L’obiettivo è chiaro: sviluppare una filiera nazionale per il nucleare avanzato, sfruttando le nuove tecnologie per garantire sicurezza, sostenibilità e indipendenza energetica. Il focus sarà sugli Small Modular Reactor (Smr, che impiegano l’ultima evoluzione della tecnologia di III generazione) e sugli Advanced Modular Reactors (Amr, che sviluppano la tecnologia di IV generazione), due soluzioni che potrebbero integrare la produzione energetica nazionale con impianti più sicuri, più piccoli e con minori impatti ambientali rispetto alle centrali nucleari tradizionali.
Nel suo recente studio “Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese”, Teha (The European House Ambrosetti) ha stimato che il nuovo nucleare potrebbe generare un mercato potenziale per le imprese della filiera italiana che raggiunge i 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile di 14,8 miliardi entro il 2050. Tenendo conto anche dei benefici indiretti e indotti, investire nel nuovo nucleare potrebbe abilitare un impatto economico complessivo per il Paese superiore a 50 miliardi (circa 2,5% del Pil italiano del 2023) e attivare fino a 117.000 nuovi posti di lavoro entro il 2050.
Secondo Fraunhofer, nel primo semestre del 2024, la Francia (il primo paese nucleare in Europa) per soddisfare il proprio fabbisogno elettrico e tenendo conto dell’export ha emesso 30,6 grammi di CO2 per ogni kWh generato; l’Italia, nello stesso periodo, ha emesso 10 volte CO2 più della Francia.
Il contenuto del Ddl: le basi per un ritorno nucleare
Il Ddl delega il Governo a definire un quadro normativo stabile per la produzione di energia da fonte nucleare sostenibile, con particolare attenzione a quattro aspetti fondamentali:
- Neutralità carbonica e indipendenza energetica
Il nucleare è riconosciuto come una fonte “low carbon” e il Ddl lo inquadra come una tecnologia chiave per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica al 2050. - Creazione di un quadro regolatorio e di un’autorità di controllo
Per garantire sicurezza e trasparenza, il Ddl prevede l’istituzione di un’autorità indipendente per la sicurezza nucleare, che avrà il compito di vigilare su ogni fase del ciclo di vita degli impianti. - Sperimentazione e sviluppo tecnologico
Il disegno di legge promuove la ricerca su nuove tecnologie nucleari, con particolare attenzione alla fissione di quarta generazione e alla fusione nucleare. - Gestione delle scorie e degli impianti esistenti
Il provvedimento prevede la dismissione definitiva delle vecchie centrali nucleari e la creazione di un programma per lo smaltimento sicuro delle scorie, uno dei punti più critici per il settore nucleare in Italia.
Il ruolo della newco: un’alleanza tra Enel, Ansaldo e Leonardo
Un passaggio cruciale per l’attuazione del Ddl è la creazione di una Newco pubblico-privata, che avrà il compito di valutare le condizioni per lo sviluppo della filiera nucleare italiana evitando di dipendere esclusivamente da fornitori stranieri.
La Newco sarà partecipata da tre grandi gruppi industriali italiani:
- Enel (51%), con esperienza in passato nella gestione di impianti nucleari all’estero, tra cui Slovacchia e Spagna.
- Ansaldo Energia (39%), con una consolidata competenza nella tecnologia nucleare, grazie alla controllata Ansaldo Nucleare, e una posizione di leadership nella produzione di componenti per gli Smr.
- Leonardo (10%), colosso dell’aerospazio e della Difesa, che contribuirà con soluzioni avanzate per la sicurezza e la gestione tecnologica degli impianti, disponendo già di data center e supercomputer.
Il ruolo di Edf/Edison nello sviluppo degli Smr: la collaborazione con Enea
Edf ed Edison stanno puntando ad un ruolo di primo piano nello sviluppo degli Small Modular Reactors (Smr) in Italia, anche attraverso collaborazioni strategiche con istituzioni di ricerca e aziende del settore energetico. Un esempio concreto di questa strategia è la partnership con Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che mira a valutare il potenziale degli Smr Nuward per il sistema energetico italiano.
Il nuovo nucleare in Italia: la strategia Newcleo
Oltre alle iniziative istituzionali e alla newco, l’Italia sta già registrando un fermento nel settore privato. Un esempio rilevante è Newcleo, startup italiana fondata nel 2021 che sta sviluppando un innovativo reattore nucleare a metallo liquido (Lfr – Lead-cooled Fast Reactor).
