Genova, Giuliano Amato: “Democrazie in pericolo, le può salvare una politica partecipativa che cerchi un terreno comune”

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La crisi delle democrazie e gli strumenti di contrasto alle tentazioni autoritarie sono stati al centro dell’intervento di Giuliano Amato – professore universitario emerito di diritto costituzionale, presidente emerito della Corte Costituzionale di cui ha fatto parte dal 2013 al 2022 e più volte presidente del Consiglio e ministro – all’Ordine degli avvocati di Genova. Un intervento di altissimo livello culturale, congruo al personaggio, uso a spaziare – come ha fatto – da Hans Kelsen al Topolino apprendista stregone di Fantasia, dalla commissione dei 75 al Clint Eastwood di Million Dollar Baby, icona evocativa della sentenza sul suicidio assistito che era stata uno dei passaggi più dibattuti dell’esperienza di Amato alla Consulta.

Sfide – “Le democrazie si trovano ad affrontare sfide difficili. Come nel caso del cambiamento climatico, le decisioni politiche future richiederanno costi elevati e infatti non appena si è profilato il momento di decidere, i trattori hanno fatto tre passi avanti e la politica quattro indietro. Le democrazie sono fragili – riconosce Amato, nel corso del suo intervento – e alcuni potrebbero pensare che le decisioni non vengano adottate in tempo. In questo contesto, alcuni potrebbero dire che è meglio un sistema come quello cinese, invece le democrazie devono essere messe nelle condizioni di prendere decisioni democratiche”.

Partecipazione – “Le democrazie hanno bisogno di una politica che torni a cercare canali partecipativi, creando un terreno comune. Non possono sopravvivere invece in una logica di poli contrapposti e caratterizzati da un reciproco disconoscimento, perché creano un vuoto che distrugge il tessuto democratico. Le grandi sfide globali richiedono un impegno collettivo. I giovani sono preoccupati per il 2050, a differenza di molti di noi, e la disponibilità a risolvere i problemi cresce quando le persone si uniscono attorno a questioni fondamentali. Il futuro delle democrazie dipende dalla nostra capacità di affrontare insieme questi problemi”.

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Tensioni –  Sia pur rifuggendo almeno formalmente dai temi di stretta attualità, Amato ha affrontato in modo ellittico l’argomento delle frizioni tra politica e magistratura. “Quando la Corte decide contro la politica, è facile sentire domande come: ‘Chi ha eletto questi giudici?’. Accade spesso in Paesi come Polonia, Israele e Stati Uniti. La miglior difesa della Corte è la certezza di aver deciso sulla base della legge, non delle proprie opinioni. La legittimazione del politico deriva dai cittadini che lo eleggono, mentre la legittimazione del giudice si fonda sulla forza della motivazione. Una persuasiva e solida argomentazione è essenziale”.

Aula – Amato, professore universitario emerito di diritto costituzionale, presidente emerito della Corte Costituzionale di cui ha fatto parte dal 2013 al 2022 e più volte presidente del Consiglio e ministro, era stato invitato dall’Ordine degli avvocati di Genova a presentare il libro Storie di diritti e di democrazia. La Corte costituzionale nella società, di cui è coautore insieme con Donatella Stasio, intervenuta in videoconferenza. Al tavolo dei relatori Luigi Cocchi e Stefano Savi, coprotagonisti della recentissima staffetta ai vertici dell’Ordine degli avvocati, Elisabetta Vidali presidente della Corte d’Appello di Genova, Enzo Roppo, avvocato e professore emerito di diritto civile all’Università di Genova, il magistrato Marcello Basilico, consigliere del Csm, Gerolamo Taccogna, avvocato e professore associato di diritto amministrativo. Tra i presenti nel salone, l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti, l’assessore comunale Mario Mascia, il presidente dell’Istituto storico della Resistenza Mino Ronzitti, il neodeputato Alberto Pandolfo, il capogruppo dem a Palazzo Tursi Davide Patrone.

Apertura – Nel corso del suo mandato alla Corte (2013-2022), Amato ha promosso l”apertura’ dell’organo di suprema garanzia costituzionale alla cittadinanza, fino alla scelta di visitare i penitenziari. “Andare nelle carceri – ha detto – è stato un tempo di commozione”. “Ogni tassista a Roma – ironizza – sa dove si trova la Cassazione, ma non la Corte Costituzionale, se chiedete di essere portati lì quasi certamente vi condurrà al Palazzaccio. “Siete la Consulta, date pareri?” si chiedono in molti”. La conoscenza della Corte e dei suoi meccanismi, secondo Amato, è un passo avanti nella consapevolezza civile.

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