Nervi tesi tra Governo e Corte penale internazionale

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L’aula della Corte penale internazionale a L’Aja, in Olanda – IMAGOECONOMICA

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A due settimane dal rimpatrio di Almasri, l’unica certezza sul caso internazionale è la grande confusione scatenata sotto il cielo italiano, alimentata da commenti a raffica di ministri e leader di partito, che spesso sull’onda emotiva non si premurano nemmeno di verificare gli oggetti del contendere. Così giovedì, dopo la diffusione da parte di Avvenire della denuncia a carico della premier Giorgia Meloni e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi per intralcio alla giustizia presentata da una vittima del generale libico alla Corte penale internazionale, è scattata la raffica quotidiana di accuse reciproche tra maggioranza e opposizioni. Mentre da Palazzo Chigi arrivava una nota informale per frenare ogni speculazione e avvisare che «al momento non risulta nessun procedimento aperto contro l’Italia da parte della Cpi», ma solo «una segnalazione via mail».

Troppo tardi: i ministri Nordio e Tajani erano già partiti lancia in resta. «Credo che a questo mondo tutti indaghino un po’ su tutto. Noi abbiamo fiducia nella giustizia umana – replica alla denuncia il guardasigilli -. Postulo la giustizia divina proprio perché la giustizia umana spesso è fallibile, ma accontentiamoci di quella che abbiamo e vediamo come va». Poi, alla trasmissione Rai “Un giorno da pecora”, Nordio aggiunge che vorrebbe vedere giudicare e condannare chi commette reato, ma che anche Almasri prima di essere condannato deve avere un processo. Il ministro della Giustizia insiste, inoltre, sul fatto che è il governo italiano a esigere spiegazioni dalla Corte internazionale.

E dunque nei prossimi giorni, secondo indiscrezioni di fonti governative, da via Arenula potrebbe partire una richiesta all’Aja di spiegazioni sulle «incongruenze nelle procedure attivate per il mandato di arresto del generale libico Almasri».

Stringato ma impegnativo il commento del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, di fronte alla denuncia pervenuta al procuratore del Tribunale internazionale: «No comment sulla Corte penale internazionale, ho già molte riserve sul comportamento della Corte su questa vicenda. Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata», secondo il leader di FI. «L’atto inviato all’Italia – dice ancora – era nullo. Condivido al cento per cento quello che ha detto il ministro Nordio».

Apriti cielo: per il presidente di M5s Giuseppe Conte, da giorni in versione spumeggiante, «leggere ancora oggi che il ministro Tajani ha detto che andrebbe indagata la Cpi, da cittadino italiano dico no, ministro, siete voi che dovete rispondere di questa violazione gravissima di fronte alla giustizia internazionale al popolo italiano». L’ex premier è deciso a tenere i toni alti sulla vicenda e non si risparmia. Ma azzarda prima ancora che la denuncia arrivata sul tavolo del tribunale dell’Aja abbia un seguito: «Non mi sorprende affatto che la Corte penale internazionale abbia aperto un’indagine nei confronti del governo italiano, perché si è reso responsabile di aver sottratto alla giustizia internazionale un criminale, un boia, uno stupratore di bambini sul quale pendeva un mandato d’arresto. E il ministro Nordio e il governo italiano dovevano dare solo seguito al mandato», secondo Conte. «Tutte quelle cavolate che abbiamo sentito da Nordio – dice riferendosi all’informativa parlamentare di mercoledì – non stanno né in cielo, né in terra giuridicamente. Non spettava a lui fare una valutazione nel merito, fare il giudice assolutore di Almasri». E insomma, conclude, ora il governo «ne risponderà anche alla Cpi».

Meno avventata ma sempre in trincea, anche la segretaria del Pd Elly Schlein: «Le parole pronunciate da Nordio» alle Camere «hanno aperto uno scontro senza precedenti con la Cpi, frutto delle contraddizioni del Governo e della scelta che Meloni non ha avuto il coraggio di spiegare. La verità è sotto gli occhi di tutti: Giorgia Meloni ha impedito che un criminale internazionale venisse assicurato alla giustizia, riaccompagnandolo con tutti gli onori laddove può continuare a commettere i suoi crimini». Dunque, per la leader dem, che parla a prescindere dalla denuncia di ieri, «quello che vogliamo ribadire, ancora una volta, è che l’informativa non ha chiarito nulla, semmai ha aumentato lo sconcerto: Nordio e Piantedosi si sono presentati con due linee diverse e confliggenti l’una con l’altra. Per questo ancora una volta ribadiamo che è Giorgia Meloni a dover rispondere politicamente della vicenda. Davanti al Parlamento e al Paese, basta nascondersi, non parla ormai da giorni, è ora che finalmente chiarisca questa vicenda».

E intanto le opposizioni hanno ottenuto di calendarizzare all’Europarlamento per martedì un dibattito sulla «protezione del sistema di giustizia internazionale e le sue istituzioni, in particolare la Corte penale internazionale e la Corte internazionale di giustizia», per sollevare il caso anche a Strasburgo.

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