» Una Rete di Archivi virtuosa per una città due volte patrimonio UNESCO: Vicenza

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Il Portale degli Archivi Vicentini è ormai una realtà.
Da qualche giorno ricercatori, storici, studenti e appassionati di storia hanno a disposizione un luogo in cui esplorare gli inventari degli archivi conservati nelle biblioteche vicentine.  Alcune biblioteche vicentine conservano, infatti, oltre a raccolte librarie di valore storico, veri e propri archivi legati alla storia delle loro comunità, depositati o donati nel corso degli anni. Il nuovo portale ha quindi portato alla luce tanti fondi archivistici preziosi  ma ancora nascosti. A fare da apripista al progetto è stata la Biblioteca civica Bertoliana che ha pubblicato online nel 2020 il portale dei suoi numerosi archivi. Entrambi I progetti condividono la stessa piattaforma descrittiva, il software archivistico xDams. La tecnologia umanistica accoglie, promuove e libera nella rete un patrimonio informativo importantissimo  sulla storia di un territorio dichiarato due volte patrimonio dell’Umanità.

Disegno conservato dalla Biblioteca civica Bertoliana

Lasciamo per un attimo il filo degli archivi, di-vaghiamo, e proviamo a ricordare qualche nome di cittadino illustre che ha  giocato un ruolo di primo piano nella storia culturale e intellettuale dell’Italia intera: Antonio Fogazzaro, Neri Pozza, Goffredo Parise, Guido Piovene, Luigi MeneghelloAndrea Palladio è nato a Padova ma è proprio a Vicenza che lasciò lo scalpellino per diventare l’architetto delle grandi famiglie aristocratiche vicentine produttrici di seta grezza esportata in tutta Europa. Ed è grazie a Palladio che la città (con le ville palladiane in Veneto)  è divenuta patrimonio Unesco, e che palazzi e ville sono divenuti un modello architettonico in tutto il mondo: nel 2010 il  Congresso degli Stati Uniti d’America votò una risoluzione congiunta  per riconoscere  “his tremendous influence on architecture in the United States”.  
Nella storia della industrializzazione e modernizzazione del Paese Vicenza e la sua provincia giocarono un ruolo non indifferente: si pensi al Lanificio Rossi di Schio, il maggiore complesso laniero tra XIX e XX secolo. Fu Alessandro Rossi, imprenditore, leader del settore laniero italiano nel secondo Ottocento, deputato e senatore, protagonista del dibattito sulle politiche economiche, pubblicista  e fine comunicatore, a realizzare un centro industriale che giunse ad impiegare 5000 operai svilppando inoltre, accanto alla fabbrica, una “città sociale” fatta di case, scuole, biblioteche, bagni pubblici, teatro, chiesa e ospedale…Nel 1883 creò a Sant’Orso un “podere-modello, con frutteti, viti, ortaggi, una Scuola di orticoltura e pomologia e una fabbrica di conserve alimentari pubblicizzate con tecniche grafiche raffinate e slogan innovativi quale, ad esempio, «Non è più il tempo che Berta filava»”…

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La città di Vicenza e le Ville del Palladio nel Veneto, Luca Campigotto, 2006

E ora torniamo al portale perché anche questo è il mondo esplorabile negli archivi. Nel portale della Biblioteca civica Bertoliana  troverete le carte degli scrittori, quelle delle famiglie aristocratiche che finanziarono il rinascimento vicentino (Thiene, Lampertico,  Porto…); la “rete delle Biblioteche Civiche Vicentine”  vi permetterà di seguire le tracce del dinamico imprenditore grazie all’inventario dell’archivio depositato dal 1985 presso la Biblioteca civica “R. Bortoli” di Schio.
Abbiamo aperto l’articolo scegliendo un cinegiornale Luce degli anni Trenta che dà movimento alle carte, mostrandoci i moderni reparti della produzione laniera, affidati al qualificato personale femminile. Nel Novecento la Lanerossi popolò l’esperienza quotidiana di migliaia di tifosi alle prese con la compilazione degli albumi di figurine di calciatori. Ecco dal Corriere dei Piccoli del 1969 la squadra nata nel 1953 dall’incontro tra Lanerossi Schio e Vicenza Calcio.

Concludiamo questa passeggiata nella storia della città con due curiosità. Di Vicenza era Mariano Rumor, Resistente, Costituente, Deputato, 5 volte presidente del consiglio. Rivediamo il politico democristiano in questa intervista in casa, impacciato, intimorito dal microfono di Sergio Zavoli  e dalle incombenti cineprese di tv7.
Di Vicenza era Gianni Ferrio, direttore d’orchestra, compositore, autore tra gli altri, del blues Non gioco più cantato da Mina in duetto con l’armonica di Toots Thielemans, e di Parole, parole  brano di fama internazionale interpretato sempre da Mina, in coppia con Alberto Lupo. Un ricordo sonoro e visivo indelebile per  intere generazioni.


Sull’archivio Lanerossi segnaliamo tra l’altro l’articolo di Giovanni Luigi Fontana, Archivi aziendali e archivi privati: il caso del Lanificio Rossi pubblicato nel bollettino Archivi e Imprese n.4 (disponibile online)



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