L’importanza di lasciare Elon Musk da solo
La prima volta che ho usato Twitter (sarà stato prima del 2010, non ricordo la data precisa) mi colpì la centralità del flusso di informazioni che scorreva sulla Timeline senza grandi possibilità di intervenire, rimanendo all’inizio fuori da possibili scambi con altri account. Peraltro gli italiani erano davvero pochi, si iniziava a seguire con difficoltà qualcuno: mi pare che Zeropregi, un compagno del movimento romano, fosse uno dei principali “agganci” con il social network. Solo qualche tempo dopo, la piattaforma cominciò a impostare diverse novità piuttosto impattanti, che all’epoca vennero subito definite e criticate come un cedimento al rivale esistenziale di Twitter, ovvero Facebook: comparvero le pagine degli account, la bio e altre personalizzazioni che richiamavano esplicitamente il social di Zuckerberg. Le critiche furono anche molto aspre, perché l’utenza si riconosceva in opposizione identitaria a Facebook, ma come sempre accade nelle scelte dei social commerciali, gli utenti se ne fecero una ragione.
Dal 2012 al 2019 circa ho usato Twitter in modo molto intenso, non avendo, appunto, Facebook o altri social. La mia esperienza è stata ambivalente, perché se da un lato ho stretto numerose interazioni, amicizie, usando la piattaforma per attività politiche con un confronto serrato, raggiungendo anche un numero considerevole di follower (più di 1000 ad un certo punto), dall’altro lato era palese come l’algoritmo studiato da Jack Dorsey fosse molto pericoloso, incentivando rabbia e flame anche molto violenti. Nel mio caso il cortocircuito nasceva nell’avere una “bolla” di riferimento, quella del Left Twitter italiano, con cui c’erano punti di divergenza molto forti, dalla guerra civile in Siria al ruolo dei sindacati di base. Siccome il social portava a esprimere posizioni unilaterali e di contrasto estremo, mi ritrovai ad avere i miei haters che rasentavano lo stalking. Non di meno, mi cominciava a dare fastidio la mia stessa identità che mi ero costruito sulla piattaforma.
Sono rimasto fuori da Twitter nel periodo del Covid, poi ho ripreso un po’ saltuariamente fino al 2022, quando la prevalente giustificazione da parte del Left Twitter della guerra di Putin in Ucraina mi ha reso ancora più difficile la permanenza sul social network. Sono restato quindi un anno cercando di scrivere quasi esclusivamente di calcio, fino a che, il giorno prima del cambiamento del nome del social in X, grazie all’arrivo di Elon Musk, non me ne sono andato. Ho sempre avuto difficoltà a lasciare definitivamente il social, perché per i famigerati meccanismi dei social commerciali (lock in, dopamina, etc. Ho già scritto un post su questo blog su questo stesso tema https://paper.wf/quattropinte/lo-spazio-necessario) è dura spegnere il cervello così da un giorno all’altro. Ogni tanto facevo una capatina sul Fediverso, su Mastodon in particolare, ma è dura anche usare un social meno invasivo per la psiche quando per anni sei stato diseducato. Ho fatto un’ultima capatina di due giorni qualche mese fa per vedere che cosa fosse diventato X: mi ha talmente disgustato la visione della Timeline pubblica che ho chiuso, questa volta per sempre, la mia esperienza con il social network.
In questi giorni si sta parlando molto di Musk, dell’uso politico che fa di X, per cui non devo aggiungere più di tanto. La mia tesi comunque è che già il Twitter di Dorsey era molto pericoloso in termini di ricadute individuali e psichiche, collettive e politiche. Certo, non era ancora il Ku Klux Klan attuale, ma c’erano tutte le premesse affinché un miliardario nazista ne facesse il proprio giocattolino. A margine di questa mia idea aggiungo un’altra considerazione, che mi ha spinto a scrivere queste righe sul blog. Tramite il sito-mirror xcancel.com sono andato a vedere quali dei miei vecchi contatti fossero ancora presenti sul social oggi in mano a Musk. La cosa che mi ha lasciato esterrefatto è che ho ritrovato presente quasi tutto il Left Twitter, quello che avevo lasciato nel momento in cui cercava le prove che l’Ucraina fosse un paese nazista da punire con l’invasione della gloriosa armata rossa.
Negli ultimi tre-quattro mesi ho deciso di usare Mastodon con costanza, senza cancellare più il mio account, e finalmente mi sto trovando a mio agio nel Fediverso, in particolare sull’istanza Puntarella.party. Non ho pensato inizialmente a una questione morale rispetto a chi volesse legittimamente continuare a stare su X, magari chiamandolo nostalgicamente Twitter, facendo i soliti joke, dicendo di volerlo cambiare dall’interno etc.etc. Però oggi, vista l’agenda aggressiva di Musk sull’imposizione del neonazismo su scala globale e la centralità del suo social network rispetto alla realizzazione dei suoi obiettivi, mi chiedo: come è possibile restare su X? Qualche giorno fa Debian, la famosa distribuzione Linux, ha scritto un comunicato, che traduco: “Il Debian Publicity Team non pubblicherà più post su X/Twitter. Abbiamo preso questa decisione poiché riteniamo che X non rifletta i valori condivisi di Debian come indicato nel nostro contratto sociale, nel codice di condotta e nella dichiarazione sulla diversità. X si è evoluto in un luogo in cui le persone a cui teniamo non si sentono al sicuro”.
Se pure prima non è che ci fossero tute queste grandi tutele per le minoranze, adesso veramente è difficile non subire molestie aggressive da parte di orde di troll nazisti, perché tutto è permesso di design e di default. Quindi il ragionamento di Debian è corretto. Io credo che attualmente la scelta di abbandonare X sia altamente significativa dal punto di vista etico e politico. Mi viene da dire che è una delle scelte più importanti che possano fare adesso singoli e organizzazioni. Per questo motivo mi trovo in profondo disaccordo con chi sceglie di utilizzare ancora il social network: sebbene non sia mio compito lanciare anatemi, non di meno posso esprimere una mia opinione molto meditata. Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca entriamo in una fase altamente pericolosa nello scenario globale, una fase nella quale anche le parvenze del diritto internazionale vengono clamorosamente calpestate e viene dichiarata la legge del più forte. Non possiamo avere dubbi da che parte stare, non possiamo pensare di non avere il dovere di fare qualche piccolo sacrificio per combattere tutto ciò. L’abbandono di un social network può essere un piccolo o un grande passo da fare per una persona, ma in questo caso mi pare proprio un passo necessario da fare.
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Fonte: Paper.wf
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