“L’Europa e il suo futuro nel Nuovo Ordine Globale”. E’ questo il titolo del nuovo volume a cura di Vision & Global Trends, istituto di analisi globali, presentato il 4 febbraio scorso a Roma.
Europe Experience è un luogo di incontro. L’ambiente è arioso, dinamico, con sale conferenze, ampi schermi, immagini satellitari. Ci accolgono le dodici stelle gialle su sfondo blu della bandiera UE. Il Parlamento Europeo ha voluto aprire centri come questo in ogni capitale dell’Unione. Al momento sono 13 quelli già aperti. A Roma lo spazio è dedicato a David Sassoli ed è gestito in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia.
Un luogo emblematico in cui ragionare sul futuro dell’Europa di fronte alle sfide globali che, non solo ci attendono, ma che sono già qui. Il panel di relatori è composto da rappresentanti del mondo accademico che commentano gli argomenti in agenda: sovranità digitale, big tech, competizione commerciale, difesa, macroregioni, geopolitica dell’energia.
“Alcuni dicono che siamo nel mezzo di un disordine globale. Parlare di futuro diventa difficile se non si inserisce nel discorso un approccio che abbiamo perso negli ultimi anni rispetto all’Europa. Dobbiamo fare un passo indietro e valutare questa strana entità. L’UE viene definita sempre in ex negativo: non è una confederazione, non è una federazione, non è una vera e propria entità geopolitica. Allora cos’è?”, con queste parole apre i lavori Tiberio Graziani, presidente di Vision & Global Trends. Poi conclude: “Il mio invito è di rivedere l’esperienza dell’UE senza l’enfasi del motivo ideologico e politico. Oggi parliamo del futuro dell’UE con professori universitari e senza la politica. Il futuro: noi riusciamo a vedere il futuro solo se comprendiamo il momento storico in cui ci troviamo”.
Interdipendenza e geopolitica dell’energia
Punto di partenza, un’interdipendenza globale a due facce: una positiva, che ci connette potenziando le possibilità di sviluppo, e una più oscura che ci rende vulnerabili. Questo lato oscuro ha mostrato nell’attuale contesto internazionale la sua vera faccia: il rischio che in settori chiave dell’interdipendenza si metta in atto una logica armata, una logica della potenza statale.
“Guardiamo al settore finanziario. Pensate alle sanzioni contro la Russia utilizzando il sistema SWIFT. E’ un esempio importante di come si possa armare l’interdipendenza utilizzando il monopolio statunitense sui sistemi di transazioni finanziarie”, spiega Emidio Diodato, Università per Stranieri di Perugia. “Ma vorrei aggiungere anche un altro settore, che è quello della geopolitica dell’energia, e in particolare la rilevanza dei materiali critici come ulteriore ambito dove si sta sviluppando una forma di interdipendenza armata”.
E qui è diretto il riferimento all’UE e al Critical Raw Material Act. L’angolo di osservazione non è tanto quello dell’applicazione delle politiche, quanto quello del policy planning dell’Unione. Durante il suo discorso di insediamento nel 2019, Ursula von del Leyen aveva parlato di una “geopolitical Commission”, attribuendo alla sua Commissione una svolta geopolitica sul piano del posizionamento nello scacchiere globale. Il discorso andava soprattutto nella direzione di rendere l’Europa un soggetto capace di agire negli ambiti dell’interdipendenza cosiddetta armata, tra cui l’energia.
In linea con questa visione, tra i numerosi i documenti emanati dalla prima Commissione von der Leyen (per citarne alcuni: Net Zero Industry Act, Export Control Regime, European Green Deal, Hydrogen Strategy, Global Gateway, RepowerEU, External Energy strategy, Union Space Program), c’è anche il provvedimento che riguarda le materie prime critiche: un settore dell’interdipendenza dove la logica armata si fa più chiara.
Nel discorso di novembre 2024, la Von der Leyen ha parlato di una Bussola per la Competitività, citando tre ambiti di applicazione: innovazione digitale per recuperare il gap con Cina e Stati Uniti (ma sottraendosi alla logica della bipolarizzazione); decarbonizzazione e sicurezza economica, dove si fa riferimento al ruolo chiave delle materie critiche e delle catene di approvvigionamento.
