Maria Bosco, l’unica donna in video di Geopop: «Pallanuotista in serie A, informatica, assistente a X Factor. Le mie tre vite prima della matematica sul web»

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di
Anna Gandolfi

Maria Bosco, 31 anni, milanese, due lauree, è il volto femminile del canale di divulgazione scientifica con 14 milioni di follower: «Volevo lavorare con loro, ho lasciato un posto fisso e ben pagato. La mia compagna mi aiuta a gestire l’iperconnessione»

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«Il 2025 è un anno speciale: matematicamente è un quadrato perfetto, 45 alla seconda. Non capitava dal 1936, quadrato di 44. E non si ripeterà fino al 2116, quadrato di 46. Ancora: 2025 è il quadrato della somma di tutte le cifre del sistema decimale…».

Quando guarda il calendario a lei vengono davvero in mente queste cose?
Alza le mani, sorride.
«Sul 2025 matematici di tutto il mondo hanno fatto video…».
Maria Bosco è una che sa rendere commestibile la materia ostica per antonomasia, quella «che però sta nelle previsioni meteo come nei pagamenti col cellulare». Ovunque. E lei – nome di battaglia meribi_matemaggica – nel mare magnum social è una sorta di navigatore per non esperti o scaltri, refrattari o amatori. Comunque curiosi. Milanese di Porta Venezia, 31 anni, Maria è volto e voce di Geopop, canale di divulgazione scientifica con 14 milioni di follower. Unica donna tra quattro creator ormai celebri, ha una laurea in matematica, una in ingegneria matematica e – ad esempio – ha raccolto sei milioni di clic raccontando perché, se facciamo un disastro travasando l’acqua dai bicchieri, non è solo colpa nostra: «Vedere per credere l’effetto Coanda, ossia la tendenza di un fluido a seguire la superficie con cui è a contatto». 




















































La incontriamo nella redazione in zona Sempione. 

«Il 2025 è un anno mate-magico ma l’inizio è stato turbolento. Sto imparando a gestire l’impatto psicologico di certi commenti online».

Quali commenti?
«Mi criticano spesso per il mio aspetto fisico: pettinati! Tuttavia questo non mi pesa: già le nonne ripetevano che sono poco femminile. Quando entrano nel merito della competenza, chiedono ma cosa ci stai a fare qui, è diverso».

La sua reazione?
«Servono pacatezza e gentilezza, anche sui social dove chi è più esposto può dare l’esempio. Mi aiuta fare parte di un team, con la community le interazioni sono al 99% costruttive. Solo che, appunto, più allarghi la platea più sei esposto. Adesso gli estranei – pure durante le partite con la squadra di calcio a 7 – mi riconoscono».

Quando se n’è accorta?
«Direi negli ultimi mesi, da dopo l’estate».

Maria Bosco, domanda ovvia: perché la matematica?
«Amavo risolvere problemi, è una scienza che ti aiuta a leggere la realtà (fare i conti è un’altra cosa, inciampo anche io). E un po’ per caso».

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Racconti.
«Ho studiato al liceo scientifico Leonardo da Vinci di Milano, in quinta mi sono trasferita a Firenze per giocare a pallanuoto in serie A: dalla Canottieri Milano alla Firenze Pallanuoto, alla Prato water polo. La facoltà di matematica aveva poche ore di lezione, presupponendo molto studio a casa: significava più flessibilità per l’allenamento. Vedevo il mio futuro nello sport, giocavo con i miei miti. Elena Gigli, la più giovane a vincere l’oro alle Olimpiadi, era il mio idolo, ora un’amica».

La sua giornata tipo?
«Allenamento dalle 7 alle 9, via a lezione fino a mezzogiorno. Studio e ancora allenamento dalle 19 alle 21».

Una clausura.
«Se ci penso ora mi sembra durissima. In realtà lo fai. Ho iniziato a uscire di più quando ho lasciato la pallanuoto».

Cosa è successo?
«A Prato la squadra è stata sciolta per screzi interni, per me il team era fondamentale e non mi vedevo altrove. Ho cambiato strada».

