In centinaia oggi hanno affollato la chiesa parrocchiale di Valdobbiadene per l’ultimo saluto a David Agostinetto, tragicamente scomparso nella tarda serata di venerdì scorso in un incidente stradale tra Saccol e Santo Stefano. Il 20enne, operaio presso la cantina “Ruggeri” è uscito di strada con la sua Panda ed è finito tra i vigneti, sbalzato dall’abitacolo: aveva trascorso la serata con gli amici, per mangiare una pizza in compagnia. Avrebbe dovuto raggiungere la fidanzata, Ana Maria, ma all’appuntamento non è mai arrivato. A celebrare le esequie è stato il parroco, don Romeo Penon. «Quando andate a casa abbracciate forte i vostri figli, baciateli anche a nome nostro. Né diamanti né oro li possono comprare»: queste le parole con cui il papà del 20enne si è rivolto ai presenti. Al termine della cerimonia sono intervenuti anche i colleghi di lavoro della cantina “Ruggeri”, azienda in cui aveva iniziato a lavorare subito dopo aver terminato gli studi, e delle ragazze della contrada di Villanova che hanno promesso che dedicheranno all’amico la vittoria del prossimo palio di Valdobbiadene. All’uscita del feretro tanti palloncini verdi sono stati liberati in cielo in onore di David.
L’omelia di don Romeo
Ci siamo tutti, e siamo tutti qui a dirti ciao, arrivederci, fratello David – ha esordito il parroco -. La nostra chiesa oggi sembra incapace di contenerci, tanto è numerosa la presenza di chi vuole, in questo momento, farsi vicino alla famiglia, così provata dal dolore. Viviamo oggi questa reciproca vicinanza, con il cuore triste, smarriti alla ricerca di risposte ai tanti “perché” che nascono nel nostro cuore. Ci accostiamo in silenzio, restando sulla soglia del rispetto al dolore grande di questa famiglia, che piange la morte di David. E a loro si uniscono le lacrime di chi lo ha conosciuto, gli ha voluto bene e ora soffre in questo momento di lutto. La perdita di un figlio e di un fratello non ha una parola. Nessuno di voi si immaginava che l’alba di domenica scorsa si sarebbe trasformata in un istante da una splendida giornata piena di sole per la festa della Candelora in un giorno buio come un sepolcro. Una pietra è stata calata sul cuore di chi ha appreso la notizia dell’incidente ed è giusto domandarsi chi rotolerà via questa pietra dal sepolcro. Chi può togliere il masso del dolore, si cade nella paura, nello sconforto, perché improvvisamente una persona cara non è qui, non c’è più. Subito dopo però arrivano quelle parole piene di speranza: “È risolto, è risolto”. E nel dirvi questo ho davanti agli occhi la fotografia di David riportata sull’epigrafe. Un sorriso incorniciato da un stupendo panorama di viti, cornice del suo habitat naturale. In quel posto particolare lui stesso ha detto ai suoi familiari che era “il suo posto felice”. Sarà proprio con quel sorriso che potrà raccontare a Dio di ciascuno di voi. Quel sorriso che certamente resterà scolpito nelle vostre vite deve aiutarvi a non aver paura, a credere che dentro ad una bara non finisse tutto, ma inizio qualcosa di nuovo. È vero, è un mistero, sì, ma questa è la nostra fede, questa è la fede nella quale David è stato battezzato ed è cresciuto.
Voglio pensare che David si recasse nel suo “posto felice” per cercare quel silenzio fecondo e mettere muti nei suoi pensieri e i suoi desideri. Lì nella quiete dava spazio alla sua immaginazione, dava contenuti alla sua creatività e grazie alla sua vivace intelligenza progettava il suo futuro. È questo il segreto di David, che gli permetteva di vivere poi in famiglia con tutta la sua solarità per la gioia di papà e mamma e del fratello. Mi raccomando, custodite nei vostri cuori il dono grande che David è stato e continuerà a essere grazie a voi. Il desiderio di senso ha colorato la presenza di David nella comunità cristiana e la continua ricerca interiore di una verità che sempre lo superava e che lo stimolava a porsi mete sempre più alte per la sua vita. Il mio posto felice è poco lontano dal capitello di San Valentino, patrono degli innamorati. A te Ana Maria, affido la custodia del cammino che avete fatto nel pianeta amore. Conserva con un piccolo tesoro le parole e i gesti di stima, di fiducia, di incoraggiamento e di perdono che vi siete scambiati. David ha sentito il bisogno di mettersi in relazione con gli altri. Le amicizie danno colore e gusto alla vita, la rendono bella e la arricchiscono in umanità. Cari giovani, oggi così numerosi, non solo avete passato momenti spensierati di feste e allegrie insieme, ma avete anche cercato di coltivare valori e ideali che aiutano a crescere e spingono a guardare il futuro con speranza. La gioventù è la finestra attraverso la quale il futuro entra nel mondo. Oggi vi ritrovate con la sofferenza che imbriglia il vostro cuore e sembra cancellare ogni orizzonte di speranza. Però proprio a voi, oggi, David vi affida l’impegno a coltivare con entusiasmo i valori e le passioni che hanno mosso nella sua vita. Lo spirito d’amore che Gesù Cristo vi dona la forza perché possiate continuare a crederci e così ravvivare anche la freschezza delle vostre amicizie. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Niente, neanche questa morte così tragica e dolorosa. Il cammino della vita non è mai facile. Gesù non ci risolve i problemi, ci dona una luce per affrontarli e soprattutto ci dona la sua compagnia, il suo camminare accanto. Anche nell’esperienza del lavoro, David, vi dona l’esempio della sua passione e competenza, il suo impegno responsabile e la sua dedizione a aiutare a vivere anche il lavoro come spazio di redenzione. Siamo tanti oggi. Tante sono state le manifestazioni di stima e affetto nei suoi riguardi, presentate proprio ai familiari. Ciascuno di voi ora porti nel cuore, la memoria di ciò che David è stato nella vostra singolare vita. Il bene che ha voluto e fatto non può morire, non viene sepolto, fa parte già ora di quella che noi chiamiamo vita eterna. Mara, Virgilio, non abbiate paura. Quando David era piccolo, l’avete portato, potuto tenere fra le vostre braccia. Ora è Dio che lo tiene in braccio. E non c’è luogo più sicuro di quello. Facendo eco alle parole del Papa Giovanni XXIII, il Papa Buono, che affacciandosi dal balcone della Basilica di Loreto disse «Siamo fatti di cielo, ci soffermiamo un po’ qui e poi riprendiamo la nostra strada verso la casa del Padre». E a David diciamo il nostro «ciao», che è la parola che si dice quando si ha la certezza che un giorno ci si rivedrà.
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