritardo riguarda: il Dpcm di fine 2020, antecedente al Pnrr (48 progetti per 65 milioni di euro); il primo avviso Pnrr per la raccolta di proposte di dicembre 2021 (300 progetti per 309 milioni di euro); per il secondo avviso di maggio 2024, il ritardo di quattro progetti sembra essere dovuto a un’errata indicazione delle date. I ritardi si concentrano soprattutto nei comuni più piccoli.

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Il Piano asili nido e scuole materne rappresenta un investimento strategico per il Pnrr in Italia, con un impatto decisivo sull’autonomia differenziata e sui livelli essenziali delle prestazioni. Con 3,24 miliardi di euro di sussidi non rimborsabili stanziati, il suo successo è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi. Per affrontare le criticità e supportare gli enti locali, sono state adottate diverse misure, tra cui accordi quadro con Invitalia per centralizzare le committenze; collaborazioni con Consip per semplificare le procedure amministrative e gli appalti; l’istituzione di task force per l’edilizia scolastica coordinate con le prefetture; semplificazioni normative e poteri commissariali ai comuni.

Tuttavia, lo stato di avanzamento dei lavori dimostra che questi interventi non sono sufficienti. Per garantire il successo del Piano, è indispensabile un monitoraggio continuo e puntuale sui singoli progetti, partendo dall’aggiornamento tempestivo di Regis e dalla verifica dell’attendibilità dei dati forniti dai soggetti attuatori. Solo così si potranno correggere in tempo le criticità, sfruttando i poteri sostitutivi previsti dal Pnrr.

Nel frattempo, i comuni dovranno attrezzarsi per garantire il servizio, destinando nuove risorse alla spesa corrente, nel rispetto degli equilibri di bilancio. In caso contrario, le strutture rischiano di restare inutilizzate o di essere cedute ai privati.

Nonostante le rassicurazioni del governo, i dati mostrano che raggiungere l’obiettivo di creare 150.480 nuovi posti nei prossimi 18 mesi risulta alquanto difficile.

* L’articolo riflette solo l’opinione degli autori e non impegna in alcun modo l’Istituto di appartenenza.

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