lavoro in pericolo nell’Empolese Valdelsa, l’analisi 

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Empolese Valdelsa, 7 febbraio 2025 – Mentre le esportazioni calano, a livello mondiale anche per effetto di scelte precise del governo di Pechino che ha nazionalizzato una serie di imprese e spinto verso la creazione di aziende locali nel settore del lusso (togliendo quindi mercato alle imprese dell’Occidente), il resto del mondo, tra cui anche il nostro Paese, fa i conti con portafogli meno gonfi a causa di inflazione non recuperata e con settori economici in crisi, senza dimenticare i dazi di cui parla quasi ogni giorno il nuovo inquilino della Casa Bianca, Trump.

A questo quadro, decisamente poco consolatorio, non sfugge neppure la nostra zona, alle prese con una crisi che preoccupa. Il quadro è quello con cui il coordinatore della Cgil dell’Empolese Valdelsa, Gianluca Lacoppola, fa i conti ogni giorno.

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Il settore moda dell’Empolese Valdelsa sta affrontando una dura crisi (archivio)

“Il settore della moda – spiega il sindacalista – è in crisi, e servono scelte del governo. Le difficoltà congiunturali devono essere viste alla luce delle conseguenze sul territorio. Mentre dobbiamo fare i conti con i temi internazionali, quest’anno riparte in linea con il 2024”, che non è stato entusiasmante.

E allora il sindacato è alle prese con molte richieste di cassa integrazione e con un indotto che sconta le difficoltà della locomotiva, per così dire, vale a dire l’abbigliamento. Una situazione che si riflette sui consumi, per salari certo non molto generosi, che significano meno acquisti.

“Basti pensare – prosegue Lacoppola – che nella nostra zona le difficoltà della moda significano almeno 2.000 cassintegrati. Per porre un rimedio a questo problema serve un respiro più ampio, anche con una cassa integrazione straordinaria, da usare però con cautela, perché l’ammortizzatore sociale viene anticipato dall’azienda”, a meno che l’impresa versi in difficoltà di cassa significative.

Questa condizione, però, non è vista con favore dalle imprese perché poi diventa difficile potersi rivolgere alle banche, per le piccole e medie imprese praticamente il solo canale di finanziamento. “Per il resto dei comparti industriali locali – spiega il sindacalista -, c’è da fare i conti con le difficoltà del legno”, alcune centinaia di addetti, “mentre gli altri settori reggono, tutto sommato. Parlo di quelli non legati alla moda. E comunque c’è sempre da considerare l’effetto chiaro scuro, vale a dire imprese di un settore che vanno male e altre che vanno bene”.

Da noi, poi, non sono presenti, ad esempio, imprese della metalmeccanica legate alla produzione di auto (e quindi alla Germania, in recessione da ormai due anni).

“Ci preoccupa, invece – afferma Lacoppola -, il caso della Navico, sede a Montespertoli, fabbrica della multinazionale che opera nel settore navale. L’impianto andava bene: la chiusura proposta si deve a scelte della proprietà. Se anche le imprese che vanno bene pensano di chiudere, è chiaro che i sindacati non possono che essere preoccupati. Sono decisioni che non sono prese sul territorio. Per questo c’è bisogno di tutelarsi, per evitare problemi seri alle aziende e ai lavoratori”.

Sullo sfondo, ma neppure tanto, c’è poi il tema del costo dell’energia, “che crea incertezze in un territorio di piccola impresa in cui c’è bisogno di fare sistema. In questo quadro, poi, il distretto industriale può far meglio fronte alla crisi e ai mutamenti di un mercato globalizzato, dove le conseguenze delle scelte riguardano tutti, a partire dai dazi. In questa situazione serve qualità del lavoro, e non macelleria sociale”.

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Se si guardano le cose nell’ottica del mercato del lavoro, si vede che il tema è sottovalutato, poiché le difficoltà dell’occupazione, con manodopera che non c’è, non è sufficientemente in luce. C’è bisogno di maggiore flessibilità da parte dei lavoratori, ma anche le imprese devono essere più duttili.

“La formazione non deve essere un costo, ma un investimento. E questo tema riguarda anche le istituzioni”. Il comparto del commercio, certamente uno di quelli pesanti nel quadro dell’economia locale, “non mostra dati particolarmente negativi. Ci sono però iniziative nel connesso settore della cura della persona a cui serve personale qualificato, che non si trova”.



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