Finanziamenti pubblici e affari privati: la nuova inchiesta su Massimo Segre

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 


Non c’è pace per Massimo Segre, il finanziere torinese finito al centro delle cronache prima per il clamoroso addio in diretta social all’ex compagna Cristina Seymandi, poi per l’inchiesta sui presunti falsi in bilancio della Directa Sim, la società di trading di cui è presidente. Ora un nuovo capitolo si aggiunge al già corposo dossier giudiziario che lo riguarda: un avviso di garanzia è stato emesso nei suoi confronti dalla Procura di Torino con accuse pesanti, bancarotta e truffa ai danni dello Stato. A firmare l’atto sono i pubblici ministeri Giulia Rizzo e Roberto Furlan, che da mesi scavano nei conti e nelle operazioni finanziarie legate al salvataggio della Savio Thesan, azienda valsusina produttrice di componenti per serramenti. Un’operazione apparentemente di rilancio industriale, che però solleva più di un interrogativo, soprattutto per il ruolo giocato da Finpiemonte, la finanziaria della Regione, che ha elargito due milioni di euro di finanziamento pubblico a sostegno dell’operazione.

Il filo rosso che lega tutta la vicenda porta dritto a Cristina Seymandi, che formalmente risulta del tutto estranea all’inchiesta, ma che si ritrova, suo malgrado, ad aver giocato un ruolo determinante in questa storia. Nel 2022 la sua società, la Hope, rileva la Savio Thesan, ormai in crisi profonda, assumendosi l’onere di ristrutturarne il debito. Un salvataggio che viene garantito direttamente da Segre, suo allora compagno e mentore finanziario. L’80% della Hope, infatti, inizialmente apparteneva al figlio del finanziere, che poi ha ceduto la quota alla Seymandi. Il restante 20% era in mano a un manager fidato di Segre. Un intreccio di rapporti personali e finanziari che ora finisce sotto la lente della magistratura, perché proprio dai documenti del concordato emergerebbero elementi sospetti sulle modalità con cui è stato ottenuto e utilizzato il finanziamento pubblico di Finpiemonte. Due milioni di euro, erogati a sostegno del piano di risanamento e per la salvaguardia di 153 posti di lavoro, che oggi sono al centro di una delicata indagine per capire se siano stati effettivamente impiegati per lo scopo dichiarato o se ci siano state irregolarità.

Tutto inizia nell’estate del 2020, quando la Savio Thesan è sull’orlo del collasso finanziario, con un buco di 100 milioni di euro e la necessità di ricorrere al concordato preventivo per evitare il fallimento. A guidare l’azienda in quel momento c’è proprio Segre, che fino a maggio di quell’anno ne è stato il presidente del consiglio di amministrazione. Poi, a dicembre, crea la Hope, il veicolo che avrebbe dovuto riportare in carreggiata la società valsusina. Dopo vari passaggi di quote, la proprietà della Hope passa alla Seymandi, che a sua volta acquisisce la Savio Thesan, con l’appoggio della Regione Piemonte. Un’operazione che sulla carta sembra rispondere a una strategia di salvataggio industriale, ma che ora si rivela un nodo intricato di relazioni finanziarie e personali.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Gli inquirenti sono arrivati a questa pista dopo la burrascosa separazione tra Segre e Seymandi, quella che aveva infiammato l’estate con il video della lettera d’addio letta in pubblico dal finanziere, con tanto di accuse di tradimento. Poche settimane dopo, Seymandi ha depositato una denuncia in Procura, segnalando presunte irregolarità commesse dall’ex compagno. Un atto che, incrociato con altri procedimenti civili in corso tra i due – che riguardavano una disputa economica da oltre 700 mila euro – ha acceso i riflettori su alcune chat e documenti aziendali ritenuti sospetti. Da lì il passo è stato breve per avviare una nuova indagine.

A finire nel mirino non è solo Segre, ma anche Aimone Balbo di Vinadio, ex amministratore delegato della Savio Thesan. Entrambi erano già stati indagati in passato per il mancato versamento di due milioni di euro di Iva e di un altro milione e mezzo di ritenute d’acconto, riferiti agli anni d’imposta 2018 e 2019. Balbo di Vinadio, in quel caso, ha patteggiato una condanna a dieci mesi di lavori di pubblica utilità, mentre Segre è stato assolto dopo un processo. Ora, però, le accuse che incombono su di loro sono ancora più gravi: i magistrati vogliono capire se ci sia stata una gestione fraudolenta dei fondi pubblici, e soprattutto se l’intero meccanismo di acquisizione della Savio Thesan sia stato orchestrato per mascherare una situazione finanziaria compromessa, scaricandone il peso su finanziamenti statali.