Newcleo punta a rivoluzionare il settore con una tecnologia più sicura, efficiente e in grado di utilizzare il plutonio esistente come combustibile, riducendo il problema delle scorie radioattive. L’azienda ha annunciato un piano di investimenti da 3 miliardi di euro entro il 2030: il piano di quest’ultima prevede che il primo prototipo di simulatore di un AMR (Advanced Modular Reactor) sia realizzato entro 1l 2026 in Italia e che il primo reattore entri in attività entro la fine del 2031 in Francia.
Gli Lfr di Newcleo sono reattori modulari di piccola scala (Smr) con un design semplice e compatto.
Il doppio salto Smr+fusione: Eni e il Progetto Cfs
Se la fissione rappresenta la soluzione più immediata, la fusione nucleare è il vero obiettivo di lungo termine. Anche in questo settore, l’Italia gioca un ruolo di primo piano grazie all’impegno di Eni, che ha investito nella startup statunitense Commonwealth Fusion Systems (Cfs), spin-off del MIT (Massachusetts Institute of Technologies).
Cfs è una delle aziende più avanzate negli USA nel settore della fusione a confinamento magnetico e sta sviluppando Sparc, un reattore sperimentale che dovrebbe dimostrare la fattibilità della fusione nucleare commerciale entro il 2030.
Big tech e il nucleare per l’intelligenza artificiale
Un aspetto spesso sottovalutato è il ruolo crescente del nucleare nel supportare l’espansione dell’intelligenza artificiale. Le big tech, tra cui Google, Microsoft e Amazon, stanno valutando investimenti in Smr e Amr per alimentare i propri data center ad alto consumo energetico.
L’addestramento di modelli avanzati di AI, come ChatGpt e Gemini AI, richiede enormi quantità di energia. Si stima che i data center globali rappresenteranno il 10% della domanda energetica mondiale entro il 2030 e che la crescita dell’IA possa spingere ulteriormente questa percentuale.
Microsoft, ad esempio, ha già annunciato accordi con start.up di nucleare modulare per costruire piccoli reattori in prossimità dei propri data center, garantendo un approvvigionamento energetico stabile, sicuro e carbon neutral.
Amazon e Google stanno esplorando partnership con aziende del settore nucleare per sviluppare soluzioni che combinino Smr con batterie avanzate e reti intelligenti, massimizzando l’efficienza energetica per i servizi cloud e l’IA.
L’Italia, se riuscirà a sviluppare una propria filiera nucleare, potrebbe diventare un hub strategico per le big tech, attirando investimenti e favorendo la creazione di poli industriali altamente tecnologici.
Il Rapporto Teha indica che gli scenari al 2050 prevedono un aumento significativo del fabbisogno elettrico, sia a livello europeo (2,0–2,9 volte vs. 2023) che a livello italiano (quasi 2 volte vs. 2023), alla luce della crescente penetrazione dell’elettricità nei consumi finali e dall’aumento della capacità computazionale, guidata dalle nuove tecnologie digitali. In questo quadro, il nuovo nucleare si distingue come una soluzione chiave, essendo la tecnologia di generazione elettrica a minore intensità carbonica e garantendo al contempo una fornitura stabile e modulabile nell’arco della giornata e dell’anno.
L’Italia ha l’opportunità di riprendere un ruolo da protagonista nel settore nucleare, ma il successo del progetto dipenderà dalla capacità di costruire una filiera industriale nazionale, attrarre investimenti e garantire una governance trasparente e solida.
L’interesse delle big tech per il nucleare come fonte energetica per l’IA apre nuove prospettive, creando sinergie tra industria, energia e digitale. Se ben orchestrato, il ritorno dell’Italia al nucleare potrebbe garantire sicurezza energetica, riduzione delle emissioni e competitività industriale, contribuendo a una transizione ecologica sostenibile per il Paese.
Tuttavia, il tema dell’energia nucleare in Italia rimane politicamente e socialmente delicato. Il Ddl sul nucleare sostenibile si inserisce in un contesto in cui il Paese ha già espresso due volte, tramite referendum popolari (1987 e 2011), la propria opposizione all’energia atomica. Se da un lato il provvedimento non annulla direttamente l’effetto dei referendum, dall’altro stabilisce un quadro normativo nuovo, basato su tecnologie più avanzate e sicure, come gli Smr e gli Amr, che non erano contemplate nelle consultazioni referendarie passate.
Il governo dovrà quindi affrontare un importante dibattito pubblico, per costruire il consenso necessario a far accettare questa nuova visione del nucleare. Il successo del Ddl dipenderà dalla capacità delle istituzioni di comunicare in modo chiaro i benefici, le garanzie di sicurezza e il ruolo del nucleare nel processo di transizione energetica.
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