Ecco i numeri.
«Dopo la triennale ho fatto la magistrale in Matematica pura a Firenze e in Ingegneria matematica a Madrid».

Niente più sport?
«In Spagna ho giocato a rugby, mi sono scassata tutta per un anno».

Quando è rientrata a Milano?
«A 27 anni. Fino ai 29 sono stata consulente informatica. C’era la pandemia, guardavo il pc e mi veniva male: ho un lato creativo spiccato e mi sono ritrovata in burn out. Il posto di lavoro era ottimo, sicuro e ben pagato, però il mio cervello si stava spegnendo».

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Quindi?
«Da brava millennial – fare lo stesso lavoro per tutta la vita mai – ho fatto saltare di nuovo il banco. Mi sono licenziata. Per mantenermi ho dato ripetizioni private, fatto l’assistente a due europarlamentari tedeschi in missione in Italia. Intanto ho scritto ad Andrea Moccia, passando dal sito di Geopop: vorrei lavorare con voi».

Risposta?
«Andrea non ha mai risposto all’e-mail».

Accidenti.
«Mi sono messa a fare altro. Ho trovato un posto nella produzione di X Factor, assistente dell’ispettore di studio, anno 2023. Stampavo le scalette, spostavo le sedie».

L’edizione scoppiettante dell’addio di Morgan.
«Con i giudici non entravamo in contatto, anche i concorrenti dovevano avere i loro spazi: stavo sulle mie, è tutto molto professionale. Sarafine, che ha vinto, uscita dal programma e visti i video mi ha scritto: quindi sei simpatica!».

Come arriva a Geopop?
«Vengo a sapere che si è aperta una posizione da autore: presupponeva non andare in video. Ci riprovo. Stavolta preparo un filmato per fare colpo, mi aiuta un’amica regista: “Io devo fare questo lavoro, è il mio sogno”. Arrivo a colloquio, incontro Andrea».

E lui visto il filmato decide che in video ci deve andare. Gli ha mai detto dell’e-mail perduta?
«Come no? Chi lo conosce lo sa: Andrea Moccia fa centomila cose, e ancora altre mille. Quando gliel’ho detto ha sgranato gli occhi e cercato nel cellulare: non si ricordava la mia proposta. Ma nel telefono ecco la sua risposta: “Cara Maria…”. Era rimasta in bozze». Ride. «È un anno tondo che sono assunta».

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Siete in quattro.
«Quattro i creator, la squadra è molto più ampia affiatata. Ci aiutiamo a vicenda: il DeNa (Riccardo De Marco) è il mio compagno di banco, abbiamo caratteri affini, quando vado in crisi arriva lui».

Fate spesso video insieme.
«Se me lo sta per chiedere, non è il mio fidanzato. Io ho una compagna e anche lei mi aiuta a gestire l’iperconnessione: “Maria, il cellulare adesso no, dai”».

Per il peso dei commenti social ha mai pensato di lasciare?
«No: faccio ciò che mi piace. Mi dà forza andare online con una mia competenza (invece la fama per la fama non serve a nulla, finisce ed espone a critiche gratuite). Inoltre i social hanno un lato bellissimo: sono democratici, possono portare contenuti anche a chi non ha potuto studiare».

Il video di cui è più orgogliosa?
«Per spiegare come le barche dell’America’s cup “volano” sull’acqua, triplicando la velocità del vento, ho studiato per giorni. Luna Rossa mi ha aiutato fornendomi informazioni, poi sono arrivati i loro complimenti: non ci potevo credere».

L’11 febbraio è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Le materie Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria, matematica) sono ancora una cosa poco «da donna»?
«Questo è il tema delle materie Stem. Mi scrivono molte ragazze: riuscirò a non farmi intimorire in un ambiente così maschile? In verità le studentesse, già quando ero in università, erano quante i maschi. I prof invece erano tutti uomini, verissimo. La mia risposta è: andate avanti. Le cose stanno cambiando. Quelle studentesse stanno diventando prof».

Oppure divulgatrici, in un mare di mate magica.

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