Le prossime settimane saranno decisive per chiarire i contorni di una vicenda che mescola senza soluzione di continuità amore, affari e finanza, e che potrebbe avere conseguenze pesanti su uno dei più noti esponenti della finanza torinese. Per ora Segre non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali, ma la battaglia giudiziaria è solo all’inizio.

Finpiemonte chiede indietro i 2 milioni alla Savio:
“I patti non sono stati rispettati”

La finanziaria regionale Finpiemonte ha deciso di fare marcia indietro e ha bussato nuovamente alla porta della Savio, storica azienda di serramenti di Chiusa San Michele, chiedendo la restituzione dei 2 milioni di euro di fondi pubblici concessi nel 2022 per tutelare i livelli occupazionali. La motivazione? L’accordo non sarebbe stato rispettato.

L’azienda, per anni nell’orbita della famiglia Segre, è finita in concordato preventivo prima di essere rilevata dalla Hope srl di Cristina Seymandi, con un’operazione da 9,7 milioni di euro, sostenuta anche dal finanziamento regionale. Ma nel turbolento intreccio tra affari e sentimenti, i giochi di potere hanno preso una piega imprevista.

Finpiemonte, guidata da Michele Vietti, aveva approvato l’operazione pochi giorni dopo lo scandalo che esplose il 27 luglio 2023, quando la festa di fidanzamento tra Massimo Segre e Cristina Seymandi si trasformò in un’accusa pubblica di tradimenti. All’epoca, la finanziaria regionale difese la regolarità dell’intervento economico, spiegando che la richiesta, presentata nel febbraio 2021, era stata valutata da un comitato composto da funzionari della Regione Piemonte, di Finpiemonte e da esperti esterni.

Nella nota diffusa nell’agosto del 2022, Finpiemonte dichiarava che il finanziamento da 2.066.200 euro era stato erogato dopo un’accurata istruttoria e a seguito di controlli conformi alla procedura. Il sostegno economico serviva a garantire il futuro della Savio, rilevata da Hope srl, con l’80% delle quote in mano a Seymandi e il restante 20% a Vittorio Moscatelli, amministratore delegato di Ipi, società riconducibile alla famiglia Segre. Una clausola dell’accordo stabiliva espressamente che il finanziamento non potesse essere collegato alla precedente proprietà, escludendo qualsiasi legame con i Segre.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Poi, la frattura sentimentale tra Segre e Seymandi ha innescato una reazione a catena, trasformando la vicenda in un groviglio legale e mediatico. La separazione ha avuto ripercussioni anche sugli assetti societari. La Hope srl è passata nelle mani di Nash Abramov, imprenditore e manager israeliano, mentre Seymandi è rimasta come vicepresidente. Il nuovo scenario ha spinto Finpiemonte a rivedere la sua posizione e a chiedere la restituzione dei fondi.

Dopo aver ricevuto la richiesta della finanziaria regionale, i vertici di Savio hanno presentato ricorso al Tar del Piemonte. Massimo Segre ribadisce di non avere più alcun ruolo attivo nella gestione della società, dichiarando di essere presente solo in qualità di consulente commercialista. Ora la questione è nelle mani del tribunale amministrativo, che dovrà stabilire se i 2 milioni di euro dovranno davvero essere restituiti.

Nel frattempo, la nuova Savio, che oggi fattura circa 20 milioni di euro ed è riuscita a risollevarsi dal peso del concordato, porta avanti nuovi progetti sotto la guida di Abramov. Tra le novità, spiccano perfino maniglie placcate in oro naturale e diamanti, oltre a idee per espandersi in settori come quello dei depuratori. Ma il clima economico resta incerto e la richiesta di rimborso di 2 milioni rischia di compromettere il rilancio e di minare l’equilibrio del concordato. La società ha ancora da saldare parte dei vecchi debiti, circa 12 milioni, e ha bisogno di liquidità per rispettare gli impegni. L’ipotesi di una fusione con un’altra azienda rimane sul tavolo, ma prima sarà necessario capire come si concluderà il braccio di ferro con Finpiemonte.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Microcredito

per le aziende

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link