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La comunità internazionale tenta la mediazione per mettere fine ai combattimenti nel Nord Kivu, dove imperversa una drammatica crisi umanitaria. Funzionari dell’Onu denunciano massacri e stupri di massa e la Corte penale internazionale apre un’inchiesta per crimini contro l’umanità. La testimonianza della rappresentante del Vis in Congo raggiunta telefonicamente a Goma
Stefano Leszczynski – Città del Vaticano
I ribelli congolesi antigovernativi del movimento M23 hanno indetto per oggi a Goma il loro primo congresso pubblico nello Stadio dell’Unità. La capitale del Nord Kivu è ormai sotto il loro completo controllo dopo i sanguinosi combattimenti della scorsa settimana, che secondo fonti delle Nazioni Unite hanno provocato quasi tremila morti. Mentre la popolazione di Goma si accalcava oggi intorno agli ingressi dello stadio cittadino per ascoltare i proclami dei capi dell’M23, i miliziani – che ricevono sostegno non ufficiale dal vicino Rwanda – hanno lanciato una nuova offensiva per la conquista del Sud Kivu. Ovunque l’esercito regolare congolese è in rotta e la resistenza per fermare l’avanzata dell’M23 verso Bukavu si fa sempre più debole.
Spiragli diplomatici
Di fronte a questa situazione di caos la comunità internazionale e i due paesi mediatori – Angola e Kenya – tentano di riaprire la via dei negoziati per evitare che la crisi in atto si estenda a livello regionale. Sabato prossimo a Dar es Salaam è prevista una riunione straordinaria della Comunità degli Stati dell’Africa orientale e della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe. In questo contesto dovrebbe avvenire l’incontro tra il presidente della Repubblica democratica del Congo, Félix Tshisekedi, e del suo omologo ruandese Paul Kagame. Anche il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite si riunirà domani per discutere della crisi in atto, mentre la Corte penale internazionale ha avviato un’inchiesta sui crimini di guerra e contro l’umanità sulla base delle denunce di massacri e stupri di massa che si susseguono incessantemente.
L’emergenza umanitaria
Monica Corna, rappresentante del Volontariato internazionale per lo sviluppo in Repubblica democratica del Congo, raggiunta telefonicamente a Goma conferma ai media vaticani la drammatica situazione umanitaria in tutta la regione del Nord Kivu. “Nell’ultima settimana – ha detto – Goma è senza luce, senza acqua e senza contatti col mondo esterno in quanto tutti i canali di comunicazione tranne quello legato alla telefonia via Internet sono interrotti. E’ una situazione che genera paura e incertezza perché nessuno ha più notizie di familiari, conoscenti e collaboratori”.
Il dramma dei profughi
L’offensiva dell’M23 ha accresciuto ulteriormente la massa di profughi in fuga dai combattimenti. “Tutti quelli che si trovavano nei campi informali hanno ricevuto l’ordine di sgomberare e tornare nei propri villaggi, che per la maggior parte non esistono nemmeno più.” – spiega Monica Corna. Un’imposizione che ha contribuito ad aumentare il caos e la paura. “Molti hanno cercato accoglienza presso amici e conoscenti, ma qualcuno si ostina a cercare di ritornare nei campi dai quali sono stati scacciati e dove le condizioni sanitarie sono estreme”.
Massacri e stupri
Le notizie di massacri e brutalità si susseguono incessantemente in tutta la regione del Nord Kivu e in particolare nella città di Goma, ma sono difficili da verificare e la propaganda delle parti in lotta per il potere punta ad alimentare il clima di esasperazione e odio tra gli abitanti. “A Goma – prosegue Monica Corna – la situazione è particolarmente difficile per i saccheggi che ci sono stati e c’è una situazione di violenza generalizzata. Anche i depositi dei farmaci e dei materiali sanitari che rifornivano gli ospedali sono stati presi d’assalto, non solo dai miliziani e dalle bande criminali, ma dagli stessi abitanti della città, che sono disperati. E’ una situazione molto grave”.
L’appello: non dimenticateci
I pochi membri delle organizzazioni umanitarie che sono rimasti nella città non hanno né i mezzi né gli strumenti per poter intervenire efficacemente, anche se alcune strutture come il centro Don Bosco N’gangi continuano a cercare di assistere soprattutto i bambini e gli anziani. “Ce ne sono diverse centinaia che hanno bisogno di tutto. – conclude la rappresentante del Vis – In questo momento è importante che non ci dimentichiate. In Italia non si riesce neppure a immaginare la realtà che queste persone, bambini, fratelli, sorelle, figli stanno vivendo”.
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