Mattia Casse: «Da giovane ero un caos, adesso ho imparato a gestirmi»

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L’Italia cerca la terza medaglia in tre gare ai mondiali di sci di Saalbach. Lo fa nel SuperG maschile, dopo l’oro con il team nel parallelo e l’argento con Federica Brignone nel SuperG donne di ieri. Fra le speranze azzurre c’è Mattia Casse che nelle prove della discesa, sulla stessa pista, si è classificato decimo e quarto. L’obiettivo è replicare quanto fatto sulla Saslong in Val Gardena, dove ha ottenuto la sua prima e unica vittoria nel massimo circuito proprio in questa specialità, proprio in questa stagione, a 34 anni. «Ho avuto una vittoria, sono andato vicino al podio a Bormio in discesa. So di esser lì, è un buon ed è sicuramente una bella spinta per tutto quello che viene da adesso in avanti. Devo continuare a stare sul pezzo, poi le gare sono sempre un punto di domanda».

Che cosa ha fatto la differenza in questa stagione?
«Qualcosa che arriva da molto lontano. Sono tre anni che sono continuo, sono sempre lì nei 10 o comunque a ridosso dei 10. Ogni anno fa sì che tu metta mattoni e si arriva al momento in cui ci sono le migliori prestazioni. C’è una consapevolezza diversa, che si è costruita in questi anni. C’è tutto un background diverso che mi fa star lì, c’è una costruzione dietro non è che si improvvisa. Si può improvvisare sempre perché la giornata c’è, ma non ragiono così. Io voglio essere competitivo ogni gara, ogni volta, adesso si è alzata di nuovo l’asticella».

Si è allungata la carriera degli sciatori?
«È cambiato totalmente. Anche in altri sport dove si fa più fatica come il ciclismo o come l’atletica si va avanti tanto. Ci sono tanti fattori insieme: l’alimentazione, l’integrazione, gli allenamenti, i materiali. Questo insieme di fattori ha fatto sì che si vada più avanti».

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Pista preferita?
«Ce ne sono tante. Ho un amore odio con Wengen perché mi piace tantissimo, però ho performato ancora troppo poco. Mi piacerebbe essere ancora più veloce. A Kitzbühel è sempre bello mettersi alla prova con se stessi e la pista perché è sempre esigente».

Quanto sono un sogno le Olimpiadi?
«Le Olimpiadi sono un sogno e sono un obiettivo, almeno una volta prima o poi ci vorrò andare, sarebbe bello farlo in casa. Le facciamo a Bormio, è una pista che conosciamo e abbiamo fatto e rifatto mille volte. Sicuramente a febbraio sarà un po’ diverso. La pista è esigente di per sé e cambia moltissimo in base alla neve».

Prima volta sugli sci?
«A due anni e mezzo o tre».

Non esisteva alternativa?
«Mi sa di no, vivendo in montagna. Ho giocato un po’ a calcio quando ero piccolo. Poi ho scelto lo sci. Mannaggia a me (ride ndr): è il mio il mio habitat, sto bene, però nel calcio magari guadagnavo di più. Ho scelto la passione».

Quali sono le cose a cui sta attento? L’allenamento, l’alimentazione?
«Sono partito che ero un caos totale. Sono di una generazione figlia del lavoro, ma anche della poca attenzione ai dettagli. Poi man mano che sono andato avanti negli anni mi sono evoluto come persona, anche grazie a mia mogli, sono migliorato dal punto di vista dell’alimentazione. C’è una routine. Anche con l’allenamento, se penso a cosa faccio oggi e cosa facevo quando, per età, in teoria dovevo essere più forte o al meglio, attorno ai vent’anni: mi viene da ridere».

Perché?
«Non che non lavorassi prima perché sono sempre stato uno che lavorava, però è proprio cambiato tutto. Anche lì c’è una routine».

Esiste la paura nello sci?
«Andrò avanti finché non avrò paura, finché metterò giù il piede per essere veloce. Quando subentrerà la paura ci penserò. Smetterò quando comincerò a sentire i campanelli d’allarme: pensare che la velocità è un rischio troppo alto, che i salti mettono troppo in difficoltà. So che il rischio esiste sempre quando fai un salto a 100 all’ora o esci a quella velocità per un errore. Siamo consapevoli di quello che facciamo: non possiamo dire a un ciclista di non fare la volata anche se rischia cadute rischiosissime».

Anche lei va in bicicletta e ha un progetto benefico legato a questo.
«Per la terapia intensiva neonatale di Bergamo, farò la gara 24 ore di Feltre con un team il 6 e 7 giugno. Raccoglieremo fondi per comprare una culla neonatale da 20mila euro. Faremo il 4 aprile anche una cena di beneficenza. Ho sposato questo progetto che mi è vicino per motivi personali».

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Su Instagram ha tutto sci.
«Fatico a esternare il resto. Vedo un sacco di serie Netflix, da tre o quattro anni mi sono imposto di viaggiare. Mi piace mangiare, quindi andare alla scoperta di trattorie e ristoranti. Amo però anche restare a casa nella mia quotidianità».

C’è una routine nella stagione dello sci?
«I luoghi delle gare sono sempre gli stessi: è sempre diverso lo stato d’animo, è sempre diversa la neve, è sempre diverso l’approccio».

Perché c’è un trattore nel suo profilo WhatsApp?
«È il mio soprannome. Lo stiamo facendo diventare praticamente un brand perché è diventato ormai parte di me. Quelli di solowattaggio dicevano, alcuni anni fa, che facevo le curve come un trattore».

Il suo sogno di sciatore e nella vita?
«Sono riuscito a sbloccarne uno vincendo un Gardena, poi c’è sicuramente quello di vincere qualcosa che rimanga. Il sogno nella vita? Una volta ho parlato con il pattinatore Plushenko di questo e mi ha detto che sperava di rimanere sano e questa è la cosa più bella: stare bene, poi tutto il resto viene».

Mattia Casse scende con il pettorale numero 13 alle 11 e 58, salvo ritardi. Gli atleti con un pettorale tra 1 e 15 si presentano al cancelletto di partenza con intervalli di 2’20” tra loro. La gara è trasmessa in diretta tv su Rai 2 ed Eurosport 1. Si può vedere in streaming su Rai Play, Discovery+, SkyGo, NOW, DAZN.



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