Certa Stampa – GLI AMBIENTALISTI: «D’ANGELO, PRIMA DI PROGETTARE LA NUOVA STRADA DAL CASELLO AI PRATI, VOGLIAMO ESSERE ASCOLTATI»

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Abbiamo appreso dalla stampa che il Presidente dell’Amministrazione provinciale di Teramo ha riesumato l’idea di una strada per collegare direttamente il casello autostradale dell’A24 di Colledara – San Gabriele ai Prati di Tivo.

Da quanto emerge dalle dichiarazioni riportate dalle testate giornalistiche, il nuovo progetto avrebbe il pregio di interessare una vasta area della Valle Siciliana ad una quota più bassa rispetto al tracciato ipotizzato nel 2021 e di intervenire in gran parte su tracciati già esistenti, testimonianza di storici collegamenti tra la Valle Siciliana e la Valle del Rio Arno, come attesta il ritrovamento di numerosi reperti.

Non essendo stato ancora chiarito l’effettivo tracciato, non vorremmo che si voglia recuperare la vecchia ipotesi di cui si parla da anni che, salendo da Forca di Valle (frazione di Isola del Gran Sasso), attraversa l’area di Cima Alta (uno dei luoghi più panoramici da dove poter godere della vista su Corno Grande e Corno Piccolo) per arrivare a Prati di Tivo. Itinerario che intaccherebbe un’area di alto valore ambientale, meta attrattiva per turisti ed escursionisti, e che trasformerebbe l’intera zona in una banale area di transito ad altro traffico.

Come sempre è mancato qualsiasi processo partecipativo: sarebbe stato molto più utile se, prima di parlare del progetto da realizzare, l’Amministrazione provinciale avesse coinvolto portatori di interesse (operatori, associazioni e cittadini) ed enti locali.

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Dalle prime considerazioni pubbliche emergono poi delle contraddizioni.

È noto che Pietracamela e i territori limitrofi, da un punto di vista amministrativo, hanno fatto parte, per secoli e fino all’abolizione del feudalesimo, della Valle Siciliana che, da un punto di vista orografico, si identifica con la Valle del Mavone, ma che comprendeva all’epoca anche altri territori distanti come il comprensorio di Arsita. È evidente che esistevano, e sono rimaste fino ai giorni nostri, linee di collegamento tra questi versanti: mulattiere funzionali ad un certo tipo di economia ancora oggi viva e – verrebbe da dire – “vegeta” in quanto legata all’industria forestale e che ha permesso di mantenere in vita un territorio di alto pregio naturalistico (si pensi al relitto glaciale della Selva degli Abeti). Il fatto che illustrando l’idea dell’intervento si sia fatto riferimento a reperti storici fa sorgere l’interrogativo su quante emergenze archeologiche sarebbero intaccate dal tracciato della strada.

Inutile, in questa sede, dilungarsi sulla situazione dei Prati di Tivo la cui marginalizzazione rispetto alle altre mete turistiche certamente non dipende dalla situazione delle strade esistenti. Così come risulta ovvio che la spesa prevista per la sola progettazione preliminare (19.560.772,02 euro) potrebbe essere destinata ad interventi più concreti e strutturalmente più efficaci per il rilancio sano e sostenibile della montagna teramana.

Ci si chiede, quindi, quale sarebbe l’utilità di questa strada se non quella di sostituire un’economia cosiddetta “tradizionale” con un modello di sviluppo dell’economia delle zone interne che oramai da anni sta dimostrando tutta la sua inconsistenza in quanto allineato sul turismo “mordi e fuggi”, altamente impattante, che non determina crescita economica e tantomeno sociale alle popolazioni che ancora vivono in montagna, i cui luoghi vengono assimilati ai parcheggi di centri commerciali facilmente raggiungibili con strade e viadotti.

Chi conosce i luoghi sa che è velleitario promettere un percorso della durata di mezz’ora dal casello di Colledara ai Prati di Tivo: un simile risultato si potrebbe raggiungere solo con nuovi viadotti e strade e non certamente sfruttando vecchi percorsi già esistenti, alcuni dei quali già ricompresi nell’Ippovia del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Come associazioni ambientaliste chiediamo al Presidente della Provincia di Teramo di programmare momenti di confronto per confrontarsi, prima ancora che su un progetto stradale, su un progetto di conservazione e reale valorizzazione del territorio interno e montano. La logica imporrebbe che, prima di stabilire come raggiungere un sito, si chiarisse cosa fare di quel sito. Il problema dei Prati di Tivo, ormai da decenni, non è come raggiungerli, ma cosa fare una volta raggiunti, considerato che il modello di sviluppo delle piste da sci, anche a causa del cambiamento climatico e nonostante i milioni di fondi pubblici impiegati, appare ormai superato.

WWF Teramo, Italia Nostra, Mountain Wilderness, Comitato locale Sant’Andrea Verde



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