Innanzitutto il vino, un Cabernet Sauvignon 2022 che presenta un generoso panorama olfattivo di bell’equilibrio ed espressività. Al palato giunge un sorso di affascinante composizione, dalla verticale intensità e, soprattutto, elegante, molto elegante. Ed è proprio a questo stile che miravano Liliana e Antonio Intiglietta quando hanno preso una di quelle decisioni, che solo amore e passione riescono a determinare, ovvero produrre vino. Ma proprio dall’inizio, scegliendo i terreni, piantando le viti e curando pianta per pianta, la vita che nasce.
La voce di Antonio Intiglietta nel raccontare l’avventura di Tenuta Liliana, un fazzoletto di terra dello splendido Salento, è quasi commossa in certi passaggi. Eppure l’uomo è un imprenditore di grande caratura, il fondatore della manifestazione “Artigiano in Fiera”, da decenni un successo con numeri importanti, 2800 aziende artigiane, 190 Paesi presenti, un milione di visitatori alla Fiera di Milano.
Eppure è così, il vino ruba il cuore, scatena le passioni e, in particolare, diventa un incredibile motore per realizzare i propri sogni.
Anche in questo caso è la passione per la propria terra, la Puglia, a insorgere nel 2017. Sono i ricordi e le tradizioni a muovere il progetto.
Le origini
Antonio nato a Brindisi da nonno mezzadro “Da bambino schiacciavo l’uva nel tino – ricorda – era un giorno di festa”. Liliana ha genitori di Gioia del Colle, città della mozzarella.
“Il progetto nasce da un atto d’amore – racconta Intiglietta – io sono pugliese. Quando sono tornato nel basso Salento, nell’entroterra di Gallipoli a Parabita, in realtà a mezza collina, nella mia memoria avevo negli occhi il sole e il vento della nostra terra. Mi sono detto dobbiamo fare qualcosa di eccellente, perché la Puglia lo merita.
Così abbiamo iniziato con solo quattro ettari con roccia affiorante nella zona collinare. Ho chiesto all’enologo Carlo Ferrini, di condividere il progetto. E, una provocazione dopo l‘altra, abbiamo deciso di fare un grande Cabernet Sauvignon per farlo diventare uno dei migliori del mondo.
Da quattro ettari sono diventati tredici, tutti vitati, in una zona di cave sotto vincolo, dove abbiamo acquistato anche i diritti. Una delle cave era di tufo, inquinata e fuorilegge, l’abbiamo bonificata realizzando lì la cantina, terminata poi nel 2021, con un vetro riflesso che restituisse la natura. Un atto di amore e di follia – conclude – questo siamo”.
Il territorio
Sono 12 ettari di Cabernet Sauvignon e un ettaro di Sauvignon Blanc oltre alcuni filari di Petit Verdot e Cabernet Franc, sulle cui uve lavora, mantenendo la consulenza di Ferrini, l’enologo Andrea Fattizzo, che descrive così terreno e caratteristiche vinicole:
“Siamo su di una penisola, con il mare a dieci chilometri. Due fasce geologiche, più in alto terreni di terra rossa e pietra e in basso, a settecento metri dal mare, sabbia e limo. Un gran lavoro di cloni differenti di Cabernet e porta innesti. Cinque Cru studiati alla perfezione. Siamo dall’inizio in conduzione biologica e facciamo controlli di qualità molto stretti, sono molto categorico.
La tecnica di vinificazione in generale è di estrema selezione in campagna con raccolta a mano in cassette da quindici chili. In cantina vasche di fermentazione tronco coniche che ricevono, ciascuna, le uve di una singola parcella. In futuro avremo, oltre il Cabernet Sauvignon Liliana, i due differenti Cru dalle due diverse zone. Parliamo del 2027 per l’annata 2024.
Uno degli aspetti agronomici che più ci ha affascinati, sono gli agglomerati di conchiglie e pietre gigantesche, quelle usate per il porto di Gallipoli, rivenuti nel terreno sabbioso vicino al mare”.
“Un progetto familiare – aggiunge Liliana Intiglietta – un atto d’amore che coinvolge i nostri due figli e i sei nipoti. La terra e i suoi profumi sono i valori che vogliamo trasmettere. Vogliamo tramettere la passione e l’entusiasmo che ci contraddistingue. Ci piace che ciò che siamo, la nostra storia, emerga nel nostro vino”.
L’obiettivo finale della coppia sono 70000 bottiglie. 40 di Tenuta Liliana e qualche migliaio di bianco e rosato. Con un cinquanta per cento sul mercato italiano.
Andrea Radic
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