Il caso Paragon si fa sempre più intricato. L’azienda israeliana di nascita ma che fa capo a un fondo statunitense, è quella che produce il software di intercettazione Graphite. Ufficialmente dichiara di fornire il suo strumento per le indagini su crimini e terrorismo. La novità è che non verrà più utilizzato da chi in Italia che lo aveva in licenza, «un’agenzia di polizia e un’organizzazione di intelligence». Paragon Solutions avrebbe infatti deciso di rescindere il contratto: lo riporta il Guardian, che cita fonti a conoscenza della questione.
La decisione di interrompere il contratto arriva meno di una settimana dopo che WhatsApp ha annunciato che lo spyware di Paragon sarebbe stato utilizzato per colpire decine di persone. Come altri produttori di spyware, Paragon – fondata dall’ex premier israeliano Ehud Barak – vende i suoi strumenti informatici a clienti governativi che dovrebbero utilizzarla per prevenire i crimini e non per controllare rappresentanti dei media e della società civile. Al Guardian una fonte ha spiegato che Paragon aveva «per eccesso di cautela» inizialmente sospeso il contratto con l’Italia già la settimana scorsa dopo che era emersa una prima accusa su un potenziale utilizzo abusivo dello spyware Graphite in grado di infettare telefoni cellulari accedendo anche a servizi criptati come WhatsApp e Signal. Ieri invece la decisione di rescindere completamente il contratto, dopo che Paragon ha accertato la violazione da parte dell’Italia dei termini di servizio e del quadro etico concordati nel contratto.
Conte: «Il governo deve spiegare come e perché di Paragon»
«Emerge un fatto gravissimo, che vengano spiati giornalisti in sé è di una gravità inaudita in un sistema democratico, se addirittura l’azienda dice che ha dovuto interrompere il rapporto contrattuale per ragioni etiche, la prima spiegazione del governo non torna. Il governo deve spiegare come e perché c’è stata l’interruzione con Paragon.
La situazione è seria e va ad accrescere l’imbarazzo in cui il governo ci pone». ha detto il presidente del M5s, Giuseppe Conte, a L’Aria che tira, su La 7, parlando della vicenda della società israeliana Paragon Solution.
Casarini: su caso Paragon presenteremo esposto
«Il legal team di Mediterranea Saving Humans è al lavoro per presentare un esposto su questa vicenda. Chiederemo agli inquirenti di accertare cosa sia successo e chi ha ordinato di spiare il mio telefono attraverso il software Pargon». È quanto annuncia Luca Casarini, capomissione e tra i fondatori dell’Ong. «Valuteremo se trasmettere l’incartamento a Palermo o Roma, o ad entrambi gli uffici giudiziari», aggiunge Casarini. La stessa Onlus ieri aveva reso noto di avere ricevuto una comunicazione ufficiale da Meta, la società che gestisce il servizio di messaggistica Whatsapp, con cui informava che il telefono cellulare di Casarini «era stato violato da una operazione di spyware ad alto livello, attraverso l’uso di un software definito tra i più sofisticati al mondo».
Ue: Inaccettabile accesso illegale dati cittadini
«Le indagini sono questione che spetta alle autorità nazionali e non alla Commissione europea e ci aspettiamo che verifichino tali accuse. Quello che posso dire, in generale, è che qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato naturalmente», ha detto interpellato sullo spyware Paragon il portavoce della Commissione europea, Markus Lammert, nel corso dell’incontro quotidiano con la stampa. «L’European Media Freedom Act», ha anche ricordato, prevede «garanzie specifiche per i giornalisti».
Il caso
Il vaso di Pandora sta per aprirsi e potrebbe portare alla luce un enorme caso di spionaggio nei confronti di giornalisti e attivisti. Palazzo Chigi conferma che sette italiani sono stati vittime di un attacco hacker attraverso uno spyware diffuso sui relativi dispositivi attraverso WhatsApp, il sistema di messaggistica di casa Meta. Il governo, però, smentisce un coinvolgimento ed «esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence» i soggetti tutelati dalla legge sui servizi segreti, «compresi i giornalisti». «Trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità – sottolinea una nota -, è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale» che si è subito messa in contatto con lo studio legale Advant, che tutela WhatsApp Ireland Limited. «Non è stata comunicata ad Acn l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy», si legge nel comunicato.
Il caso è esploso dopo le denunce pubbliche arrivate in questi giorni prima dal direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e poi da Luca Casarini, attivista da sempre impegnato nel sociale e recentemente fondatore e capomissione di Mediterranea Saving Humans, l’ong impegnata nella ricerca e soccorso dei migranti in difficoltà. Entrambi hanno rivelato di aver ricevuto un messaggio da Meta in cui venivano avvertiti della manomissione dei propri dispositivi da parte di un software di produzione israeliana. «A dicembre – recita il testo – WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti aver ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo». Nel mirino dei cyberattacchi, stando a quanto trapelato fino ad ora, ci sarebbero una novantina di persone. «Le utenze fino ad ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all’Italia, ai seguenti Paesi – rivela palazzo Chigi -: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia». Si tratta di quattordici Paesi europei in tutto, da dove potrebbero spuntare dunque nuove denunce di accessi illegali. Sotto accusa ci sarebbe Paragon, la società israeliana produttrice dello spyware di ultima generazione Graphite, capace di insinuarsi nei dispositivi senza neanche un click da parte della vittima. L’azienda avrebbe venduto il software a numerosi Stati, con l’impegno però di limitare i controlli escludendo proprio giornalisti e attivisti. Recentemente, inoltre, aveva avviato alcune trattative per la cessione ad un fondo di private equity americano per 900 milioni di dollari. Operazione che però sembra si sia arenata. Sta di fatto che tra i Paesi ad aver acquistato il software ci sono gli Stati Uniti e non meglio specificati «Stati alleati», come dichiarato dalla stessa società. In attesa che vengano presentate le prime denunce nelle procure competenti, Palazzo Chigi si dice disponibile a riferire al Copasir mentre in Parlamento scoppia il caso politico. Il Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare sottolineando come le due vittime dello spionaggio siano persone che hanno espresso critiche nei confronti del governo. «Quello che è successo a Luca Casarini e a Mediterranea Saving Humans – tuona il vicepresidente di AVS alla Camera Marco Grimaldi – è di una gravità inaudita. Intimidiscono, spiano e minacciano chi salva vite, e liberano e portano sui jet i torturatori e stupratori di bambini, quelli che gestiscono davvero la tratta dei nuovi schiavi».
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