Quel “di più” delle donne

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Bisogna riscoprire la «maternalità», quel «ministero mariano che è più grande di quello petrino». Papa Francesco lo ha ribadito più volte sottolineando che «la Chiesa è donna». Ma cosa vuole dire concretamente e quale posto hanno le donne, oggi, nella comunità ecclesiale e nel mondo? Di fronte al presepe, che più di qualcuno di noi mantiene in casa, secondo antica tradizione, fino alla festa della Candelora, mi è più volte venuto da pensare a cosa sarebbe quella capanna senza Maria. Non ci sarebbe stata incarnazione, né salvezza e redenzione senza di lei. Non avremmo solo un posto vuoto, ma crollerebbero, in sua assenza, le basi stesse della vita.

Indispensabile e potente, la donna

Indispensabile e potente, la donna. Forse proprio per questo, in tanti Paesi del mondo, e pure in Italia stando ai testi dei trapper che vanno per la maggiore e creano cultura tra gli adolescenti, la si vorrebbe sottomessa, nascosta, usata, senza voce né volto. A fatica, con i suoi studi, la sua professionalità, la sua testardaggine si è fatta spazio nelle aule universitarie e nel mondo scientifico, tra i dicasteri vaticani e le diocesi di mezzo mondo. In Brasile, per citare solo alcuni dei Paesi dove la vastità dei luoghi e la scarsità del clero rende difficile la celebrazione dell’Eucaristia, guidano intere comunità. Trasmettono la fede, spiegano la Parola, pregano e fanno pregare.

Cosa sarebbe la Chiesa senza Maria?

Una capanna vuota senza riscatto. Anche il recente Sinodo dei Vescovi ha ribadito come i padri e le madri sinodali (per la prima volta 85 donne, di cui 54 con diritto di voto, hanno preso parte ai lavori) abbiano voluto ricordare che «a una donna, Maria di Magdala, è stato affidato il primo annuncio della Risurrezione», che «nel giorno di Pentecoste, nel Cenacolo era presente Maria, la Madre di Dio, insieme a molte altre donne che avevano seguito il Signore» e che le donne costituiscono la maggioranza di coloro che frequentano le chiese e sono spesso le prime testimoni della fede nelle famiglie».

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Anche quando non hanno particolari riconoscimenti sono attive «nella vita delle piccole comunità cristiane e nelle parrocchie; gestiscono scuole, ospedali e centri di accoglienza; sono a capo di iniziative di riconciliazione e di promozione della dignità umana e della giustizia sociale. Le donne contribuiscono alla ricerca teologica e sono presenti in posizioni di responsabilità nelle istituzioni legate alla Chiesa, nelle curie diocesane e nella curia romana». E ancora ci sono «donne che svolgono ruoli di autorità o sono a capo di comunità». E allora, anche sulla base della prassi concreta, il Sinodo «invita a dare piena attuazione a tutte le opportunità già previste dal diritto vigente relativamente al ruolo delle donne, in particolare nei luoghi dove esse restano inattuate». 

Senza Giuseppe il presepe sarebbe una capanna vuota

Comunità vuote, pastorelli senza doni, comete senza meta, magi senza direzione. E però, però… Non c’è salvezza senza Maria, ma anche senza Giuseppe il presepe sarebbe una capanna vuota. Il Vangelo lo definisce «giusto», lui, che è chiamato a dire un secondo sì dopo quello di Maria. Apprende della gravidanza della sua promessa sposa. Lo assale un tormento che lo fa cadere nel sonno. E proprio nel sonno un angelo si fa carico della sua fragilità: «Non temere di prendere con te la tua sposa». In quel momento anche Giuseppe, come lo era stata Maria, è chiamato al centro della storia della salvezza e anche lui, come per l’annunciazione, dà la sua disponibilità, entra nel mistero e ne sostiene, con Maria, la responsabilità. Non c’è salvezza senza la donna, non c’è salvezza senza l’uomo. Solo nella reciprocità, di ruolo distinti ma di eguale dignità e importanza, potremo davvero rompere gli indugi. Riconoscere il ruolo delle donne, che tanti passi in avanti stanno facendo, senza schiacciare gli uomini. Esprimendo la propria sensibilità e carisma senza scimmiottare ciò che non ci appartiene. Per costruire insieme una capanna dove può trovare ristoro l’umanità amata dal Signore. 

  • L’articolo di Annachiara Valle, giornalista di “Famiglia cristiana”, è presente nel primo numero del nuovo progetto di Segno nel mondo tabloid con “Avvenire”, all’interno della rubrica espressamente dedicata, “Con sguardo di donna”



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