Su questo piano, le iniziative europee mostrano un dato indicativo che si accompagna alla svolta geopolitica dell’UE: a differenza degli Stati Uniti, l’Europa affronta questi settori armati dell’interdipendenza non con il “decoupling”, ma con il “derisking”. Il primo implica sottrarsi all’interdipendenza per diminuire la propria vulnerabilità. Il “derisking” è più complesso: c’è l’intenzione di diminuire la propria vulnerabilità, ma senza superare l’interdipendenza. In parole povere, tenere insieme sia apertura che autonomia.
“L’Europa è un progetto del vecchio mondo liberale, è un progetto multilaterale, di apertura. Questo è il senso dei trattati europei. Come facciamo a rinnegare noi stessi? Come facciamo a diventare geopolitici? Il termine geopolitica è in opposizione a tutta la filosofia dei trattati europei, dell’integrazione europea. L’idea è di stare nell’interdipendenza, di cui quella energetica è sicuramente decisiva, coniugando apertura e chiusura e portando avanti un approccio di like-mindedness: faccio accordi con i paesi che la pensano come me. Quindi reintroducendo il contenuto democratico e liberale, ma selezionando, non aprendo a tutti”, conclude Diodato.
Sovranità digitale e leva egemonica
Se andiamo indietro agli anni Novanta del Secolo scorso, di sovranità digitale non si parlava affatto, anzi. Si riteneva che il cyber spazio avesse delle caratteristiche del tutto estranee alla logica della geopolitica, così legata al concetto territoriale di Stato. Parte da queste premesse l’intervento di Francesco Amoretti, Università degli studi di Salerno.
Difficile parlare di sovranità nell’ambito di un settore nato con la massima libertà, dove anzi si pensava a una realtà in grado di autoregolarsi, da tener lontana dai governi. Era questa l’idea fondativa dei pionieri della rete: ingegneri, accademici, comunità di studiosi. Un mito prima incrinato e poi demolito dall’incessante slittamento verso logiche di mercato sempre più aggressive.
La potenza che dettava le regole in quegli anni erano gli Stati Uniti che, fin dall’inizio, hanno plasmato il cyber spazio. Erano i fasti della globalizzazione, del modello multistakeholder. Dunque, perché rivendicare sovranità se già di fatto l’egemonia era affermata e nessuno la metteva in dubbio? Dopo di che, due potenze, la Russia e la Cina, cominciano a muovere i primi passi nel tentativo di superare il modello di supremazia americana. Anche loro vogliono giocare la partita e avere voce in capitolo nel governo della rete, ma con le proprie regole. E’ qui che comincia a prendere forma nel discorso politico e accademico il concetto di sovranità digitale.
In questo nuovo grande gioco, “siamo di fronte a un sistema che coincide con i processi storici – guardiamo all’economia, alle pubbliche amministrazioni, allo spazio… Parliamo di una realtà non più parallela al mondo reale, ma che è la nuova realtà con cui abbiamo cominciato a fare i conti da almeno 20 anni”, spiega Francesco Amoretti.
E l’Europa? Anche l’UE ha cominciato non molti anni fa a usare il concetto di “sovranità digitale”. Anche in Europa è necessario conseguirlo, ma con quali ambizioni? L’UE ha puntato a diventare la vera forza regolatrice della rete, il modello di riferimento regolatorio cui quei paesi avrebbero guardato. Ora deve affrontare nuove sfide ma – secondo Amoretti – è anche in grado di farlo. È la Storia stessa dell’UE il vero bagaglio cui attingere: le conquiste sul piano culturale, dei diritti, degli ordinamenti, delle capacità amministrative.
Ma se davvero l’UE vuole provare ad essere un soggetto politico, e non perdere la sfida, visto il ritardo sugli altri, non può non rivendicare la propria sovranità. Soprattutto in ambito digitale in senso lato, che è il vero campo in cui oggi si formano e si scontrano le potenze mondiali. Per dirla con Samanta Cristoforetti, citata nel discorso, “chi non è seduto a tavola, è spesso nel menù“. Estendendo la metafora al campo digitale, se l’UE non entra nelle dinamiche del governo del server spazio, allora potrebbe ritrovarsi sul menu che altri stanno preparando al suo posto.
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