Continuano le grandi manovre che coinvolgono in prima battuta Siena (Mps), Milano (Mediobanca) e Trieste (Generali), con lo sguardo molto interessato di Roma (Tesoro).
Mps-Mediobanca: Giorgetti sonda il terreno con BlackRock
Ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è incontrato con i massimi funzionari di BlackRock discutendo di diversi temi caldi, tra cui l’offerta pubblica di acquisto di Banca Mps su Mediobanca. Il ministero del tesoro e a tutt’oggi primo azionista di Siena con l’11,7%. Perché parlarne con Blackrock? Il più grande gestore di fondi al mondo, con asset per oltre 11,5 trilioni di dollari, è presente nell’azionariato di tante big di Piazza Affari, tra cui Mps e la stessa Mediobanca.
L’incontro di Giorgetti con Rob Kapito, presidente di Blackrock, e altri rappresentanti della società di investimento statunitense era in agenda da tempo in quanto ricorre il 25esimo anniversario della presenza del colosso Usa in Italia. “Mps non era l’oggetto dell’incontro, ma confermiamo che c’è stato un incontro normale, regolare e istituzionale”, ha precisato il ministro a Bloomberg –
BlackRock è il terzo investitore in Mediobanca con il 4,23%, preceduto solo da Delfin (famiglia Del Vecchio) e Caltagirone, due soci che insieme arrivano al 27,5% circa del capitale della merchant bank e che sono anche azionisti di rilievo in Mps e in Generali.
Siena pronta a rastrellare azioni sul mercato, Mediolanum aspetta le carte dell’Ops
Mps, la cui offerta valuta piazzetta Cuccia 13,3 miliardi, punta ad avere almeno due terzi degli azionisti di Mediobanca ad accettare l’offerta. Avere l’appoggio di Blackrock sarebbe sicuramente un passo in avanti verso il successo dell’operazione. Non è un mistero che il governo spinga per la creazione del terzo polo bancario in grado di competere con Intesa Sanpaolo e Unicredit (con quest’ultima che a sua volta si è mossa con un’offerta su Bpm).
Ieri l’amministratore delegato dell’istituto senese, Luigi Lovaglio, ha dichiarato che un’entità combinata avrebbe migliorato le capacità di raccolta di asset, private banking, investment banking e assicurazioni. Di contro Mediobanca ritiene che la proposta sia “distruttiva” e “priva di logica industriale e finanziaria”. Lovaglio ha aggiunto che “non ci sono limiti per quanto riguarda l’acquisto delle azioni, non è necessario un collegamento con l’autorizzazione della Bce” e pertanto Rocca Salimbeni può muoversi sul mercato e comprare fino al 5% di azioni di Piazzetta Cuccia.
Tra gli azionisti di spicco di piazzetta Cuccia che anche Banca Mediolanum con il 3,49%. Ieri l’ad Massimo Doris si è detto sorpreso dell’Ops. “È un’operazione importante, che ci vede coinvolti come azionisti”, ha detto Doris escludendo categoricamente che Mediolanum si inserisca provando una fusione con Mediobanca. Che farà Mediolanum? “Una volta che si avrà la documentazione completa dell’offerta – ha spiegato Doris – a prendere le decisioni se aderire o meno all’Ops saranno i cda di Mediolanum Vita e Banca Mediolanum, le società che detengono le azioni”. Oltre alla quota in mano a Mediolanum, la famiglia Doris ha un ulteriore 0,98% della merchant bank tramite Finprog.
Intanto Unicredit gioca la sua partita
Sabato scorso la partita Mps-Mediobanca, che indirettamente coinvolge Generali (di cui Mediobanca detiene il 13,1%), si è arricchita della presenza di Unicredit che ha annunciato di avere il 4,1% del Leone di Trieste (più un ulteriore 0,6% detenuto come sottostante dell’ordinaria attività per i clienti). Da ambienti finanziari è filtrata nei giorni scorsi anche l’indiscrezione che Orcel abbia addirittura raggiunto una posizione complessiva dell’8% nelle Generali attraverso posizioni in derivati non soggette a obbligo di dichiarazione. Una quota che porrebbe piazza Gae Aulenti come ago della bilancia decisivo in vista del rinnovo del cda del Leone previsto il prossimo 8 maggio.
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