Un inizio di anno -e di presidenza Trump– segnato dai colpi di scena, dalle mosse azzardate -o che tali appaiono- da passi in avanti e marce indietro per segnare una fase di difficile transizione nella quale spiccano come vittime designate l’Ucraina -e con essa il suo presidente patriota Volodymyr Zelensky– e l’Unione Europea, incapace -secondo me- di compattarsi di fronte all’offensiva degli Stati Uniti e di quel libero battitore che risponde al nome di Elon Musk, destinato a essere uccellato -come accade ai liberi battitori, ancorché considerato l’uomo più ricco del pianeta e del sistema solare, vista la voglia di conquistare Marte.
L’occupazione di Gaza, un abbaglio
E poi da un coup de théâtre l’occupazione americana della Striscia di Gaza, dopo la deportazione dei suoi abitanti in paesi arabi (che non li vogliono), che segnala in modo significativo un problema -già affacciato da qualche esperto in passato- di sanità mentale dell’inquilino della Casa Bianca e dei suoi immediati dipendenti. Una prospettazione che richiama alla mente Charlie Chaplin, il Dottor Stranamore e, da ultimo, last but not least, «The Plot Against America» (Complotto contro l’America) di Philip Roth (2004). La sensazione che -come talora accade nella vita- alle premesse non seguono azioni coerenti e che le premesse stesse con relative promesse non fossero adeguatamente meditate, solo emozionali parole volte a catturare il malcontento dei più.
L’ossessione dazi e l’inflazione
Perché, se da un lato, l’ossessivo richiamo ai dazi si scontra con un sistema economico interdipendente, talché questi benedetti dazi colpiscono i fornitori e subfornitori delle major americane, dall’altro si imbatte in una generale crescita dei prezzi e, quindi, in una fiammata inflazionistica che doveva essere messa in conto e non è stata calcolata. Abbiamo ricordato varie volte che un buon giocatore di scacchi è quello che pianifica 3 mosse (e relative alternative). Un eccellente giocatore arriva a 4 o a 5.
Qui, il nostro applauditissimo Donald Trump ne ha pianificato al massimo 1 e ora si trova con il cerino del potere assoluto in mano, il mento proteso e, di fondo, la natura del palazzinaro che, alla fine, se non gli riesce il gioco delle minacce, ripiega e fa il passo indietro.
È così, proprio così?
Non è detto. Perché nell’imperio della forza, dichiarato e ottenuto (negli Usa) da Trump, e affermato da Vladimir Putin, tutto può accadere, dall’incontrare un osso duro come il popolo ucraino a determinare il cedimento del governo di Panama con un mezzo conseguimento dell’americanizzazione (Usa) del Canale. Dobbiamo quindi riesumare l’atavico scetticismo nazionale e, al contempo, osservare ciò che sta accadere e che accadrà, se accadrà.
Problema, deportare 2 milioni di palestinesi
Per esempio, la trovata di americanizzare la Striscia di Gaza è il trionfo dell’incoerenza, giacché la nuova amministrazione aveva teorizzato il disimpegno dagli scacchieri a rischio mentre con l’americanizzazione della Striscia si troverebbe impantanata nella deportazione di due milioni di palestinesi, con l’obbligata (per un’opinione pubblica sensibile e sull’orlo dell’estremismo terrorista) reazione negativa degli «amici» egiziani, giordani, sauditi; con il ritorno in grande stile di tutte le sigle del terrore, adeguatamente foraggiate da Teheran. Infine, con un crescente bisogno di «american boots on the ground» (sarebbe possibile) riprodurre la tragedia afghana se non il Vietnam.
Quindi occhio alle prossime settimane. Navigazione a vista sì, ma con tutti i radar accesi.Insomma, è prevalso (o sta tentando di prevalere) l’«homo homini lupus» (espressione coniata da Plauto e portata a dignità filosofica da Thomas Hobbes, il seicentesco filosofo giusnaturalista inglese) rispetto alla approssimativa regolazione internazionale delle nazioni.
Fine dell’età dell’oro per l’Ue
I prossimi sei mesi ci diranno quindi quale strada imboccherà il mondo, fermo restando che per l’Europa qualsiasi evoluzione sarà verso il peggio, nel senso che ci avvicineremo al termine della fase aurea dell’Unione e dei suoi stati. Il privilegio di cui abbiamo goduto e godiamo sta per finire. Per noi e per Giorgia Meloni un periodo di difficoltà: vale il detto «dagli amici (Trump e compagnia cantante) mi guardi Iddio che dai nemici (da burletta come Elly Schlein) mi guardo io.»
www.cacopardo.it
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